Lunedì riparte Mirafiori, anche se a ranghi piuttosto ridotti. La cassa integrazione e i rinnovati contratti di solidarietà ridurranno infatti la presenza della forza lavoro dopo la fermata estiva ( domani ci sarà l'avviamento per la produzione: circa 60 le persone convocate tra i vari reparti. La prossima settimana si lavorerà fino a giovedì). Ma in queste ore, tra le linee, sono altre le voci che si rincorrono: Stellantis, infatti, cerca operai da mandare in trasferta in Serbia (nello stabilimento di Kragujevac), per costruire la Grande Panda.
Settanta euro al giorno
I messaggi con le informazioni hanno raggiunto i lavoratori dello stabilimento torinese così come quelli di Pomigliano e di Melfi. Sono 50 in tutto le persone di cui ha bisogno l'azienda per rinforzare le linee nei Balcani. Si parte entro la fine di settembre, al massimo con l'inizio di ottobre. E si resta lì per un periodo di circa tre mesi, salvo estensione della missione. Nei primi 15 giorni i lavoratori dovranno cercarsi un'abitazione, ricevendo un'indennità di quasi 26 euro, mentre quando entreranno concretamente in azione riceveranno 70 euro al giorno, comprese le spese per la casa e i pasti (anche sabato e domenica). Per gli spostamenti, ogni tre persone sarà possibile noleggiare una vettura, mentre il rientro a casa - con viaggio pagato dall'azienda - non è previsto prima di un mese e mezzo circa.
In questo momento, nello stabilimento serbo ci sono già una 50 di lavoratori italiani, cui si uniscono anche un centinaio di operai provenienti dal Marocco.
"Il modello nuovo lo vogliamo a Mirafiori"
Una possibilità che però non ha trovato consensi nel mondo sindacale. Soprattutto sul fronte della Fiom Cgil. "All'azienda abbiamo chiesto lavoro e un modello nuovo, ma a Mirafiori. Forse l'azienda ha frainteso - dice Gianni Mannori, responsabile Mirafiori per Fiom Cgil -. Non abbiamo chiesto un modello da fare in Serbia o in altre parti del mondo. E' una soluzione tampone, per loro. Ma dimostra che non ci sono prospettive e organizzazione per questo lavoro qui a Torino".
"Torino deve pensare a curare le proprie ferite"
Da parte della Fim Cisl, il segretario generale Rocco Cutrí e il segretario responsabile settore automotive, Igor Albera, sottolineano come si consideri "prioritario il massimo impegno in questa direzione con l'obiettivo di impiegare tutti i lavoratori in vista della scadenza degli ammortizzatori sociali al 31 Gennaio (i rinnovati contratti di solidarietà, ndr). La nuova vettura rappresenta un'opportunità per voltare pagina e avviare un ciclo positivo che, ci auguriamo, veda lo stabilimento di Mirafiori protagonista e pronto a ricevere ulteriori incarichi. La richiesta di inviare lavoratori verso la Serbia, in questo panorama, non può che essere marginale e limitata oltre che, ovviamente, presentata come una possibilità assolutamente volontaria". E aggiungono: "Decidere di produrre in Serbia una vettura simbolica come la Panda, cercare il risparmio ad ogni costo e poi ridursi a spostare lavoratori da un capo all'altro dell'Europa, non sembra essere una grande prova di buona managerialità. Occorre rispolverare il caro vecchio buon senso pensando alla concretezza e puntando alla crescita aziendale nel suo complesso. Oggi più che mai Torino deve pensare a curare le proprie ferite".
Grimaldi (Avs): "Smantellano lo stabilimento di Torino"
E polemiche provengono anche dal mondo della politica. A farsi portavoce del malessere è Marco Grimaldi, vicecapogruppo alla Camera di Alleanza Verdi e Sinistra. "Stellantis continua a smantellare pezzo dopo pezzo l’industria automobilistica italiana. Dopo aver fatto volare all’estero la produzione dei modelli di massa – la 500 ibrida in Polonia, la Grande Panda in Serbia, la Lancia Y in Spagna, la Topolino e la 600 altrove – ora arriva l’ultima provocazione: delocalizzare anche la manodopera". E prosegue: "Non bastava spostare le fabbriche. Ora si chiede alle tute blu dí Mirafiori in cassa integrazione, ai lavoratori italiani di fare le valigie e andare a produrre all’estero, in Serbia per qualche mese. Un’offerta mascherata da “opportunità”, che suona come una grave presa in giro per chi da anni vive tra cassa integrazione e contratti di solidarietà. Una proposta che promette stipendi pieni e 70 euro al giorno ma che nasconde il fallimento di un piano industriale che non c’è. È inaccettabile. È il segno di una crisi profonda che nessuno vuole affrontare. Stellantis non investe, non rilancia, non garantisce. E il Governo resta a guardare, mentre l’Italia si svuota e Mirafiori si spegne con lei".
E la capogruppo in Regione di Avs, Alice Ravinale, insieme a Emanuele Busconi, consigliere comunale Torino Sinistra Ecologista, aggiungono: "Chiediamo un piano industriale serio, vincolante, che dica chiaramente dove si produce, cosa si produce e con quali garanzie occupazionali. Noi lo denunciamo da anni: chiediamo il ritorno in Italia dei modelli mass market del futuro non del passato. Se non produce almeno 200mila auto ogni anno, Mirafiori chiuderà e la deindustrializzazione di Torino e della provincia avrà un effetto devastante sulla tenuta economica e sociale di decine di migliaia di famiglie. Basta accontentarsi delle promesse, ogni livello istituzionale deve intervenire. Mandare in Serbia operai italiani in cassaintegrazione è l’ennesimo schiaffo a chi ha fatto la storia dell’automotive in questo Paese. È il segno evidente che Elkann non crede nell’Italia. Ma noi sì. E continueremo a batterci per riportare qui il lavoro, la produzione, il futuro".
Disabato (M5s): "Proposta ingenerosa per i lavoratori"
Anche dal Movimento Cinque Stelle arrivano critiche: "Perché chiedere ai dipendenti delle carrozzerie torinesi di trasferirsi in Serbia, quando è previsto a breve l’avvio delle produzioni della 500 ibrida? Perché non si parla di nuove produzioni e obiettivi di crescita per valorizzare al meglio i lavoratori piemontesi? Si tratta di una proposta ingenerosa, che non tiene conto del contesto sociale fragile in cui versano le famiglie in questo momento, dopo anni di cassaintegrazione. La Giunta regionale chieda conto a Stellantis di questa scelta e pretenda un chiarimento rispetto alle prossime azioni. Basta prese in giro", dicono Sarah Disabato, capogruppo regionale M5S Piemonte e i due consiglieri regionali Alberto Unia e Pasquale Coluccio.