Esercitazione di due giorni, ieri sabato 4 e oggi domenica 5 luglio, per gli speleologi del Corpo nazionale Soccorso alpino e speleogico, delegazioni di Piemonte e Valle d'Aosta.
Gli speleologi italiani sono tra i migliori al mondo e sono punto di riferimento sia per gli interventi che per l'addestramento a livello internazionale.
Alle grotte del Bandito, in parete e non in grotta questa volta, una quarantina di speleologi si è misurata - per la prima volta dopo i mesi di lockdown - con tutte le normative dettate dall'emergenza Covid-19.
Primo addestramento per la delegazione speleo del Soccorso Alpino di Piemonte e Valle d'Aosta
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Ieri sono stati accolti dal sindaco di Roaschia Bruno Viale, che ha voluto salutarli personalmente. "A lui e all'Ente parco va il nostro grazie per l'ospitalità".
Tre lezioni online con i medici e gli infermieri del corpo fino alla prova di intervento con mascherine, con il distanziamento, con diverse metodiche di intervento, atte ad evitare il più possibile il rischio di contagio.
"Sono cambiate molte cose - spiega l'addetto alla comunicazione Luca Longo. Dall'arrivo al campo base, al suo allestimento, alla distribuzione dei pasti fino alla necessità di indossare i dpi. Il vero rischio di contagio è tra i soccorritori. In un intervento in grotta sono coinvolte decine e decine di uomini e mantenere le distanze, in un ambiente di quel tipo, è davvero complicato".
Pochi lo sanno, ma intervenire in una grotta per un salvataggio o un soccorso è un'operazione estremamente lunga e complessa. Basti pensare a dove ci si muove: in cuniculi, pozzi, strettoie. Senza luce, al freddo e in una condizione di umidità relativa del 100%.
Come farlo con una mascherina? Le complicazioni e la fatica aumentano.
E' cambiato anche l'approccio con il ferito: se è cosciente gli si fa un pre-triage e domande su possibili contatti con contagiati o sospetti tali. Poi il classico triage, per la valutazione delle condizioni di salute a seguito del trauma e, infine, l'intervento.
Con regole nuove.
Se il paziente non è cosciente, non si effettua più la "manovra gas", cioè non si avvicina l'orecchio alla bocca. In caso di assenza di battito cardiaco, non si fanno insufflazioni ma solo compressioni toraciche.
Perché il primo addestramento non avviene in grotta? "Stiamo sperimentando i dpi in condizioni più facili. Stiamo provando delle mascherine più tecniche e resistenti, che garantiscano maggiore respirabilità in caso di sforzo".
Sul tema dell'intervento in grotta vero e proprio ecco il commento del dottor Giuseppe Giovine, Giovine medico volontario del soccorso alpino specializzato in medicina in emergenza in grotta e direttore della scuola nazionale Medici CNSAS speleo.
Dalle sue parole si coglie che cosa significa un intervento di soccorso in grotta e quali sono le difficoltà e anche i rischi che corrono gli speleologi.
Il dottor Giuseppe Giovine, medico volontario del Soccorso Alpino specializzato in medicina d'emergenza, spiega come si interviene in grotta ai tempi del Coronavirus
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