Attualità | 30 luglio 2025, 15:12

Alla scoperta di una passione con i collezionisti del Fiat 500 Club Italia

La rubrica “Storie metropolitane” dedicata alla iconica auto che ha fatto la storia

Alcuni soci del coordinamento Fiat 500 Club Valle di Susa

Alcuni soci del coordinamento Fiat 500 Club Valle di Susa

Al solo vederle scatta la nostalgia e un sorriso si dipinge sul volto delle persone che se le vedono sfilare davanti: sono le mitiche FIAT 500 storiche, quelle prodotte a Mirafiori e a Termini Imerese tra il 1957 e il 1975. L’utilitaria che nel 1957 venne battezzata come Nuova 500, per distinguerla dalle FIAT 500 Topolino A e B e dalla 500 C dei primi anni del dopoguerra, ha motorizzato l’Italia del boom economico e ha continuato a farlo fino alla metà degli anni ‘70, diventando la prima auto dei baby boomers nati sino al 1964 e degli italiani della Generazione X nati tra il 1965 e il 1980.

Alla passione per la FIAT 500 è dedicata la nuova puntata della rubrica “Storie metropolitane” curata dalla Direzione Comunicazione della Città metropolitana di Torino. Il reportage video è pubblicato nel canale YouTube della Città metropolitana di Torino all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=f7jEuqAje7Q

Per capire le origini della passione che anima i collezionisti siamo andati a conoscere alcuni soci del Coordinamento Valle di Susa del Fiat 500 Club Italia di Garlenda, di cui è responsabile Renato Breusa. Con i suoi 23.000 soci, il FIAT 500 Club Italia fondato a Garlenda nel 1984 è il più grande Club di modello al mondo ed è affiliato all’ASI dal 2000. Ogni anno il Club organizza centinaia di raduni con gli appassionati di un autentico mito italiano, del quale circolano ancora oltre 450.000 esemplari in tutto mondo. Il Club riunisce persone di tutto il mondo, di ogni ceto sociale e di ogni età, visto che il 25% dei soci ha meno di 40 anni. Fiori all’occhiello sono il museo multimediale “Dante Giacosa” e il Centro di documentazione per l’educazione stradale di Garlenda. L’impegno in campo sociale è stato riconosciuto anche dall’Unicef, di cui il Club è testimonial.

Ma veniamo al Coordinamento Valle di Susa, uno dei 180 sparsi in tutto il mondo, che ogni anno organizza nel proprio territorio una serie di raduni, tutti patrocinati dalla Città metropolitana di Torino, in cui il collezionismo si abbina con la promozione turistica del territorio, da Sestriere a Trana, da Bruzolo a Giaveno. In riva al Lago Grande di Avigliana abbiamo incontrato Renato Breusa e altri soci del Coordinamento per capire quali emozioni e ricordi suscita una 500 perfettamente conservata o restaurata nel collezionista e in chi la vede passare nelle strade vicino a casa.

Per chi ha almeno 60 anni la vettura icona dell’Italia del boom è sinonimo di primi viaggi fuori porta e di vacanze in libertà grazie al benessere conquistato con un lavoro sicuro. “Ogni anno, - spiega Renato Breusa - il FIAT 500 Club Italia organizza circa 200raduninelnostro Paese e constatiamo che il mito della 500 sta entusiasmando un numero crescente di persone, soprattutto giovani, attratte da un modello che è stato la prima automobile degli italiani negli anni del boom economico. Ancora oggi al Pubblico Registro Automobilistico italiano sono iscritte oltre 300.000Fiat 500”.

Ma qual è la reazione tipica delle persone che vedono passare l’icona del Made in Italy automobilistico degli anni ‘50 e ‘60? Quali sono le curiosità che vogliono soddisfare parlando con i collezionisti? “Ci chiedono innanzitutto se le nostre automobili sono in vendita e quanto vale un esemplare in buono stato, dal momento che i prezzi sono lievitati negli ultimi anni. - risponde Breusa – Molti hanno bei ricordi legati alle 500 di famiglia: ricordi di vita quotidiana, ma anche delle vacanze in Sicilia partendo da Torino. Qualche donna ci racconta di aver avuto le doglie e aver rischiato di partorire sulla 500. E poi questa è ancora l’automobile di tutti i giorni per alcuni anziani”.

Dunque, cosa significa stare al volante di un mito dell’industria automobilistica italiana? “Significa guidare il simbolo della prima motorizzazione degli italiani, diventato l’oggetto della passione di noi collezionisti. - risponde Nico Argirò, che di professione è autoriparatore a Sant’Antonino di Susa e la sua Nuova 500 del 1960 con le portiere controvento se l’è restaurata da solo – L’impegno per la manutenzione non è gravoso, perché molti pezzi di ricambio sono ancora disponibili o vengono fabbricati. Se si ha un po’ di abilità, non è difficile effettuare le riparazioni”., non è difficile effettuare le riparazioni”.

comunicato stampa

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