Il dolore non si spiega, si prova. E così oggi a Mazzè rimane la sofferenza e il vuoto lasciato da una tragedia che, infatti, non si può spiegare. Una vendetta, privata, che ha messo fine alla vita di un giovane uomo, nel cuore della notte. È stata una deflagrazione senza senso a uccidere il 33enne Jacopo Peretti, mentre si trovava nel suo alloggio di via Nizza 389.
L’autore del gesto è stato individuato: il 40enne Giovanni Zippo, la guardia giurata che ha agito per ripicca nei confronti della donna che frequentava, residente in quell’appartamento, proprio a fianco a quello di Peretti. Sarà la giustizia a fare il suo corso.
Il silenzio spezzato dal pianto
Oggi nella chiesa dei Santi Gervasio e Protasio il silenzio è spezzato dai pianti di chi ha conosciuto quel ragazzo riservato che si era trasferito a Torino per lavorare e studiare.
"Hai dato tanto a tutti noi. Ora tocca a noi portarti nel cuore. La tua assenza grida giustizia. Jaco ti vogliamo bene": questa la scritta che compare su un grande telone bianco, appeso all'ingresso della chiesa. Sulla bara bianca ci sono i ricordi delle persone che lo hanno conosciuto.
"Resterai in ogni mio gesto". È il pensiero impresso sul legno da Giuseppe, in mezzo a mille altri ricordi scritti a pennarello. Così come è impresso uno degli ultimi messaggi inviati da Jacopo, prima di diventare irreperibile: "Sistemo le cose e arrivo".
Palloncini bianchi a forma di cuore
Il feretro arriva sul sagrato e sale le scalinate dove oscillano dei palloncini bianchi a forma di cuore per ricordare un ragazzo per bene, che si dava da fare.
Dopo il diploma al Newton di Chivasso aveva intrapreso gli studi in Amministrazione Finanza e Controllo presso la Scuola di Management ed Economia dell’Università di Torino. Città dove alternava allo studio anche il lavoro in Jphonia, azienda del settore energetico, oltre a un secondo impiego in una palestra. In passato aveva operato anche come call center e addetto alla vendita in un negozio di telefonia.
La determinazione lo ha sempre fatto andare avanti. Fino a quella tragica notte.
Il saluto di parenti e amici
Oggi a salutarlo ci sono tutti coloro che lo hanno conosciuto e i famigliari più stretti. La mamma Marzia, il papà Paolo, il nonno Severino e tanti altri amici e parenti. C'è il sindaco di Mazzè Marco Formia e l'assessore Paolo Chiavarino in rappresentanza della Città di Torino.
Il ricordo del compagno Gioele
"Mi bastava averti a fianco per avere una scarica di felicità - è il ricordo del compagno Gioele - nel poco tempo abbiamo riso scherzato e facevamo timidamente i nostri piani per il futuro. Non ce lo dicevamo, ma ci vedevamo insieme. Quella casa a poco a poco era diventato il mio, il nostro nido. Ci rincontreremo".
"Ci ricorderemo di Jacopo e faremo qualcosa in ricordo di questo giovane ragazzo - ha detto il sindaco di Mazzè durante la funzione - affinché il suo sacrificio non venga dimenticato".
"La tragedia di Jacopo ci ricorda che ogni nostro momento di vita deve essere vissuto. La fede ci fa credere a questa vita, al di là della morte", così nell'omelia il parroco di Mazzè.
"Una morte provocata dalla vendetta, dalla cattiveria umana", prosegue il sacerdote paragonando la morte di Jacopo a quella di Gesù. "Tante volte il silenzio è la migliore condizione per meditare".
Il silenzio, quello che resta, dopo un dramma inspiegabile.