È stata un mese fa l'ultima manifestazione pro Palestina a Torino. Un mese dopo, 800 morti in più solo contando chi stava aspettando di mangiare: uccisi dagli spari dell'esercito israeliano nei pressi dei punti di distribuzione della fondazione statunitense Gaza Humanitarian Fondation. Da questo, e dalla candidatura di Donald Trump come premio Nobel per la pace da parte del premier israeliano Benjamin Netanyahu, è partita la protesta di qualche centinaio di torinesi coordinati dal movimento "Torino Per Gaza".
Un pensiero da parte dei manifestanti anche per Sara, un membro del movimento che da oggi è ai domiciliari per alcune accuse riguardanti le proteste di questi ultimi mesi. "Sara tre mesi fa è stata sottoposta a misure cautelari per il corteo spontaneo nato a partire dall'uccisione di Ramy a Milano - hanno spiegato i manifestanti -. Questa mattina a Sara sono state aggravate le misure cautelari, costretta agli arresti domiciliari. Era con noi il 15 maggio quando cacciavamo i sionisti dall'università, il giorno in cui i palestinesi di tutto il mondo ricordano la Nakba. Era con noi quando abbiamo bloccato il raccordo per Caselle. Oggi lo diciamo forte: ogni tentativo di isolare Sara non funzionerà. Con lei ci siamo tutti noi".
Dalle 16:30 i manifestanti hanno iniziato a raccogliersi di fronte alla stazione di Porta Nuova. La partenza alle 17 verso via XX Settembre, via Milano, attraversare piazza della Repubblica, proseguire su corso Regina Margherita per concludere in corso Regio Parco all'altezza di via Brescia.
Poco prima delle 18 sosta di fronte al Comune di Torino, dove mercoledì il coordinamento Torino per Gaza ha chiesto di interrompere i rapporti con lo stato israeliano. "Ancora una volta - hanno commentato - la votazione di questa mozione, sostenuta a parole, è stata rimandata. È inaccettabile che dopo un anno e mezzo il Comune non trovi il tempo per prendere una minima presa di posizione contro lo Stato di Israele. Continueremo a fare pressione".
Alle 19 il corteo si è sciolto presso gli spazi del Manituana, dove è in programma un incontro del Non Una Di Meno Fest sul rapporto tra patriarcato, guerra e femminismo. Al dibattito sono attese l'attivista del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Mariam Abu Daqqa, la psichiatra e scrittrice Samah Jabr e Paola Rivetti, professoressa associata della Dublin City University.