La definizione è come spesso accade "anglofona" (la cosiddetta workers buyout) e la tradizione arriva dal Sudamerica, dove si sono manifestate le prime esperienze concrete. Ma è l'italiano che regala l'istantanea più efficace di quello che può essere un valido antidoto alla crisi: le "imprese recuperate", ovvero aziende in preda alla crisi che vengono salvate dal baratro per mano dei lavoratori stessi. Uno slancio che preserva l'attività, ma anche i posti di lavoro. A tutto beneficio dell'intero territorio.
Da oggi, tutto questo meccanismo ha una "casa", anche se virtuale: il portale www.impreserecuperate.it. "È il primo progetto ideato dalla nostra associazione - dicono i ragazzi di Collettivo Ricerca sociale, Matteo Amatori, Leonard Mazzone e Andrea Aimar - e rappresenta gli esempi particolarmente esemplari dal punto di vista della solidarietà e del cooperativismo, visto che i lavoratori spesso impiegano il loro TFR o la mobilità".
Dal 2007 in Italia i casi di aziende "recuperate" sono stati circa un centinaio, di cui 80 sopravvissute, soprattutto al centro Sud. Sempre di più sono le realtà che prendono posto all'interno del sito, dove possono raccontare le loro esperienze. Una decina le storie in totale che vengono raccontate. Quattro al momento le realtà piemontesi: presente sul portale è la Cartiera Pirinoli di Roccavione, che in passato ha anche scritto ai lavoratori Embraco per raccontare la loro storia e magari invitando alla riflessione. Ma in questi giorni vanno avanti i contatti per coinvolgere anche Corner (Pont Canavese), Nuova Crumiere (Villar Perosa) e CIP di Sommariva Bosco.
"Vogliamo raccontare le loro storie, il loro protagonismo - aggiungono i responsabili di questo lavoro - ma anche dare informazioni ad altre situazioni in difficoltà per intraprendere questo tipo di cammino: dai singoli regolamenti regionali alle possibilità di supporto da parte di istituzioni o banche come Banca Etica".
Un fattore decisivo, spesso, è il tempo. "Passa molto tempo dalla situazione in cui un'azienda può essere recuperata e il momento in cui si realizza. Ma spesso accade in maniera casuale e non strutturata. E noi speriamo di abbreviare questo tempo che intercorre. Non è la panacea di tutti i mali, ma un meccanismo virtuoso che può funzionare. Specialmente nei casi di aziende che non chiudono per problemi di mercato, ma per problemi del titolare, per difficoltà di passaggi generazionali e così via".
E oltre a fare informazione, l'obiettivo del portale è anche aiutare chi già si impegna in questi percorsi a fare rete, creare magari alleanze per lavorare e crescere insieme.
Una nuova occasione sarà quella di sabato 26 maggio, quando il Collettivo organizzerà un incontro con alcuni dei rappresentanti delle aziende che già stanno vivendo questo tipo di esperienze.