“Siamo entrati con grande rispetto e in punta di piedi e stiamo lavorando per aprirla al pubblico”. Ramona Imberti, con queste parole, testimonia la delicatezza e la scrupolosità con cui la sua famiglia vuole far rinascere Villa Giolitti, ai piedi della Rocca di Cavour.
La dimora storica era una delle due case che lo statista Giovanni Giolitti possedeva in paese. L’altra è in centro ed è nota come la casa del dottor Plochiù, che era suo nonno materno. Nella villa di metà Ottocento, andava soprattutto d’estate a cercare quiete e refrigerio.
Per anni è rimasta in vendita e anche il Comune e lo Stato si erano mossi per cercare di acquisirla. Avevano anche un diritto di prelazione. Ma l’assenza di garanzie di fondi statali adeguati, ha spinto la precedente Amministrazione Paschetta ad abbandonare questa strada.
A rilevarla a inizio 2024 è stata la famiglia Imberti di Villafranca Piemonte, con radici anche a Cavour. Il papà di Ramona, Pier Antonio, è stato preside alle medie di Vigone per diversi anni.
“Lui è sempre stato molto attento alle risorse del territorio e ci ha insegnato l’importanza di conoscere la storia per costruire il futuro” spiega la figlia, che fa l’insegnante, ma che ha studiato all’Accademia delle Belle Arti.
“La stiamo ristrutturando gradualmente, recuperando anche il bosco – tratteggia –. È un lavoro graduale e che non vogliamo fare con fretta perché si rischierebbe di fare scelte di cui pentirsi. Stiamo imparando a conoscere giorno per giorno la casa e capire come rispettare le sue caratteristiche e il suo valore”. L’obiettivo non è andarci a vivere, ma rendere sicuro l’immobile e il parco per aprirli al pubblico: “Vogliamo creare percorsi museali e di visita del bosco, ripristinando i vecchi sentieri – dettaglia –. Ci piacerebbe ospitare eventi culturali, ma anche coinvolgere le scuole in momenti formativi”.
Di lavoro in questo anno e mezzo ne è già stato fatto parecchio: “Abbiamo sistemato il terrazzo che soffriva di infiltrazioni e stiamo mettendo in sicurezza il bosco – elenca –. Abbiamo potato gli alberi grandi e storici, come il cedro, tagliato i rami vicino alla recinzione, che si affacciavano sulla strada, ma abbiamo anche controllato la salute delle piante e abbattuto quelle come i pioppi, che non erano più sani”.
Il percorso di ristrutturazione è svolto in sintonia con la Soprintendenza e al momento non è possibile prevedere la data dell’apertura al pubblico: “Ma riusciremo a partire prima dal fabbricato, perché la messa in sicurezza del bosco richiede molto più tempo”.