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Calcio | 26 marzo 2019, 09:03

La trasferta di Firenze dirà quanto il Toro è davvero cresciuto

Serve un risultato positivo al Franchi per dimostrare che contro il Bologna è stato solo un incidente di percorso. Moretti guiderà una difesa rabberciata contro Muriel e compagnia

La trasferta di Firenze dirà quanto il Toro è davvero cresciuto

Archiviata la parentesi dedicata alle nazionali, da domenica torna il campionato e non ci saranno più soste sino a fine maggio. Il Toro è chiamato a dieci battaglie per centrare l’obiettivo Europa League, la prima delle quali a Firenze contro una diretta concorrente.

L’obiettivo degli uomini di Mazzarri è dimostrare che l’inopinato scivolone col Bologna è stato un incidente di percorso e non il segnale dell’inizio di una crisi. In questa stagione, dopo ogni sconfitta, i granata hanno sempre reagito nel modo giusto, facendo punti e spesso prove convincenti nella gara successiva: mai come questa volta sarà fondamentale riprendere subito la retta via, perché il margine di errore è ridotto al minimo, a questo punto della stagione. Con l’attuale classifica il Toro sarebbe fuori dalla zona Europa, mentre una vittoria contro l’ex Mihajlovic avrebbe consentito di agganciare la Roma al quinto posto.

Contro la viola sarà fondamentale ritrovare quella compattezza difensiva che aveva fatto le fortune dei granata nell’ultimo periodo, con la porta di Sirigu rimasta inviolata per quasi 600 minuti. Non ci saranno gli squalificati Nkoulou e Ola Aina (appiedato addirittura per tre turni) all’Artemio Franchi, un bel problema contro un attacco come quello di Pioli che può contare su giocatori di valore quali Muriel, Simeone e Chiesa (se recupererà dall’infortunio che gli ha fatto perdere la nazionale). Se il Toro non torna ad essere solido e quadrato dietro sono dolori, tanto più che la Fiorentina due mesi e mezzo fa ha già dimostrato di poter fare male ai granata battuti 2-0 nella gara unica degli ottavi della Coppa Italia.

Domenica la difesa tornerà ad essere guidata dal veterano Moretti: una iniezione di esperienza per un reparto che ha da tempo in Izzo un elemento capace di sfoderare prestazioni autoritarie (tanto da meritarsi la chiamata di Mancini in azzurro, al pari di Sirigu), mentre meno costante è il rendimento di Djidji. Un Toro capace di concedere poco agli attaccanti della Fiorentina e di tornare a proteggere la porta di Sirigu come aveva saputo fare molto bene per sette partite è la condizione base per ripartire. Contro il Bologna una difesa svagata (e mal protetta dal centrocampo) ha consentito agli ospiti di maramaldeggiare, urge evitare il ripetersi di errori singoli e di squadra se si vuole tenere nel mirino l’obiettivo Europa.

Negli anni scorsi, di questi tempi, il Toro aveva riposto nel cassetto ogni sogno di gloria perché di fronte alle difficoltà si squagliava: per dimostrare che il salto di qualità è stato fatto, occorre tornare a fare risultato subito, con l’ausilio di quegli attaccanti che per troppo tempo hanno marcato visita all’appuntamento con il gol. Belotti, Zaza e Iago Falque devono fare la differenza in questi ultimi due mesi di campionato.

Massimo De Marzi

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