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Economia e lavoro | 26 novembre 2019, 07:28

Il commercio di Torino cambia pelle anche senza la tecnologia: è il trucco del Caleidos

Bilancio positivo dopo i primi sei mesi del progetto di Ascom con Kikilab e Camera di Commercio. Coppa: "Nessuno si può sentire al sicuro: innovare è l'unica strada per restare sul mercato"

Il commercio di Torino cambia pelle anche senza la tecnologia: è il trucco del Caleidos

Il negozio per arredi da esterni che voleva cambiare l'aspetto esteriore svecchiando l'immagine e senza sembrare un magazzino. Oppure il negozio di vestiti per bambini che organizza eventi. O il bar-caffè che ha operato sulla misurazione dell'efficacia della gestione interna. E ancora l'agenzia di viaggi che ha lavorato sull'attesa e sulla gestione dei tempi dei potenziali clienti. Fino all'uso più attento e sistematico dei social.

L'innovazione e il commercio possono essere due strade che si incontrano, anche senza tecnologia. E i primi sei mesi di Caleidos, il progetto organizzato da Ascom Torino e provincia con Kikilab e Camera di Commercio, ne sono la dimostrazione.

"L'imprenditore chiuso nel suo negozio è destinato alla chiusura - ammonisce la presidente della sigla dei commercianti torinesi, Maria Luisa Coppa -. Nessuno è al di sopra del bisogno e tutti hanno bisogno di occhiali nuovi per guardare la realtà e individuare i problemi per poi superarli. Continueremo a fare pressione e per convincere più operatori possibili".

"Il bilancio è positivo, dopo sei mesi - spiega Carlo Alberto Carpignano, direttore generale di Ascom Torino -. Abbiamo vinto la sfida sul fatto che si può fare innovazione di processo senza necessariamente introdurre nuove tecnologie e nuovi costi. Basta fare le cose in modo diverso, per ottenere risultati migliori".

"Tutte aziende storiche e solide, frutto di una selezione attenta - prosegue -. E la percezione è che gli spazi di miglioramento sono molto ampi, a detta degli stessi addetti ai lavori e operatori. E questa è la cosa più importante. Passi avanti dotandosi solo di un metodo e trovando interlocutori con cui confrontarsi".

La formula di laboratorio, da un lato, ha ristretto il campo (da 40 candidature a 9), "ma questo ha permesso un confronto più serrato tra operatori legati da una motivazione comune e di fronte a un'occasione di avere qualcuno con cui parlare", dice ancora Carpignano

Non per nulla, la selezione ha mirato anche a evitare sovrapposizioni di concorrenza o di territorio. Aziende che non avessero problemi particolari all'origine e che garantissero di seguire il cammino fino alla fine.

Il futuro? Riguarderà nuove aziende. "Cominceremo a studiare quale innovazione tecnologica può essere inserita sul binario dell'innovazione di processo già avviata, in aree che sono state già individuate. Dalla gestione del negozio alle forme di pagamento".

"Persone che si sottopongano a un percorso che è durato 5-6 mesi sono comunque un numero significativo. E intorno a loro si creano comunità dove il passaparola può essere fondamentale - conclude la presidente Coppa - e ora vogliamo portare a sistema questo modello in tutte le territoriali e in tutti i settori". "E intanto procede tech@home - prosegue - perché l'innovazione non ha tempo da attendere e bisogna andare avanti su più fronti".

Massimiliano Sciullo

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