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Scuola e formazione | 29 maggio 2020, 12:47

Scacchi, la mossa giusta per l'educazione: anche il Piemonte partecipa al progetto nazionale

L'obiettivo è la promozione sociale dei minori basato su pedoni, cavalli, torri e re

Scacchi, la mossa giusta per l'educazione: anche il Piemonte partecipa al progetto nazionale

Oltre diecimila minori dai 6 ai 14 anni, quattordici regioni (Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Lazio, Umbria, Abruzzo, Marche, Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia), ventitrè istituti scolastici, quattordici associazioni sportive, dieci organizzazioni del Terzo settore, due milioni e duecento mila euro di investimento per tre anni di attività.

È la realtà di “Scacchi Metafora Educativa” (SME), il più consistente progetto di promozione sociale basato sul gioco degli scacchi mai realizzato in Italia. L’iniziativa ha preso il via questa settimana con l’annuncio del suo primo work shop nazionale che si terrà a Salerno, dal 30 giugno al 2 luglio.

Protagonisti in campo, l’impresa sociale Con i Bambini, da anni impegnata nell’attuazione dei programmi del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile in Italia, il Centro Sportivo Educativo Nazionale (C.S.E.N.), ente di promozione sportiva di alto valore sociale, con oltre un milione e 600 mila soci su tutto il territorio nazionale, e la società sportiva dilettantistica Alfiere bianco, già titolare di numerose attività per la sperimentazione di nuove didattiche e metodologie finalizzate all'uso del gioco degli scacchi come strumento pedagogico, propedeutico all'apprendimento scolastico in generale e alla stimolazione delle competenze e delle abilità, a beneficio dell’inclusione scolastica e sociale.

Il progetto SME non intende “soltanto” diffondere l’insegnamento degli scacchi a scuola, ma parlare direttamente ai minori, alle famiglie e agli operatori del settore educativo, offrendo loro uno strumento di aggregazione di straordinaria efficacia inter-generazionale, soprattutto sul piano relazionale e sociale.

Si imparerà a giocare e si giocherà tra compagni di scuola, tra genitori e figli, tra nonni e nipoti. Verranno organizzati tornei, ma anche seminari di studio per docenti, in modo da rendere evidente come le articolate dinamiche appartenenti alla scacchiera, con il relativo intreccio di regole e assunzioni di responsabilità individuale, non siano altro che una efficace metafora che riflette, e quindi aiuta ad affrontare, la vita reale.

«L’idea fondante di SME – osserva Andrea Bruni, responsabile nazionale dei progetti del Csen e referente del progetto SME - ha iniziato a prendere forma a Torino nel maggio 2017, durante la conferenza di presentazione dei risultati ottenuti dal progetto Castle realizzato da Alfiere bianco e riconosciuto come “success story” dalla Commissione Europea, all’interno del programma Erasmus + (un riconoscimento dato finora a circa 500 progetti Erasmus a fronte di oltre 120.000 finanziati dal 2007). In quella occasione, abbiamo convenuto con Alfiere Bianco, Università degli Studi di Torino, Asvapp e molti insegnanti delle scuole piemontesi nostri attuali partner, che le produzioni intellettuali di Castle, tutte utilizzate in SME poichè sono metodi di didattica scacchistica sviluppati insieme agli insegnanti e validati come efficaci, unite alle competenze raggiunte tramite i progetti “Scuola a scacchi” e “Black&White Sport: Chess”, ci avrebbero permesso di progettare SME come naturale evoluzione di quei modelli».

Continua Bruni: «La necessità di includere e integrare i giovani nella scuola e nella comunità, passa, a nostro avviso, attraverso uno strumento concreto che sviluppa l'abilità di prendere decisioni e contribuisce al riconoscimento dei partecipanti sia nella scuola sia nel tessuto sociale. D'altro canto, la vocazione territoriale del progetto garantisce attraverso i centri di riferimento la possibilità di diffondere in modo capillare conoscenza e solidarietà, insistendo sulla pratica esperienziale e l'esercizio come momenti di apprendimento e di socialità».

La sfida è aperta, con l’obiettivo finale di realizzare, in ogni territorio, un “Centro stabile di promozione educativa” gestito da una “Rete educativa scacchi”, coordinata a livello nazionale e che utilizzi il gioco degli scacchi come strumento permanente per l’educazione e il coinvolgimento sociale.

«L'idea innovativa del progetto – spiega Alessandro Dominici, presidente di Alfiere bianco - è l'utilizzo del gioco degli scacchi in forma educativa come strumento per accrescere le competenze trasversali dei minori, coinvolgere i minori con difficoltà in un contesto sociale e favorire il sostegno alla genitorialità definendo una situazione di relazione attraverso il gioco. Siamo grati a Con i Bambini che ha creduto in questo progetto riconoscendo che gli scacchi non sono un gioco qualsiasi, ma che, per loro natura, si prestano a contrastare efficacemente la povertà educativa minorile.

La bontà del nostro modello di intervento, già scientificamente riconosciuta dalla valutazione di impatto di precedenti progetti, verrà testata con un rigoroso disegno di valutazione degli effetti sulle competenze cognitive (e non cognitive) dei minori beneficiari. A ciò si aggiunge una conoscenza ormai assodata e prodotta a livello internazionale che ha portato l’Unione europea a pronunciarsi favorevolmente all’introduzione del programma “Scacchi a scuola” (Dichiarazione del Parlamento europeo del 15 marzo 2012)».

comunicato stampa

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