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In Breve

| 02 aprile 2020, 08:15

Coronavirus e carceri al collasso, il Pd piemontese chiede di combattere il sovraffollamento

Furia e Miravalle: "Bisogna tutelare i detenuti, ma anche gli operatori"

Coronavirus e carceri al collasso, il Pd piemontese chiede di combattere il sovraffollamento

"C’è un’emergenza nell’emergenza: le condizioni sanitarie degli istituti penitenziari italiani e piemontesi. È concreto il rischio di un’accelerazione del contagio tra la popolazione detenuta e gli operatori penitenziari (poliziotti penitenziari, educatori, direttori). A livello nazionale sono già risultati positivi 19 detenuti e oltre cento poliziotti penitenziari, ma si tratta di numeri destinati purtroppo a salire, anzitutto a causa del sovraffollamento. Prima dell’inizio dell’emergenza, erano ristrette in Piemonte 4.553 persone a fronte di una capienza regolamentare di 3.971 posti. In percentuale significa che in Piemonte il sovraffollamento è del 115% (con picchi, del 150% nel carcere di Alessandria e del 135% a Torino). A livello nazionale erano presenti oltre 61 mila persone a fronte di una capienza di circa 50mila posti. Solo con la riduzione del sovraffollamento è possibile far rispettare, anche in carcere, le norme igieniche prescritte dalle autorità sanitarie e garantire eventuali periodi di isolamento sanitario per le persone positive". Così Paolo Furia, segretario regionale PD Piemonte e Michele Miravalle, responsabile giustizia della segreteria regionale Pd Piemonte.

"Per riportare il numero di detenuti sotto la soglia regolamentare, serve un deciso intervento normativo di deflazione della popolazione penitenziaria che garantisca il fondamentale diritto alla salute di detenuti e lavoratori. Le misure previste dal decreto Cura-Italia sono un primo passo, ma ancora insufficiente. Per questo, il Partito Democratico, in linea con quanto richiesto dai Garanti dei diritti dei detenuti e dai sindacati di polizia, ha depositato in Senato una serie di emendamenti, firmati anche dalla senatrice Anna Rossomando in accordo con il sottosegretario alla Giustizia Andrea Giorgis, per allargare la platea di coloro che potrebbero accedere alle misure alternative", aggiungono i due esponenti Dem, che però chiariscono: "Nessun indulto mascherato, ma la semplice applicazione dei diritti previsti dalla Costituzione. I detenuti che escono dl carcere continuano infatti a scontare la loro pena in detenzione domiciliare. Rimango esclusi da queste misure coloro che sono stati condannati per reati di particolare allarme sociale, come i reati di mafia e i reati sessuali".

"Chi è contrario a queste misure mette a rischio anzitutto la vita di chi in carcere ci lavora. Di fronte a emergenze sanitarie, non è il tempo di proclami giustizialisti".

comunicato stampa

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