Nell'autunno del 2026 due imbarcazioni elettriche progettate dall'azienda finlandese Mente Marine permetteranno ai torinesi, e ai turisti, di tornare a viaggiare sul Po. A dieci anni esatti dall'alluvione che nel novembre del 2016 ha mandato ko i celebri battelli Valentino e Valentina. Nel frattempo l'attenzione è tutta per la nuova Darsena, oggetto (martedì pomeriggio) del sopralluogo della II e VI commissione consiliare della Circoscrizione 8 (guidata dai coordinatori Alberto Loi Carta e Giovanna Garrone) assieme al Direttore lavori, al Rup e all'assessore all'Ambiente di Palazzo Civico, Francesco Tresso. Qui il termine dei lavori è previsto per la fine dell'anno. L'opera è finanziata da fondi Pnrr per circa undici milioni di euro che è parte della riqualificazione del Parco del Valentino.
La Darsena e lo spintore
La nuova Darsena, all'altezza del civico 422 di corso Moncalieri e dal costo di 10 milioni di euro, diventerà uno strategico punto di attracco e ricovero notturno per le nuove imbarcazioni. Si tratta di due battelli a propulsione elettrica, con 5-6 nodi di massima, ricaricati una volta al giorno, lunghi circa sedici metri, con una capienza di una sessantina di passeggeri cadauna e un peso di 20 tonnellate. E il cui costo, già si sa, arriva a 3,8 milioni di euro. La loro caratteristica principale è la portata ridotta rispetto a Valentina e Valentino che disponevano di una capienza di cento persone ciascuna: si tratta di mezzi snelli e sicuri con scafo in fibra di vetro e resina. Oltre ai due catamarani nella Darsena troverà spazio anche una terza barca - detta spintore - di supporto alle altre due, in caso di necessità.
"Nel bacino - hanno spiegato i tecnici -, verranno ricoverate le barche e tutto verrà mimetizzato con una scogliera rinverdita. In caso di eventi di piena gravosi (con l'acqua a superare il limite di altezza del ricovero dei mezzi) interverrà una autogrù che alzerà i battelli e li porterà su un piazzale, più alto, in totale di sicurezza".
"Quali compensazioni ambientali?"
A tenere banco anche l'Ordine del Giorno presentato dalla consigliera Serena Fiorelli avente per oggetto 'Pnrr e suolo, come compensiamo la perdita di suolo, bene comune, nel lungo periodo? - Il caso Darsena e Parco del Fioccardo'. "La rigenerazione urbana finanziata con fondi Pnrr rischia di trasformarsi in una nuova occasione mancata per l’ambiente". È questo, in sintesi, l’allarme lanciato dalla consigliera che in un documento indirizzato al sindaco e agli assessori competenti chiede trasparenza, verifiche e compensazioni ambientali per il progetto della nuova Darsena. "Il terreno su cui si vuole intervenire è parte di un ecosistema fluviale fragile e prezioso - spiega -, e ogni sbancamento, ogni metro quadro di nuova superficie impermeabile riduce la capacità di resilienza ambientale del territorio".
In Piemonte, secondo i dati Arpa, il suolo consumato ha già superato i 169mila ettari, con Torino al primo posto tra le province. E mentre il Piano per la Transizione Ecologica punta a zero consumo netto di suolo entro il 2030, progetti come questo - denuncia Fiorelli - rischiano di contraddirne lo spirito. "Oltre alla verifica degli strumenti di tutela paesaggistica e urbanistica - aggiunge Fiorelli -, chiedo che siano attivate opere di compensazione ambientale reali ed efficaci. In particolare, propongo di integrare al progetto della Darsena la realizzazione dell’“Agri Campus Biofilico”, un’iniziativa già elaborata nell’ambito del progetto Simbiosi e pensata per rigenerare suolo, favorire la biodiversità e coinvolgere attivamente i cittadini nella cura degli spazi verdi". Un'ipotesi da valutare è poi quella della sottoscrizione di un patto di collaborazione con la Circoscrizione, i cittadini e le realtà del territorio, al fine di creare un progetto pilota per la rigenerazione dell’area limitrofa alla Darsena.
Lo spazio tra la Darsena e la passerella Maratona - hanno precisato il Direttore Lavori e l'assessore Tresso - tornerà ad essere verde. Mentre tra la Darsena e il parco, direzione Moncalieri, il terreno verrà rimodellato in modo da essere uniforme al verde circostante. "Il cemento che vediamo ora - hanno concluso gli addetti ai lavori -, non sarà più visibile a fine lavori, sostituito dall’erba e da una scogliera rinaturalizzata. Chiaramente non può essere possibile adottare lo stesso metodo ovunque, ma tutto ciò che è stato possibile fare per l'ambiente è stato fatto. Abbiamo ridotto al minimo i livelli di cemento e gli spazi, oggi occupati dal cantiere, verranno liberati appena possibile".
Il bando per i battelli
Il prossimo passo sarà quello relativo al bando, una richiesta di manifestazione di interesse per operatori che intendono occuparsi della gestione del servizio di navigazione (ai tempi in carico a Gtt). Per ottenere il via libera bisognerà rispondere alle richieste che la Città ha ben definito. Saranno cinque gli attracchi riprogettati e pensati come nodi di interscambio: Murazzi, Borgo medievale, Italia 61, Vallere, Borgo Navile. Tutti fissi, nota - quest'ultima - molto criticata dalla consigliera di Fdi, Claretta Marchi. "Considerando che il livello del fiume cambia spesso si rischia soltanto che le barche si danneggino o che qualcosa si incagli contro gli attracchi".
Il percorso fluviale si sonderà su cinque chilometri e mezzo di tracciato. Sarà anche possibile salire sul ponte superiore dei due battelli, che consentirà ai passeggeri di godere di una vista panoramica durante la navigazione. "Un progetto strategico di cui andiamo estremamente fieri - hanno aggiunto il coordinatore Loi Carta e il presidente della 8, Massimiliano Miano -, che garantirà il ritorno della navigazione sul Po e il rilancio dei nostri territori adiacenti al fiume Po. Con la Città siamo in piena sintonia, fiduciosi nel rispetto del cronoprogramma stabilito".
L'allarme topi
All'ordine del giorno anche la mozione presentata dai consiglieri della Lega Stefano Delpero, Claudia Amadeo e Gerardo Mancuso, relativa all'invasione di topi causata dal maxi cantiere sul Po. Ratti avvistati sia su corso Moncalieri che addirittura in strada Lucia. A guardare le dimensioni dell'opera, niente di più facile. "Sicuramente - ha concluso Tresso -, ne parleremo con Amiat per avviare, se è il caso, degli interventi di derattizzazione".