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Economia e lavoro | 18 ottobre 2019, 14:22

La gente "vota la fiducia" alle PMI, più che a partiti, sindacati e Chiesa: "Nessuno vuole una decrescita felice"

In vista dell'Assemblea della Piccola Industria (alla presenza di don Ciotti), le imprese hanno consultato la società civile: "Il 4.0 non fa paura e nemmeno la flessibilità: bisogna agire con coraggio e superare le vecchie contrapposizioni"

La gente "vota la fiducia" alle PMI, più che a partiti, sindacati e Chiesa: "Nessuno vuole una decrescita felice"

"Il 4.0 non fa paura alle persone, neanche in termini di occupazione. E allo stesso modo la flessibilità sul lavoro non è vissuta in maniera negativa". Non più la politica, né i sindacati. Addirittura la Chiesa. Ora sono le aziende a farsi interprete della società, una società fatta di privati cittadini ("e di elettori", viene specificato), tra speranze e timori per il futuro. 

L'assemblea di martedì 22 ottobre del Comitato Piccola Industria dell'Unione Industriale di Torino si annuncia con una veste diversa. Accanto alle incombenze di rinnovo delle cariche (e conferma di Giovanni Fracasso al vertice), infatti, l'appuntamento si propone di aprire uno squarcio sull'attualità, grazie alla ricerca effettuata in collaborazione con l'Università di Torino e in particolare dal Centro "Luigi Bobbio" per la ricerca sociale pubblica e applicata.

"I risultati dicono che i cittadini sono con le imprese, più che con i partiti, o addirittura i sindacati - sottolinea Fracasso - e non mostra alcun interesse per la decrescita felice. Siamo di fronte a una rivoluzione copernicana, rispetto a non molto tempo fa, quando si respirava un clima anti-imprenditoriale".

Al premier Conte, che sarà a Torino per parlare di Area di crisi complessa proprio martedì, quando si riunisce la Piccola, "chiediamo di intraprendere politiche a sostegno delle pmi, contro la burocrazia, facilitando il trasferimento tecnologico. E poi chiudere la questione TAV, che oramai va avanti da decenni". "E non si prenda questo solo come una serie di desideri delle pmi, ma di tutta la cittadinanza. Bisogna agire e farlo con coraggio".

Dalla ricerca, in particolare, emerge un quadro molto diverso dallo stereotipo che ha sempre visto Torino sovrapporsi ai destini della grande industria. "Il Piemonte è tra le prime 40 regioni europee per il peso, il fatturato e l'importanza delle pmi, soprattutto innovative - spiega Francesco Ramella, autore della ricerca - e il radicamento territoriale, insieme alla responsabilità sociale rispondendo alle aspettative dell'area cui appartengono, è fondamentale".

Oltre 2000 le persone intervistate in Piemonte, confrontate con altre 2000 a livello nazionale. Il 58% dei piemontesi (4 punti sopra la media italiana) legge questa fase come un momento di opportunità, grazie proprio al cambiamento tecnologico. Addirittura è l'84% che pensa che le tecnologie 4.0 miglioreranno la competitività delle imprese e il 77% anche le condizioni di lavoro".

Ma non mancano i timori: a partire dalla difesa degli standard di vita raggiunti fino a qui. Il 37% dei piemontesi chiedono un rilancio dello sviluppo, ma sono ancora di più (41%) quelli che si preoccupano della qualità di questo progresso, a livello sociale e ambientale.

Dove investire? Scuola, formazione e ricerca. Ma anche sostenibilità ambientale e collaborazione tra pubblico e privato. "Temi che spesso finiscono al fondo dell'agenda politica", commenta Ramella. "Le vecchie ideologie, stataliste o liberiste, sono superate - prosegue - e il 72% dei cittadini chiede un approccio pragmatico e collaborativo per lo sviluppo del Piemonte, superando le vecchie contrapposizioni".

E poi viene spazzata via l'ombra della diffidenza verso l'impresa. L'85% dei cittadini concede fiducia verso le pmi (le grandi so fermano al 61%) e quasi tre quarti vedono le aziende come motore di forza. Di sviluppo, ma solo se garantisce benessere sociale e ambientale. Il tutto mentre il 75% viene considerato una componente fondamentale della vita quotidiana e addirittura la meritocrazia non sembra del tutto una chimera: lo pensa il 44% dei piemontesi.

Ma non è solo un plebiscito per chi fa impresa: anche il Comune e la Regione registrano livello di fiducia superiori alla media italiana dai 5 ai 7 punti percentuali. "Ma servono progetti a medio e lungo termine, che coinvolgano pubblico e privato e che non puntino soltanto al prossimo sondaggio".

Massimiliano Sciullo

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