Sanità | 07 maggio 2025, 10:44

Pronto soccorso, 600 aggressioni in un anno solo a Torino. Il sindacato dice basta: "Presidi armati 24 ore su 24 e nuove assunzioni"

La segreteria provinciale di Torino del Coina si rivolge alla Regione e alle Asl per fermare l'escalation di violenza ai danni dei camici bianchi

Sempre più allarmante la questione sicurezza nei pronto soccorso torinesi

Sempre più allarmante la questione sicurezza nei pronto soccorso torinesi

Presidi armati 24 ore su 24 nei Pronto Soccorso, ma anche nuove assunzioni per rafforzare l'organico e un tavolo tra istituzioni per elaborare un nuovo piano sicurezza. Sono queste le richieste che la segreteria provinciale di Torino del Coina – Sindacato delle Professioni Sanitarie – rilancia a Regione e Asl Torinesi per porre un freno all'escalation di violenza e di aggressioni che si sta verificando nel capoluogo e nei Comuni vicini

Nel 2024 circa 600 episodi solo a Torino
In particolare, il Coina Torino ha inviato una lettera ai direttori generali delle Asl, al presidente della Regione, all’assessore alla Sanità e al prefetto di Torino, denunciando una situazione definita “fuori controllo”: nel solo 2024, sono stati registrati oltre 600 episodi di aggressione nei Pronto Soccorso di Torino. Un dato che, a livello nazionale, si inserisce in un quadro già allarmante – con oltre 130.000 casi di violenza contro gli infermieri tra il 2023 e il 2024 – e aggravato da un +30% solo nei primi tre mesi del 2025.

Secondo il Coina, questi numeri "certificano il fallimento delle attuali politiche di sicurezza e la necessità di abbandonare approcci emergenziali o simbolici in favore di scelte strutturali e durature". "L’inasprimento delle pene, l’arresto in flagranza, la costituzione di parte civile delle aziende sanitarie sono misure tardive, che intervengono dopo il danno”, dichiara la segreteria torinese. “Ma il problema va disinnescato alla radice: la sicurezza non può essere delegata al caso o alla buona volontà dei singoli.

Rapporto deteriorato con i cittadini
In particolare, il Coina denuncia un "deterioramento sistemico del rapporto tra cittadini e operatori sanitari, alimentato da anni di tagli, carenze croniche di personale e dal collasso della medicina territoriale, incapace di filtrare e gestire i bisogni assistenziali prima che si riversino sul sistema d’emergenza. Nei Pronto Soccorso piemontesi – in particolare in quelli torinesi – si lavora in un clima di esasperazione e paura. Gli episodi più gravi avvengono durante i turni notturni o nei presìdi a basso organico. Cresce la presenza di persone in stato di alterazione psicofisica, le armi entrano indisturbate, e le aggressioni assumono toni sempre più estremi: minacce con coltelli, capelli strappati, dita spezzate, morsi, insulti sessisti. Le vittime sono in larga parte donne".

Le proposte
Per fronteggiare quella che definisce “un’emergenza nazionale che nel Piemonte ha assunto proporzioni esplosive”, il Coina ha avanzato 4 proposte operative: istituzione immediata di presidi armati fissi, attivi h24 in tutti i Pronto Soccorso del Piemonte, a partire da quelli torinesi, un piano straordinario di assunzioni infermieristiche, per colmare l’enorme gap rispetto agli standard europei e alleggerire la pressione sugli operatori, un tavolo interistituzionale permanente tra Regione, Prefettura, ASL e sindacati, per definire un Piano per la Sicurezza del Personale Sanitario e campagne pubbliche di educazione civica, da attivare nelle scuole e sui media, per ricostruire il rispetto e il patto fiduciario tra cittadini e professionisti della salute. “Non servono proclami punitivi né slogan populisti. Servono scelte strutturali e coraggiose”, conclude la nota sindacale. “Chi cura non può essere lasciato solo. Chi difende la salute pubblica ha diritto ad essere difeso dallo Stato”.

Massimiliano Sciullo

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Barbara Gabriella Renzi

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