Economia e lavoro | 17 giugno 2025, 07:00

Il Piemonte si aggrappa all’export: l’auto cola a picco con Torino, ma la Germania si è risvegliata

Il primo trimestre 2025 segna un calo nella produzione, ma gli ordinativi sembrano risalire, soprattutto verso l’estero. Zoppica ancora l’AI

Numeri ancora traballanti per l'economia piemontese

Numeri ancora traballanti per l'economia piemontese

Un primo trimestre non positivo, come da attese. Ma il Piemonte mette in vetrina anche alcuni spunti di ottimismo e positività, soprattutto legate ai mercati esteri. Lo dice l’ultima indagine di Unioncamere Piemonte sul periodo gennaio- marzo 2025.

Produzione in calo

La produzione è infatti calata dell’1,7%, in diminuzione come il fatturato totale (-0.3%), ma qualche miglioramento si vede con gli ordinativi: sia interni (+0,4%) che soprattutto esteri (+1,8%). Resta comunque basso il grado di utilizzo degli impianti, fissato al 62,1%. 

Il fatturato è influenzato soprattutto dal calo interno (-2,1%), mentre l’export ha rimbalzato rispetto a un periodo particolarmente negativo come l’inizio dello scorso anno (+2,6%). E se la Lombardia va meglio, il Veneto fa decisamente peggio del Piemonte.

La Germania si risveglia 

Un altro segnale incoraggiante arriva ancora da oltre confine: la Germania, infatti, in questo periodo ha realizzato una crescita che le ha permesso di fare meglio di tutto il 2024. Quindi questo potrebbe dare una spinta anche alla nostra regione, partner storica dei tedeschi.

Auto a picco

Le note negative, ancora una volta, arrivano dai mezzi di trasporto: la produzione è stata trascinata in basso dai mezzi di trasporto (-11,3%), ma è soprattutto l’auto a fare il piombo, con un calo del 31,1%. Giù anche la componentistica (-10,5%), mentre l’aerospazio migliora (+5,5%).

Ma sono un po' tutti i settori a flettere, dal -2,7 dell’elettronica al -0,6 della chimica plastica. Solo l’agroalimentare viaggia in territorio positivo: +1,1%.

Questo si riflette anche a livello territoriale: Torino paga dazio con un -3,3%, ma Asti fa anche peggio (-3,5%). Gli altri si aggirano sulle percentuali di punto: Cuneo fa -0,7 come Biella (-0,5). Solo Vercelli e Vco stanno a galla di qualche decimale.

Torna la fiducia

Il clima di fiducia per i prossimi tre mesi non è altissimo, ma tende comunque a risalire e si attesta ai livelli di inizio 2024.

"Dobbiamo fare squadra e sistema, ma soprattutto incamerare quelle risorse del Pnrr che possono andare a colmare alcuni gap per le nostre imprese, a cominciare dalla formazione e dalla lotta alla burocrazia", dice Paolo Bertolini, segretario generale di Unioncamere. Positive anche le proiezioni di Prometeia su quasi tutti i parametri economici per il prosieguo del 2025.

Spiragli per l’intelligenza artificiale 

Cresce intanto la diffusione dell’intelligenza artificiale tra le imprese manifatturiere: a fine 2023 erano solo il 2%. A inizio 2025 si sale al 9%. "Ma forse la presenza è sottostimata: ci sono macchinari e aziende che spesso hanno già dentro questa componente e magari non ce n’è consapevolezza", sottolinea Bertolino.

L’uso, principalmente, va dal marketing e comunicazione alla gestione economico finanziaria. E poi progettazione, ricerca e sviluppo.

Ma per ora l’uso è soprattutto in affiancamento al personale già esistente, per migliorarne l’efficienza. Poi arriva la produttività e la formazione del personale. Chi pensa però di fare assunzioni pesa solo per il 2%, salendo al 10% nei prossimi sei mesi. Chi usa l’AI lo fa per mancanza di competenze, ma anche per i costi e per il dubbio sui reali benefici per il business.

"La domanda di credito è aumentata del 130% arrivando a quasi 400 milioni di euro in Piemonte, nel primo trimestre - dice Paola Garibotti, regional manager di UniCredit per il Nord Ovest -, mentre i depositi restano stabili. Sono forse le micro imprese a soffrire di più: chi non ha le spalle sufficientemente grosse rischia di soffrire l’andamento dei prossimi anni".

E Stefano Cappellari, direttore regionale di Intesa Sanpaolo per Piemonte nord, Valle D’Aosta e Sardegna concorda: "La richiesta di prestito è costante, anche se servono più per ristrutturare o alimentare il circolante, piuttosto che per investimenti. Il Piemonte ha però una vocazione industriale che lo rende molto più forte rispetto ad altri territori: si tratta di stare vicini ai settori che soffrono di più per superare periodi così difficili".

Sull’AI, dice Cappellari, "i dati non sono incoraggianti: siamo molto più indietro rispetto al resto d’Europa e alle maggiori regioni competitor. Bisogna andare avanti e insistere per aiutare le aziende soprattutto nell’utilità per migliorare la produttività".

Sulle difficoltà delle piccole imprese concorda anche Cna Piemonte:  "Le imprese – soprattutto le più piccole – hanno bisogno di stabilità, di strumenti concreti e di fiducia. Ogni crisi non è più solo un fatto economico: è una minaccia concreta allo sviluppo e alla competitività. "È tempo di cambiare approccio. Di smettere di considerare la crisi come un’eccezione e iniziare a costruire condizioni durature che permettano al tessuto produttivo di rigenerarsi, innovare e competere", dicono Delio Zanzottera e Giovanni Genovesio, segretario e presidente di CNA Piemonte.

"Ultimo, ma non meno importante, è il tema della liquidità. Una recente indagine ha evidenziato come il 25% delle aziende piemontesi sia a rischio di insolvenza, inoltre come riportato nella conferenza di Unioncamere Piemonte a soffrire di più la mancanza di liquidità che spesso si traduce in sofferenza da sconfinamento sono proprie le piccole e medie imprese. Un dato che non può essere ignorato. In questo scenario, non basta che la BCE continui a tagliare i tassi di interesse dopo che in passato è stata effettuata una politica scellerata di innalzamento degli stessi: servono interventi mirati, moratorie immediate, strumenti di accesso al credito più efficaci, e un accompagnamento costante da parte delle istituzioni bancarie in sinergia proprio con il sistema produttivo, il tempo comincia a scarseggiare", concludono.

Massimiliano Sciullo

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