"Da cinque giorni la nave Diciotti e il suo carico di uomini e donne malati, stanchi e provati da un viaggio lunghissimo (il più breve è durato 14 mesi), sono ostaggi del governo italiano nel porto di Catania. Lì in tante e tanti sono già accorsi a dimostrare la loro solidarietà organizzando, a Torino abbiamo scelto di non essere da meno". Così il Laboratorio Culturale Autogestito Manituana lancia un appello di solidarietà rivolto all'intera città di Torino.
Per domani, alle ore 18, è stato infatti organizzato un presidio sotto la prefettura, in piazza Castello. Lo scopo è di ribadire che "le aggressioni e le uccisioni razziste, il silenzio sulle stragi di lavoratori schiavizzati nei campi, i morti in frontiera, la povertà e l'abbandono di intere comunità, la complicità con il fascismo vecchio e nuovo, sono contemporaneamente causa ed effetto dell'azione di questo governo".
E proseguono: "Siamo stanchi delle dichiarazioni di questi politici, ultimi in ordine di tempo a reggere un sistema di potere marcio il cui unico scopo è l'autoconservazione a qualunque costo. Non siamo disposti a barattare niente di quello che questo governo promette, una propagandata dietro l'altra, con la perdita della nostra umanità".
Queste quindi le richieste dei manifestanti: "Pretendiamo che tutte le persone trattenute a bordo di quella nave siano fatte scendere, che venga garantita loro l'assistenza e il supporto di cui hanno bisogno. Ma l'avevamo detto ed è giusto ripeterlo: pretendiamo che sia permesso loro di autodeterminarsi, di decidere dove andare e come, senza restrizioni alla libertà di movimento. Non vogliamo che quella dell'immigrazione diventi una mangiatoia per cooperative senza scrupoli e criminalità organizzata: aprire i porti, ancora una volta, non ha senso se non sono garantite la piena autodeterminazione e la piena libertà di movimento".
E concludono: "Delle possibili indagini giudiziare ci importa poco, del ministro Salvini ancora meno. L'opposizione all'esecutivo pentaleghista deve organizzarsi, deve essere a tutto campo, deve partire dagli atti di solidarietà dal basso e non risolversi (?) in sterili dibattiti parlamentari o nelle aule di tribunale".
L'invito alla partecipazione è stato da poco diffuso su Facebook.