Economia e lavoro | 30 luglio 2025, 14:28

Iveco in vendita, la preoccupazione di politica e sindacati per 7000 lavoratori. Russi (M5s): "Urgente un'audizione con i sindacati"

I timori riguardano le professionalità e le ricadute occupazionali. Amante (Aqcf-r): "E' più di un'azienda. Tutelare chi ha contribuito al successo del marchio". Lazzi (Fiom): "Ennesimo smantellamento industriale effettuato in Italia da parte della famiglia Agnelli-Elkann"

Le celebrazioni per i 50 anni di Iveco durante lo scorso giugno alle Ogr

Le celebrazioni per i 50 anni di Iveco durante lo scorso giugno alle Ogr

Non si placa l'onda di reazioni dopo l'annuncio (e le conferme ufficiali) che vogliono Iveco sul punto di vendere la sua divisione "Difesa" a Leonardo e tutto il resto agli indiani di Tata. A prendere la parola, in queste ore, sia la politica che i sindacati. 

I commenti del mondo politico

A cominciare dal capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Comune, Andrea Russi: "Questi sviluppi destano fortissima preoccupazione per il futuro occupazionale e industriale del nostro territorio. Iveco non è solo un’azienda: è un pezzo fondamentale della storia manifatturiera torinese, con migliaia di lavoratori impiegati e un know-how strategico che va tutelato. In assenza di comunicazioni chiare sui dettagli dell’operazione, cresce l’allarme tra le lavoratrici, i lavoratori e le rappresentanze sindacali". "Per questo motivo - prosegue - ho scritto al presidente della III Commissione Lavoro del Comune di Torino chiedendo la convocazione urgente di un’audizione con tutte le organizzazioni sindacali coinvolte. È necessario fare chiarezza sulle prospettive produttive e occupazionali e ascoltare chi, ogni giorno, contribuisce al valore di questa realtà".

"Con l’acquisizione di Iveco da parte dell’indiana Tata, Torino e il Piemonte si ritrovano ad affrontare l’ennesima perdita di un tassello fondamentale del loro tessuto industriale. Chiediamo alla Giunta regionale di vigilare sulle prospettive produttive e occupazionali”. Cosi’ la presidente del gruppo regionale del Pd Gianna Pentenero. “Si attivi un tavolo presso il Ministero affinché ai lavoratori e al territorio arrivino le necessarie rassicurazioni che la sede torinese resti centrale nella produzione e progettazione anche per i nuovi vertici aziendali. Inoltre si verifichi col Governo che i livelli occupazionali nei nostri uffici e stabilimenti non subiscano riduzioni, ma anzi abbiano prospettive di crescita”.

Le reazioni del fronte sindacale

Dal mondo sindacale arriva il commento di Fabrizio Amante, responsabile provinciale dell’AQCF-R. "Iveco, per l’Italia e per il Piemonte, è molto più di un’azienda: è una parte fondamentale della storia industriale del nostro Paese e della nostra  regione, con radici che affondano in una lunga tradizione meccanica e manifatturiera". 
"Alla base di questo successo - aggiunge - c’è un capitale umano qualificato, motivato e profondamente legato all’azienda. Oltre 14.000 persone in tutta Italia e circa 7.000 nella sola area torinese contribuiscono ogni giorno, con professionalità e passione, all’innovazione, alla ricerca, allo sviluppo, alla produzione, alla vendita e all’assistenza post-vendita dei prodotti Iveco". 

Si parla di ingegneri, tecnici e ricercatori nei centri di sviluppo e innovazione, operai e specialisti altamente qualificati negli impianti produttivi, professionisti nella rete commerciale e post-vendita e personale impegnato nella sostenibilità e nella transizione tecnologica. "Sono figure professionali che rappresentano un valore strategico che va tutelato e valorizzato dai prossimi acquirenti, che ci auguriamo vogliano sfruttare, utilizzando come base di partenza per lo sviluppo del business di Iveco in Europa e nel mondo intero". 

Il segretario generale di Fiom Torino e provincia, Edi Lazzi, aggiunge insieme al responsabile Iveco Ugo Bolognesi: "Siamo all’ennesimo smantellamento industriale effettuato in Italia da parte della famiglia Agnelli-Elkann che vende i suoi asset produttivi per incassare miliardi di euro, mentre per i lavoratori e l’Italia rimangono solo macerie. La recente storia dovrebbe insegnare: bisogna infatti guardare a cosa è accaduto con la vendita della Magneti Marelli, ora in gravi condizioni finanziarie passata in mano ai creditori e in attesa che qualcuno la rilevi. Con la vendita della FIAT a Peugeot che ha determinato il taglio di migliaia di addetti in Italia e il crollo delle produzioni di auto nel nostro Paese con la messa in ginocchio della filiera della componentistica. Adesso tocca a Iveco con il rischio concreto che ci siano analogie con ciò che è accaduto per le altre due aziende. Tutto ciò è intollerabile, serve subito un incontro a livello governativo per avere chiarezza e evitare che a pagarne le conseguenze siano le lavoratrici e i lavoratori che nell’area torinese sfiorano le settemila unità".

"La cessione della divisione Defence a Leonardo rappresenta una soluzione industrialmente solida e coerente con l’interesse nazionale. Parliamo di una realtà che potrà valorizzare le competenze presenti nei siti di Bolzano, Piacenza e Vittorio Veneto, garantendo continuità e nuove prospettive a più di 1.600 lavoratori": lo afferma Sara Rinaudo, vicesegretario generale Fismic Confsal. "Il futuro di Iveco, con i suoi oltre 13.000 lavoratori in Italia, non può essere lasciato all’incertezza o alle sole logiche finanziarie. Ogni cambiamento deve poggiare su una visione industriale capace di tutelare l’occupazione, investire sull’innovazione e rafforzare la presenza europea del gruppo. Abbiamo il dovere di trasformare i cambiamenti in opportunità vere, tutelando il lavoro e contribuendo alla competitività del sistema produttivo italiano".

"Anche se oggi l'azienda ci ha dato rassicurazioni sul fatto che la testa di Iveco rimane a Torino e che non si chiudono gli stabilimenti, la preoccupazione c'è, considerando anche come sono andate altre fusioni fatte nel torinese". Lo dichiara Luigi Paone, segretario generale UILM Torino, sulla vendita di Iveco. "È fondamentale - spiega Paone - che non diminuiscano gli occupati, non devono chiudere gli stabilimenti e ci aspettiamo degli investimenti sia sulla parte di ricerca e sviluppo, sia sulla componente manifatturiera. Dopo il tavolo al Mimit chiederemo un incontro al presidente della Regione Piemonte e al sindaco di Torino perché in questa partita dobbiamo ottenere solide garanzie per i lavoratori torinesi".

Durissimo Rocco Cutrì, segretario generale di Fim-Cisl Torino e Canavese: "John Elkann, alla guida di Exor, con questa operazione conferma il proprio esclusivo interesse per operazioni a carattere finanziario, questo presuppone un disinteresse ed un conseguente disimpegno della società e della famiglia sul piano industriale, principio in base al quale l’operazione probabilmente non si sarebbe dovuta fare.Si è scelto di rispondere all’ azionista che chiede dividendi, si è scelto di non rispondere ad un paese, ad un territorio ed ai lavoratori che chiedono continuità, sviluppo, prospettiva. Iveco è un gruppo che avrebbe potuto acquisire piuttosto che essere acquisito: chiederemo di conoscere il piano industriale per avere un quadro maggiormente dettagliato su cui presenteremo le nostre istanze".

Massimiliano Sciullo

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Federica Monello

Giornalista pubblicista, ascoltatrice vorace di musica, amante di tutto ciò che è cultura. Nasco e cresco in Sicilia dove da studentessa di Lettere Moderne muovo i primi passi nel giornalismo, dopo poco unisco la scrittura alla passione per la musica. Giungo ai piedi delle Alpi per diventare dottoressa in Comunicazione e Culture dei media e raccontare di storie di musica, versi, suoni e passioni.

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