"L’annunciata riorganizzazione di Konecta SpA, che prevede l’accorpamento delle sedi piemontesi con la possibile chiusura di Ivrea e Asti, non è soltanto una semplice scelta aziendale: è una decisione che rischia di avere ricadute pesantissime sul lavoro, sulla coesione sociale e sull’equilibrio territoriale del Canavese e dell’Astigiano".
Lo dichiara Sergio Bartoli, consigliere regionale del Piemonte (Lista Civica Cirio Presidente Pml), che ha presentato un’interrogazione a risposta immediata per chiedere alla Giunta regionale quali iniziative intenda assumere di fronte a una vertenza che coinvolge oltre 1.100 lavoratrici e lavoratori.
"Parliamo in larga parte di addetti con contratti part-time e retribuzioni medie intorno ai 750 euro mensili, che arrivano a circa 1.100 euro nei casi di tempo pieno. In queste condizioni - sottolinea Bartoli -, il trasferimento forzato verso Torino diventa economicamente insostenibile, trasformando di fatto il diritto al lavoro in un costo che molte famiglie non possono permettersi".
Secondo Bartoli, la possibile perdita della sede di Ivrea rappresenterebbe «un colpo durissimo per uno dei principali presìdi occupazionali del Canavese, un territorio già segnato da processi di desertificazione industriale, con effetti a catena sull’indotto, sul commercio locale e sui servizi».
"C’è poi un aspetto spesso sottovalutato - aggiunge -, molti lavoratori Konecta sono attivamente impegnati nel volontariato, nello sport, nella protezione civile e nell’associazionismo. Un loro spostamento quotidiano verso il capoluogo significherebbe impoverire ulteriormente il tessuto sociale delle nostre comunità".
"Auspico che la Regione Piemonte, oltre a monitorare con attenzione la situazione, possa efficacemente attivare ogni possibile strumento a tutela dei lavoratori, delle loro famiglie e del nostro territorio. È necessario, infatti, attuare tutte le iniziative possibili per tutelare i livelli occupazionali e mantenere i presìdi territoriali, aprendo un confronto serio con l’azienda e con le parti sociali. Difendere questi posti di lavoro significa difendere il futuro del territorio", conclude Bartoli.















