Chi mercoledì 24 gennaio ha assistito al suo funerale, nella chiesa del Sacro Cuore di Luserna San Giovanni, dice che da anni non vedeva così tanta gente assieme. E che al rosario, guardandosi attorno, sembrava di essere tornati un po’ agli anni d’oro del bar Alpi Cozie.
Domenico Zappelli, ‘Nico’, scomparso nella mattina di lunedì 22, è stato un aggregatore per tutta la vita. “Quando gestiva il bar Alpi Cozie, il sabato sera arrivavano ad esserci anche 150 ragazzi nel suo locale, dai ventenni fino ai quaranta e cinquantenni” racconta l’amico Marco Pron. Lui è una delle persone conosciute nei momenti spensierati dell’infanzia e della giovinezza, che gli sono rimaste comunque vicine anche in questo ultimo anno difficile, partito il 19 gennaio 2023 quando sono diventati evidenti i sintomi della malattia che l’ha stroncato ad appena 58 anni. “Non ho avuto tempo di chiedergli come faceva: sapeva che non ce l’avrebbe fatta e ha affrontato tutto con consapevolezza, a volte anche con freddezza e ogni tanto con senso ironico” ricorda Gabriella Martina, un’altra degli amici che l’ha seguito fino alla fine. Entrambi lo conobbero negli anni delle scuole medie: “Ci siamo incontrati in paese, percorrendone le strade e giocando ai giardinetti, ai tempi in cui non c’erano i cellulari e quindi uscire di casa era l’unico modo per entrare in contatto – spiega Pron –. La sua famiglia abitava a Torino, ma si trasferì qui perché il padre lavorava per la Gor di Torre Pellice”. La madre, casalinga, aveva già gestito una polisportiva a Torino e il figlio non si allontanò dalle sue orme.
Anche Gabriella iniziò a frequentare Zappelli in quel periodo: “Lo conobbi alle medie, poi frequentammo assieme per un po’ la scuola alberghiera. Per tre o quattro anni fummo anche fidanzati ma dopo la rottura restammo comunque amici. Domenico aveva un fascino speciale ed è stato tanto amato dalle donne”.
Il primo locale che gestì fu il bar Alpi Cozie agli impianti sportivi di Luserna San Giovanni, dove, negli anni Novanta, veniva aiutato dai genitori. Poi, da solo, all’inizio degli anni Duemila, si occupò di una tabaccheria agli Appiotti di Torre Pellice. Tornò quindi a Luserna San Giovanni a gestire il bar della stazione per cinque o sei anni e poi ritornò a Torre Pellice alla birreria ‘Il Fante di picche’ che ora non c’è più ma che si trovava in via Matteotti, dall’altra parte della strada rispetto al bar Chiosco. “Diede quel nome al locale perché lui si riconosceva nel fante di picche ed amava che noi amici lo chiamassimo così” rivela Martina.
Domenico Zappelli è stato ‘lo zio’ di molti bambini e ragazzi della vallata, pur non avendo nipoti: “Anche i miei nipoti che hanno ormai trent’anni l’hanno sempre chiamato così. Perché era amico di tutti, anche dei più piccoli che spesso si divertivano in sua compagnia” spiega Martina. Le porte dei suoi locali erano aperte a tutti: “Lui non aveva stereotipi in testa e poteva parlare con il clochard o con l’ingegnere” continua Martina, e Pron aggiunge: “Inoltre, non era attaccato al denaro e se uno quel giorno non aveva i soldi per pagarsi il panino non insisteva” continua Pron.