Cultura e spettacoli | 28 ottobre 2025, 16:42

Da Galileo Galilei a Jackson Pollock: notti, sogni e inquietudini raccontate dagli artisti alla Gam Torino

La nuova stagione espositiva comprende anche le personali di Elisabetta di Maggio, Linda Fregni Nagler e Lothar Baumgarten. Aperte fino al 1° marzo

Incanto, sogno e inquietudine è il fil rouge di Terza Risonanza, il progetto della Gam Torino che indaga sui linguaggi dell’arte.

Quattro le nuove mostre che ruotano attorno al tema scelto per questa terza edizione e che dopo l’inaugurazione durante la art week torinese resteranno aperte fino al 1° marzo.

Ogni palinsesto di Risonanze ha un tema - spiega la direttrice, Chiara Bertola -. Le mostre si muovono organicamente, la collezione si svuota e si riempie mettendo in evidenza le sue meraviglie. Le mostre sono quattro, sono tante, ma mostre di questo genere e con opere così importanti riescono a competere e a crescere nel panorama dei musei credibili a livello internazionale. Un centinaio di opere in tutto tra prestiti pubblici e privati insieme a un nucleo di provenienza della Gam”.

Notti. Cinque secoli di stelle, sogni, pleniluni

La mostra, curata da Elena Volpato e Fabio Cafagna, ripercorre la rappresentazione della notte nell’arte figurativa dall’inizio del XVII secolo fino all’arte contemporanea.

Tra gli artisti principali Galileo Galilei, Antonio Canova, Francisco Goya, Victor Hugo, Giacomo Balla, Paul Klee, Giorgio De Chirico, Felice Casorati, Pablo Picasso, Marc Chagall, Jackson Pollock, Fausto Melotti, Michelangelo Pistoletto, David Schutter.

Una riflessione sul fascino del notturno tra fascino e mistero, ma anche indagine scientifica.

“La notte ci rende vicina la realtà delle cose, posa un’ombra e lascia nel buio alcuni dettagli del reale e ci permette di vedere lontano come quando puntiamo il telescopio. Grazie alla notte noi guardiamo le stelle e attingiamo alla profondità del cosmo” spiega Elena Volpato.

Linda Fregni Nagler. Anger Pleasure Fear

La prima mostra antologica dedicata a Linda Fregni Nagler curata da Cecilia Canziani ripercorre oltre vent’anni di scatti fotografiche realizzate dall’artista di Stoccolma.

Insieme le opere compongono un affresco poetico sul XX secolo: una lunga notte rischiarata da brevi lampi di incanto e bellezza.

“È un lavoro molto ambizioso. Perché l’aspetto un po’ favoloso dell’incanto e anche del perdersi. Abbiamo raccontato il duplice interesse che ha per la fotografia, un mezzo ma anche un’idea” spiega la curatrice.

La mostra si struttura a partire dal dialogo ideale tra due opere cardine: The Hidden Mother, un’installazione composta da 997 dagherrotipi, carte de visite e tin types, in cui il soggetto visibile, un bambino, cela il soggetto occultato, la madre, presente ma avvolta da un drappo – e Vater (Father), una serie inedita realizzata per questa occasione, dedicata al Mensur: duello rituale praticato da confraternite studentesche in Germania, Svizzera e Austria in cui le cicatrici riportate sono segno di coraggio e distinzione, un rito di passaggio che oggi ci appare come simbolo della violenza senza fine che ha attraversato il secolo trascorso e connota il nostro tempo.

Elisabetta di Maggio. Frangibile

Mostra curata da Chiara Bertolo e Fabio Cafagna è stata costruita seguendo trent’anni di carriera di Elisabetta di Maggio con una selezione di opere attraverso i temi cari all’artista tra cui la materialità e la manualità.

Ed così il pubblico rimane rapito dalle pareti di carta velina di dimensioni ambientali finemente incise a mano, saponi di Marsiglia scavati con il bisturi a formare mappe di grandi agglomerati urbani, mosaici di vetro e micromosaici di cera che si posano su fragili e aerei supporti, porcellane sottili come fogli di carta, elementi vegetali in equilibrio, la cui struttura è fatta emergere con un fine lavoro di intaglio, sovrapposizioni regolari di francobolli che creano mandala ipnotici.

La mostra si articola in sei stanze, in un viaggio tra odori e rumori che accompagnano lungo le sale, rendendo l’esperienza di visita un’immersione tra più sensi.

Lothar Baumgarten

Negli spazi della Videoteca della GAM, prende forma un omaggio a Lothar Baumgarten, artista scomparso nel 2018, noto per aver intrecciato la ricerca estetica con una profonda riflessione antropologica ed ecologica. 

Attraverso fotografie, film, disegni e installazioni l’artista tenta di portare alla luce saperi alternativi, spesso marginalizzati o a rischio di scomparsa e di ragionare sugli effetti che ha avuto il colonialismo occidentale sulla loro rappresentazione.

Per info: www.gamtorino.it/it 

Chiara Gallo

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