24 settembre 2025. È questa la data in cui i vertici di Iveco Group sono stati convocati in audizione dal Comune di Torino, dopo il passaggio a Tata Motors. A fine luglio è stato ufficializzato la vendita dal gruppo Exor al colosso indiano per 3,8 miliardi di euro.
8mila lavoratori
Un’operazione con grosse ricadute su Torino, dove Iveco ha il quartier generale in via Puglia che produce motori e propulsori elettrici per mezzi pesanti (e ha due centri dedicati a ricerca e sviluppo), nonché un polo logistico a San Mauro. Sono circa 6.000 gli addetti diretti, a cui se ne aggiungono quasi duemila dell'indotto.
Le preoccupazioni dei sindacati
Ed oggi i sindacati, durante l'audizione in Commissione Lavoro, sono tornati a ribadire tutta la loro preoccupazione. "Il gruppo Exor - ha sottolineato Ciro Marino, segretario dei metalmeccanici Ugl Torino- sta andando avanti con il processo di smantellamento. Nonostante le rassicurazioni, ci sono processi all'interno che non sono noti".
L'ennesima "svendita" a realtà straniere, in una Torino che nel 2025 registra il record negativo di 24 milioni di ore di cassa integrazione, che ne fanno la città più cassintegrata d'Italia .
"La preoccupazione - ha aggiunto Edi Lazzi, segretario generale Fiom CGIL Torino - c'è, a prescindere da Iveco che è un'industria nata in Italia e va in mano agli stranieri". All'ombra della Mole poi ci sono due importanti precedenti negativi: la vendita dell'ex Fiat a Peugeot, che ha determinato lo svuotamento di Mirafiori, e la cessione di Magneti Marelli nel 2019 da FCA ai giapponesi di CK.
"Sono due precedenti - ha chiarito Lazzi - che non ci fanno stare tranquilli: a Venaria, vicino al parco della Mandria, abbiamo perso uno stabilimento di Magneti Marelli. Se ragioniamo per analogie i polsi ci tremano. Qua a Torino c'è il polo della progettazione di Iveco, ma Tata ne ha già uno suo: bisogna capire che intenzione avranno".
A fargli eco Luigi Paone, segretario generale UILM Torino: "Non possiamo permetterci di perdere un altro asset strategico. Dopo la Città, vogliamo parlare anche con la Regione per lavorare nuovamente insieme per lo stesso obiettivo, cioè mettere chi ha comprato nella condizioni di darci garanzie occupazionali e sugli investimenti". "La politica - ha aggiunto - deve vigilare un po' di più, se rischiamo che Torino si svuoti: non possiamo vivere di solo turismo".
Ed i sindacati alzano le mani. "Non abbiamo - Rocco Cutrí, segretario generale della Fim CISL Torino e Canavese -grandi strumenti in mano, che possano revocare un'operazione del genere. Noi possiamo condizionare il tavolo aperto a livello nazionale, affinché il Governo eserciti tutto il potere per garantire ai lavoratori aspetti sul futuro, con il mantenimento del controllo in Italia".
Favaro: "Servono investimenti"
"Il sindaco Stefano Lo Russo - ha osservato la vicesindaca Michela Favaro - ha mandato, insieme a Brescia e Foggia, una lettera al Ministero dei Made in Italy per chiedere che anche gli enti locali possano partecipare ai tavoli decisionali sul tema. Servono anche investimenti, perché se no non si fa occupazione sul lungo periodo". "Il ruolo del Comune è fare da coordinatore con il livello regionale, nazionale e con le parti sociali" ha concluso.
Sulla stessa linea di Favaro il consigliere di Sinistra Ecologista Emanuele Busconi, che ha detto: “Regione e Governo tutelino i dipendenti Iveco e programmino politiche serie per il settore". Per il consigliere di Forza Italia Domenico Garcea la “priorità è tutelare l'occupazione e innovazione tecnologica, non cedendo a riflessioni demagogiche”.