Economia e lavoro | 17 luglio 2025, 11:55

Il presidente di Confartigianato Piemonte Giorgio Felici contro la politica, dall'UE alla Regione [VIDEO INTERVISTA]

Eletto per la terza volta a capo dell'associazione degli artigiani, ai microfoni del Podcast a Domicilio ha rimproverato a Cirio la promessa di un assessorato dedicato

Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, intervistato dal Podcast a Domicilio

Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, intervistato dal Podcast a Domicilio


Al Podcast a Domicilio il presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, Giorgio Felici, riconfermato da poco per il suo terzo mandato ha parlato dell'importanza della manifattura in Piemonte, di green deal, giovani e politica, chiedendo un assessore regionale all'artigianato.

Che Felici non sia soddisfatto dalla politica, è chiaro fin da subito. Né dall'Italia, né dall'Europa, ma nemmeno dalla sua Regione. Al presidente Cirio rinfaccia la promessa non mantenuta di un assessorato specifico per l'artigianato: "Le politiche artigiane sono così complesse che devono avere un assessorato all'artigianato. Ci era stato promesso in campagna elettorale dal presidente Cirio e non siamo stati accontentati". Non fa sconti all'UE, che accusa per le politiche green: "Il green deal è stato il colpo di grazia in una politica già di dismissione. Sono stati smantellati i nostri assetti manifatturieri legati all'automotive. Per fortuna il green deal sta rallentando ma non si riuscirà a tornare indietro", fino a parlare delle "panzane che è l'attività antropica a modificare il clima".

L'Unione Europea non funziona, secondo il presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, perché l'unico organo elettivo non ha potere legislativo e perché "la politica sa che le decisioni non passano più dalla politica ma dalle lobby internazionali". Guardando in casa, invece, avverte di non lasciare indietro la manifattura: "Non c'è niente di male in food e turismo, ma il turismo è elemento trainato, non trainante. La manifattura è l'unico elemento trainante".

Felici riporta il dato che, in futuro, delle aziende artigiane piemontesi solo il 19% avrà una continuità per mano degli eredi o di dipendenti volenterosi. "Questo tessuto andrà perso perché i figli non vogliono più fare la vita dei genitori - spiega - C'è un'etica del lavoro che è stata fortemente trasformata negli ultimi anni. Il covid ha dato un'accelerata e soprattutto i giovani non percepiscono più la realizzazione di sé stessi attraverso il lavoro ma attraverso altro. Filosoficamente può non essere sbagliato ma in un paese liberale basato sulla manifattura e sul commercio, impatta gravemente. Ai giovani non interessa tanto lo stipendio, perché ormai hanno accantonato la possibilità di farsi una vita strutturata come i loro genitori, e quanto meno ritengono di avere titolo di avere del tempo libero per farsi la loro vita. Questo però porterà a non saper più fare, e la politica ha colpa importante".

Segui questa e le altre interviste sul canale DixTV.

Francesco Capuano

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