Una lapide che ricorda un pezzo di storia dolorosa, quella legata agli anni del terrorismo e alle Brigate Rosse. Poco più in là, un bivacco e segni di evidente degrado. Ecco l'immagine che Giovanni Berardi affida al proprio profilo Facebook segnalando la condizione in cui si trova il memoriale dedicato a suo padre, Rosario Berardi, rappresentante della Polizia di Stato, assassinato a Torino il 10 marzo del 1978.
La lapide si trova in corso Belgio. E già in passato era stata oggetto di atti vandalici. "Sono consapevole che per alcuni il continuo ripetersi di certi episodi comincino ad essere episodi stantii , ma non posso farci nulla, ho sempre il dovere di denunciare questi continui oltraggi ,dei quali non so dare ragioni - scrive su Facebook Giovanni Berardi -.
Con pazienza, gratitudine e un pizzico di rammarico rimango in attesa della conclusione del ripristino definitivo del muro (...) stanotte qualcuno ha pensato bene di dormire sotto la sua protezione".
"A più di quarantasette anni dell'anniversario dell'assassinio di mio padre compiuto da Brigate Rosse - conclude - questa lapide non ha pace, non so assolutamente cosa e perché questo avviene: forse c'è qualcosa di trascendentale che non so spiegare, nonostante il lungo tempo passato. Purtroppo qui a Torino di lapidi come questa ce sono tante e di varie epoche, ma perché questo oltraggio avviene solo a questa lapide? La fatica e tanta e il dolore è sempre vivo, quando mi chiedo perché sono costretto a constatare che ancora mi viene negata dopo tanto tempo persino un po' di pace".
Cronaca | 12 agosto 2025, 11:50
"Un dormitorio sotto la lapide dedicata a mio padre, ucciso dalle Brigate Rosse": sui social lo sfogo di Giovanni Berardi
In corso Belgio bivacco e segni di degrado sono segnalati dal figlio di Rosario Berardi, uomo della Polizia che fu assassinato a Torino il 10 marzo 1978
Federica Monello
Giornalista pubblicista, ascoltatrice vorace di musica, amante di tutto ciò che è cultura. Nasco e cresco in Sicilia dove da studentessa di Lettere Moderne muovo i primi passi nel giornalismo, dopo poco unisco la scrittura alla passione per la musica. Giungo ai piedi delle Alpi per diventare dottoressa in Comunicazione e Culture dei media e raccontare di storie di musica, versi, suoni e passioni.
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