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Economia e lavoro | 04 dicembre 2021, 07:30

Engim, la formazione professionale "sociale" per risolvere il rebus del lavoro. Anche nell'anno della pandemia

La fondazione accoglie quasi 3000 allievi di ogni età nella nostra regione. Ottenute 404 qualifiche, 50 gli inserimenti occupazionali. In Italia il 58% dei diplomati trova lavoro entro due anni. Muzzarelli: "Obiettivo 82% entro tre anni"

conferenza engim 3 dicembre 2021

Engim, la formazione professionale "sociale" per risolvere il rebus del lavoro

"Shirli arriva dall'Albania e, contro ogni stereotipo di genere, ha scelto la meccanica perché è la sua passione. Abbiamo scelto lei per la copertina del nostro primo bilancio sociale". Così Marco Muzzarelli, direttore nazionale di Engim, sintetizza la missione che dal 1977 porta avanti la Fondazione piemontese (Ente nazionale giuseppini del Murialdo, che nel 2021 diventa ente di Terzo settore) occupandosi di formazione professionale, orientamento, cooperazione e lavoro. E che oggi, per la prima volta, scrive i suoi risultati nero su bianco. Anche se le cifre, da sole, non bastano. "Dare un lavoro alle persone significa dare loro anche un valore e farle crescere".

QUASI 3000 ALLIEVI DI OGNI ETÀ: DESTINAZIONE LAVORO

Shirli, ma non solo. I numeri parlano infatti si 2971 allievi di ogni età iscritti ai 309 corsi soltanto in Piemonte per quasi 100mila ore, con oltre 10 milioni di contributi da parte delle istituzioni e dei privati. Per Engim lavorano 200 persone (di cui il 96% a tempo indeterminato) e solo nel 2020, nonostante le difficoltà di un anno unico nel suo genere, si sono contati 404 qualifiche e diplomi conseguiti, mentre 50 allievi sono stati assunti con contratto di apprendistato.

Ma Engim lavora anche nel resto d'Italia e nel mondo. Sono 30 le sedi formative lungo la Penisola, con 630 corsi attivi per oltre 8000 allievi (e un'occupazione del 69% a due anni dal diploma), mentre - in veste di Ong - sono 78 i progetti attivi in 15 Paesi nel mondo, grazie a 105 volontari e 33 sedi operative.

"Vogliamo portare un contributo agli aspetti occupazionali - sottolinea Muzzarelli -  ma come sempre nel nostro operato vogliamo curare con grande attenzione anche le ricadute sociali della formazione professionale. Una formazione che è sempre più costante nel corso della vita della persona, senza più vincoli anagrafici".

Engim Piemonte conta il 56% degli allievi che trovano un lavoro a un anno dal diploma e il 58% in due anni. Medie che si alzano oltre il 60% per la meccanica e i servizi alla persona. "Ma da qui a tre anni abbiamo l'obiettivo di arrivare all'82%, secondo le indicazioni europee", dice Muzzarelli.

LA LEZIONE DEI SANTI SOCIALI

"Occuparci degli ultimi è il solo titolo nobiliare di cui dovremmo fregiarci - dice padre Antonio Lucente, presidente di Engim - e abbiamo il compito di portare avanti la missione dei santi sociali di Torino. Abbiamo radici lontane che insegnano a fare bene il bene: una scelta di campo che oggi è ancora più attuale. Siamo tutto connessi, questo ormai è chiaro a tutti. Anche per questo uno dei nostri prossimi traguardo è la realizzazione di una scuola a Bengasi".

Solo in Piemonte, Engim conta - insieme alla sede del collegio degli Artigianelli in corso Palestro - anche sedi a Mirafiori, così come a Nichelino, Pinerolo, Chieri, Carmagnola e Sommariva Bosco, nel Cuneese. E solo per gli adulti disoccupati si contano 412 iscritti, con 63 disoccupati che hanno ottenuto la qualifica di base, 90 quella professionali, mentre sono 44 gli stranieri che hanno conseguito la qualifica di base e 103 i disabili.

ATTENZIONE AI "DISPERSI" DELLA DAD

"Questi sono luoghi in cui garantire coesione all'interno della nostra comunità - dice Gianna Pentenero, neo assessore comunale alla formazione professionale - E in questi anni non si parla più di dispersione scolastica, legata a quei ragazzi che non sono riusciti a seguire i percorsi di Dad. Una dimensione che va conosciuta meglio".

L'IMPORTANZA DELLA RETE (E LE RISORSE)

"Fare rete è indispensabile - dice Federica Deyme, direttrice di Agenzia Piemonte Lavoro - per disegnare dei percorsi virtuosi di collaborazione. Per ora forse non è ancora sufficiente, questa rete. Serve una governance che sia di stampo pubblico. Noi ci siamo".

E Alberto Anfossi, segretario generale di Compagnia di San Paolo, conclude: "Il nostro piano strategico vuole provare a fare qualcosa di diverso in questo periodo storico, anche alla luce dell'arrivo dei fondi del PNRR. Vogliamo che il territorio si faccia trovare pronto e il terzo settore è una delle due gambe su cui poggia il nostro piano. In particolare con Next generation You, con risorse per circa 6 milioni di euro".

"Abbiamo selezionato 150 enti del terzo settore e sono circa 20 i soggetti in grado di fornire consulenza per migliorare la loro organizzazione - aggiunge - L'obiettivo è rafforzare questi attori del terzo settore, ma non abbiamo verità in tasca. È una proposta per aiutare gli enti a essere strumento efficace di una rete più ampia. Nessuno può fare niente da solo".

Massimiliano Sciullo

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