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Attualità | 17 ottobre 2018, 15:20

Sotto al Comune per dire no ai fascismi, Segre: "Contro gli analfabeti della democrazia"

Sabato 20 ottobre manifestazione in piazza Palazzo di Città per rispondere all'appello dei partigiani ANPI a 70 anni dall'entrata in vigore della Costituzione

Sotto al Comune per dire no ai fascismi, Segre: "Contro gli analfabeti della democrazia"

In una società che quotidianamente dà luogo ad atti discriminatori, attacchi razzisti, sessisti e omofobi, il campanello d'allarme per la salvaguardia dei diritti torna a suonare forte e chiaro. È la denuncia dell'ANPI cui hanno risposto partiti politici, sigle sindacali e associazioni piemontesi per scendere congiuntamente in piazza a Torino sabato 20 ottobre, uniti dallo slogan "Mai più fascismi".

La manifestazione inizierà alle ore 16 con l'intervento di Battista Gardoncini. Seguiranno le esibizioni di One Blood Family e del Coro Moro. Entrambi i gruppi musicali coinvolti sono composti da richiedenti asilo. Per tutto il pomeriggio si alterneranno diverse letture di carattere antifascista. Sarà sotto piazza Palazzo di Città per lanciare un messaggio alla forza pentastellata che con la Lega è al governo, invitando quindi anche la giunta cittadina a prendere posizione rispetto al nuovo fascismo dilagante.

Come spiega Andrea Polacchi, presidente di Arci Torino: "Ci sono tanti elementi in comune tra chi ha accolto l'appello dei partigiani, a cominciare dalla partecipazione, che a essere uno degli antidoti principali al fascismo. Ogni forma di totalitarismo nella storia è stata caratterizzata dalla presenza di una zona grigia: quella parte di popolazione che di fronte ai soprusi restava in silenzio. Ora noi dobbiamo smuoverla". 

Maria Grazia Sestero, a capo del coordinamento "Mai più fascismi, restiamo umani", dichiara: "A inizio anno abbiamo raccolto con un lavoro collettivo migliaia di firme contro la rinascita di formazione neofasciste, ma ci siamo accorti che il tema si allargava ben oltre i circa tremila grupp da noi denunciati". 

"Rifiutiamo - continua - lo slogan 'l'Italia agli italiani' che discrimina l'immigrazione, così come ogni orientamento sovranista che tende a smantellare i fondamenti della democrazia. Ognuno dovrebbe arrivare a smontare quella logica per cui al disagio sociale corrisponde sempre un colpevole identificato come straniero, nemico".

Potentissimo il grido lanciato dall'ANPI: "Una nuvola nera va nuovamente addensandosi - in Italia come in Europa - sulla società e sulle istituzioni. Riemerge dai cupi anfratti in cui essa, con il suo bagaglio di intimidazioni, odio e discriminazioni, era stata a forza ricacciata dalle lotte di liberazione ed emancipazione partigiana e popolare del secolo scorso. Ridà corpo agli spettri del revanscismo, del razzismo, del disprezzo del diverso". Una frecciata ai cosiddetti "nipotini dei picchiatori", eredi della vecchia generazione squadrista che seminava il terrore a suon di botte e olio di ricino. "Di fronte a essa - dicono i partigiani - noi, superstiti delle generazioni che, dopo l’8 settembre 1943, fummo chiamati, ventenni, a decidere da che parte stare, secon i profeti e gli artefici dell’orrore nazifascista o con chi si batteva per un mondo libero, democratico e giusto, diciamo ad alta voce, con la stessa determinazione di allora, che non siamo disposti né ad accettarla né a subirla".

Tra i partigiani firmatari, spicca il nome del neo centenario Bruno Segre, presente alla conferenza odierna. "Deve essere una manifestazione contro gli analfabeti della democrazia", ha detto. "Dobbiamo mostrare anche il senso del ridicolo che i nostalgici del fascismo manifestano con i loro estremismi. E andiamo contro i provvedimenti presi dal ministro dell'interno che mette in pericolo i nostri diritti".

A focalizzare l'attenzione sulla situazione locale torinese sono Marco Grimaldi, capogruppo LeU in Regione, e Mimmo Carretta, segretario metropolitano PD. "Pensiamo a cosa sta succedendo nella nostra città, dove danno particolarmente fastidio alcuni negozi tenuti aperti la sera e gestiti da stranieri", attacca il consigliere regionale. "Il fatto che per motivi di sicurezza si possa discernere se dalle 21 è ammesso o no fare qualcosa è molto grave. Quanta consapevolezza ne abbiamo? Davanti a tutto ciò chiedo un maggiore sforzo di empatia. Dobbiamo aprire gli occhi a tutti di fronte a questa continua spinta repressiva che tende a umiliare sempre più gli ultimi. E poniamoci tutti questa domanda: sono davvero loro a rubarci il futuro?".  

"La questione dei market etnici è sintomatica della deriva autoritaria che stiamo vivendo", aggiunge sulla stessa linea l'esponente dem. "Agli attacchi radicali bisogna rispondere in modo altrettanto radicale. Ben venga uno strumento contro i fascismi, e che l'appello sottoscritto dai partigiani diventi un vero e proprio manifesto".

Manuela Marascio

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