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| 16 marzo 2020, 13:25

"Io, torinese a Barcellona ai tempi del Coronavirus: prima ci deridevano, ora parlano di noi con ammirazione"

Laura, 42 anni, vive in Catalunya dal 2003 e si occupa di fiere ed eventi: "E' come fossimo una settimana in ritardo rispetto all'Italia e c'è grande tensione con lo Stato centrale spagnolo per i provvedimenti da prendere"

"Io, torinese a Barcellona ai tempi del Coronavirus: prima ci deridevano, ora parlano di noi con ammirazione"

"Qui a Barcellona è come se fossimo una settimana in ritardo rispetto a quello che succede da noi a Torino e in Italia. Soltanto noi italiani, che siamo in contatto con i nostri parenti, ci siamo preoccupati da più tempo, mentre qui si è dovuta attendere la decisione di Sanchez e del governo centrale prima di capire che la situazione era seria". Chi parla è Laura, 42 anni, torinese così come suo marito Paolo, in terra iberica dal 2003, mentre il consorte è lì dal 2014. 

Com'è la situazione, in Spagna?
"La scorsa settimana si sono registrati i primi casi soprattutto a Madrid e nei Paesi Baschi, ma soltanto chi come noi ha ancora le famiglie in Italia è davvero preoccupata. Figurarsi che le persone si informavano sullo stato di salute dei nostri parenti e ci incoraggiavano, come se la cosa non li riguardasse. Io faccio sport e quando ho detto che avrei preferito non andare in questi giorni mi guardavano prendendomi un po' in giro, come se fossi un'esagerata".

Adesso però tutto è cambiato
"Decisamente: è come se all'improvviso fosse piombata la consapevolezza. Chi può, ha già iniziato a fare il teletrabajo, il lavoro da casa: a noi in particolare è stato detto che potevamo iniziare da venerdì. Io che lavoro nell'ambito dei grandi eventi e delle fiere lo vedo da vicino: molti appuntamenti sono stati rimandati o annullati, con un danno economico enorme".

Come la storia recente insegna, però, Barcellona non è proprio Spagna.
"E infatti dopo che Sanchez ha indicato le prime restrizioni e ha ribadito più volte che sarà il governo centrale a occuparsi di regole, sicurezza, sanità e così via, le reazioni sono state piuttosto fredde. Addirittura, la Catalunja chiede da giorni la possibilità di poter imporre restrizioni ancora più severe. E' chiaro che, in gioco, entrano dinamiche che riguardano anche i rapporti politici".

E ora che l'emergenza Coronavirus è ormai chiara anche da voi, cosa vi dicono le persone che prima sottovalutavano la cosa?
"Ci danno ragione. Addirittura i telegiornali raccontano delle iniziative che stanno accadendo in Italia come la gente sui balconi, le canzoni insieme, gli arcobaleni disegnati dai bambini e così via. Ammirano il modo in cui l'Italia sta reagendo, mentre fino a poco fa pensava che stessimo esagerando".

Anche in Spagna ora sono stati chiusi bar e ristoranti.
"Sì, ma curiosamente sono stati lasciati aperti i parrucchieri e le tintorie. Sul web sono già tanti i meme che consigliano, in caso di controllo, di dichiarare che stai andando a farti le meches. Ma probabilmente le decisioni non finiranno qui, anche perché ancora adesso si vedono in giro anziani, coppiette e addirittura alcuni bar aperti. Certo, rispetto al solito non si vedono turisti e la Rambla è quasi deserta, ma le fabbriche per esempio sono ancora aperte".

Massimiliano Sciullo

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