The Spell of Ducks tornano sul palco dell’Evergreen Fest domenica 6 luglio. “È un palco vero. Siamo contenti di tornarci anche perché abbiamo musica nuova che vogliamo far sentire. La dimensione live per noi è fondamentale, prima di ogni cosa è importante suonare davanti a tutti. E poi questa sarà la decima edizione dell’Evergreen Fest, un traguardo importante” commenta Ivan Lionetti, voce del gruppo.
Dieci anni dell’Evergreen e presto dieci anni degli Spell of Ducks, come è stato arrivare fino a qui come gruppo indie-folk?
“Ci siamo formati su questa panchina di piazza d’Armi, eravamo due chitarra e voce, poi abbiamo sentito l’esigenza di espanderci, fino ad arrivare all’attuale conformazione di sei. Abbiamo scritto tre dischi in italiano e ora stiamo raccogliendo i frutti, ma l’idea è di continuare su questa strada. Anche nel periodo covid non ci siamo mai fermati, abbiamo avuto l’occasione di andare alla Mostra del Cinema di Venezia, essendo stati la colonna sonora del corto, “Una finestra non è abbastanza”.
Come è cambiata la vostra musica nel corso di questi anni?
“Intanto all’inizio scrivevo in inglese, poi ho sentito l’esigenza di esprimermi in italiano. Il nostro genere poteva risultare più originale perché sono poche le band che si ispirano al folk e usano l’italiano. Abbiamo voluto provare a distinguerci. Sempre sotto covid non potendo suonare con gli altri abbiamo provato a sperimentare altri strumenti. Oggi è qualcosa di più cantautoriale, indie, ma con radici”.
Quanto c’è della vostra città, Torino, nelle canzoni che scrivete?
“Tanto. Noi raccontiamo esperienze vere e vissute che cerchiamo di trasmettere nelle canzoni. “Lungomare” ad esempio in realtà parla di Torino. Ci siamo immaginati una città che viene sottovalutata, perché considerata grigia, ma se avesse il mare, sarebbe vista come una delle città più belle del mondo. C’è un dialogo tra me e questa persona che portiamo a scoprire la città per farla vedere in tutto mondo.”
Oggi la formazione al completo conta 6 elementi: Ivan Lionetti (Voce), Vike - Chitarra, Guido Greco (Banjo, piano e cori), Alberto Occelli (Violino, Piano e cori),Giorgia Ruggeri (Basso), Fabio Piazzo (Batteria). È difficile per una band di queste dimensioni esibirsi a Torino?
“Di luoghi in cui suonare musica folk ce ne potrebbero essere di più, forse non lo si fa per paura e per le possibilità economiche. Non è tanto il genere, ma una band di sei elementi fa fatica a essere collocata in certi spazi, magari ti chiedono formazione ridotta. Il genere non è quello che va di moda e questo ovviamente toglie delle possibilità. È molto più facile suonare una persona con una base sotto, rispetto a sei”.
La musica cantautoriale sta prendendo nuovamente piede, avete percepito questa tendenza nel vostro pubblico?
“Una volta la gente sentiva la melodia o si faceva trainare dal ritmo e non dava attenzione al testo. Oggi avere degli esempi o degli artisti come Lucio Corsi o Brunori Sas che fanno da traino, è sicuramente un vantaggio. Il testo comunque deve sposarsi con gli strumenti che usi, con gli effetti. Il fatto che si suonino gli strumenti veri e che sul palco ci siano sei musicisti. Questo secondo è il cantautorato, preferisco una lieve stonatura a una voce robotica, spero che la tendenza sia in questa direzione. Spero di vedere sempre più band, chitarre, pianoforti, cantanti che hanno qualcosa da dire. A tal proposito, abbiamo scritto un libro con tutti i testi e gli accordi delle nostre canzoni”.
Dopo il terzo album, Autostrada dei Fiori, quali sono i prossimi passi?
“Stiamo scrivendo dei brani nuovi che non sono usciti, ma che stiamo pensando di presentare in anteprima. Stiamo lavorando a un’altra cover: ci piace prendere una canzone e stravolgerla completamente e portarla sul folk”.
Avete altri progetti legati al cinema?
“Sogniamo di scrivere una colonna sonora. Ci piacerebbe essere commissionati per scriverla da zero. Quella sarebbe una sfida molto interessante”.
Il gruppo nasce ufficialmente nel 2015, ma la prima canzone esce solo l’anno dopo. Come festeggerete i primi dieci anni di attività?
“Amiamo fare festa, ogni scusa è buona, questo è un traguardo importante, come tutti abbiamo passato momenti belli e più bui, oggi fare musica è un impegno costante non indifferente. Faremo una festa credo a Torino, ma sarà particolare, non solo un concerto”.