Attualità | 02 agosto 2025, 16:06

Via Martorelli, tra sogni e dubbi: "Sì alla riqualificazione, no alla pedonalizzazione"

Arriva il masterplan per rilanciare Aurora e Barriera, ma i commercianti si mobilitano: parte la raccolta firme

I commercianti di via Martorelli: "No alla pedonalizzazione"

I commercianti di via Martorelli: "No alla pedonalizzazione"

È in arrivo il progetto per rigenerare il cuore di Barriera di Milano e Aurora, ma in via Martorelli — una delle vie centrali coinvolte nel maxi intervento — le voci dei negozianti sembrano parlare un’altra lingua. È quella dei timori, delle perplessità, di chi ha vissuto trent’anni dietro un bancone e si chiede oggi quale sarà davvero il futuro della zona.

La Città annuncia una nuova pista ciclabile, il recupero dei locali abbandonati, 400 nuovi alberi e, in prospettiva, anche l’allargamento delle aree pedonali. Ma per alcuni commercianti, quel futuro assomiglia troppo a qualcosa che hanno già visto. E che non ha portato fortuna.

Pierino Magro, storico esercente e rappresentante dell’associazione Pro.Mar, spiega: "Questa zona ha già i suoi problemi. Se spingiamo il traffico e la vitalità altrove, qui rischiamo di concentrare tutto il degrado che oggi si muove su piazza Foroni. È una preoccupazione concreta, non un pregiudizio. Già nel 2005 c’era un piano da tre milioni di euro per rifare tutta la via, ma si fece ben poco se non quasi nulla. L'attuale progetto ci preoccupa, non poco".

Una pedonalizzazione che non convince

L’idea di chiudere via Martorelli al traffico automobilistico, anche solo in parte, fa storcere il naso a molti. "Non siamo contrari alla riqualificazione in sé –precisa Giulia Magroma avevamo chiesto marciapiedi più sicuri, una nuova illuminazione e attraversamenti non pericolosi. Non una zona pedonale. Personalmente sono contraria anche alle piste ciclabili, perché non hanno senso da un punto di vista di viabilità: abbiamo già la zona 30 che consente il transito delle bici".

Anche Diego Causin, presidente dell’associazione APS "Balletto di Torino", è sulla stessa linea. Il timore, spiega, è quello di 'uccidere' la clientela. "Le famiglie che vengono da noi arrivano in auto per accompagnare i figli a danza. Quindi, se togliamo il passaggio delle auto, perdiamo automaticamente iscritti. E dove c’è meno gente, spesso arriva solo il bivacco e la criminalità".

Il degrado supera la paura

C’è anche chi, come Franca, residente da anni in zona, parla con amarezza: "Non posso più uscire dopo le sei di sera. Una volta sono stata seguita fin sotto casa. I poliziotti non fecero neppure le indagini. Prima di togliere le macchine, servirebbe integrazione, educazione. Qui è questione di sicurezza, non solo di estetica".

Il paradosso, secondo i negozianti, è che dopo ogni incontro pubblico sarebbero state ignorate le principali richieste – meno degrado, più vigilanza e più attività – proposte dagli stessi residenti e esercenti che abitano la zona. 

"Sia come commercianti e sia come cittadini ci sentiamo fortemente presi in giro – ha spiegato Alberto, tabaccaio di via Martorelli – Siamo andati più volte agli incontri sui piani di riqualificazione promossi dall’amministrazione e la gente ha sempre chiesto l’esatto contrario di quello che stanno per realizzare. Abbiamo le scatole piene di spaccio e criminalità, ma il risultato è che ci siamo ritrovati con un piano che incentiva questo tipo di degrado. Se fai chiudere i negozi di vicinato, si crea desertificazione, perché non c’è più interazione sociale. Quello che creano le aree pedonali in questa zona lo abbiamo già visto: degrado totale."

"Siamo preoccupati – spiega Vanessa Gentili della Ferramenta Gentili di via Martorelli – In un quartiere già segnato da criminalità, questi interventi rischiano di peggiorare la situazione. Questa via vive di negozi: serve il passaggio auto. Verde e arte sì, ma avevamo escluso le pedonalizzazioni. Inoltre, aui le case al piano terra sono tante: il rischio è ritrovarsi lo spaccio dentro casa. Tra corso Vercelli e via Martorelli, area in cui abito, hanno creato due grossi edifici con una zona di panchine che funge da passaggio. A dimostrare che questi spazi non funzionano, quella zona ha dovuto mettere grate chiuse, perché la sera c'erano tossici e spacciatori".

In partenza una raccolta firme

A questo clima di incertezza si aggiunge la voce, sempre più insistente, di una raccolta firme in partenza. La petizione in arrivo, promossa proprio dai commercianti della zona, vuole chiedere modifiche puntuali al progetto prima che diventi realtà. "Non diciamo no a tutto", chiariscono dall'associazione Pro.Mar, "ma vogliamo soluzioni che funzionino per davvero e che ascoltino le richieste dei protagonisti di questo territorio, non progetti calati dall’alto".

Marco D’Agostino

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