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Immortali | 30 marzo 2022, 07:30

Filadelfia e Olimpico, programmazione o sogni?

Anche l’amministrazione cittadina ha deciso di interessarsi alle vicende della società granata, ma adesso si attende un maggiore attivismo da parte della presidenza

vele rotte allo stadio filadelfia

Filadelfia e Olimpico, programmazione o sogni?

Nel “Documento Unico di Programmazione 2022 - 2024” della Città di Torino, ovvero del testo che enuncia le priorità operative della giunta comunale per la città che amministra ed i suoi cittadini, a cavallo delle pagine 38 e 39, si legge: ”Torino è la casa di due società tra le più importanti del panorama calcistico, storia ed eccellenze di cui dobbiamo essere orgogliosi. Ha una tradizione calcistica riconosciuta e ammirata è necessario sostenere i progetti che raccontano e tengono viva questa storia gloriosa e, contemporaneamente, danno linfa e pongono le basi per costruire un futuro ancora più importante in campo sportivo. Si dovrà sviluppare i progetti riguardanti il Torino Calcio, come il Museo del Grande Torino al Filadelfia, o la Cittadella Granata, che va portata a termine e resa il luogo in cui si formeranno le future generazioni di giovani sportivi. Nel nostro progetto di Città c’è poi un tassello ulteriore di grandissima importanza: con il Filadelfia anche lo Stadio Olimpico deve diventare la casa dei tifosi granata, italiani e sparsi in tutto il mondo”. 

A parte il delicato riferimento al Cenisia, l'altra squadra che rende orgogliosi i torinesi oltre al Toro, e al continuare a storpiare in “Torino Calcio”, fallito nel 2005, il Torino FC, prendiamo con piacere atto che l’amministrazione cittadina ha deciso di interessarsi alle vicende della società granata. Ma anche con un pizzico di amarezza.  

Se ci avete fatto caso, tra le righe, si legge: “E siccome il socio unico del Torino FC S.p.A. malgrado ripetuti solleciti continui a non farsi carico dei suoi doveri morali verso la società di cui è azionista di riferimento, alla sua centenaria, gloriosa storia ed ai suoi appassionati anche se sempre meno numerosi ma al contempo anche sempre più sconsolati tifosi, ci tocca fare qualcosa noi, per inchiodarlo alle sue responsabilità”. 

Sarà interessante capire se questo passaggio del documento ricade nella programmazione o nel libro dei sogni e con che strumenti, qualora si trattasse veramente di intenzione seria, potrebbe indurre a più miti consigli e a più coraggiose azioni il presidentissimo.  

Magari, tanto per scaldare i motori ed i muscoli in vista della ardua tenzone di convincere il nostro a non mettere i bastoni tra le ruote a chi cerca di finire il Filadelfia, a dare finalmente inizio ai lavori del Robaldo e a diventare proprietario dello stadio Olimpico “Grande Torino” (e come primo atto, scriverci fuori il nome, a caratteri cubitali, ben leggibili da tutti), il neo sindaco subalpino potrebbe, anche grazie al fatto di essere azionista di maggioranza in Fondazione Filadelfia, imporre a Cairo di rispettare lo Statuto e tenere aperto il cortile tutti i santi giorni, e già che ci siamo anche di rispettare il buonsenso e rimuovere quelle vele fisse, che oltre ad essere antiestetiche e rumorose, quando il vento ci ruggisce attraverso, sono anche pericolose per il rischio concreto di deformazione del manufatto che le sostiene e peggio ancora di un crollo della struttura metallica.  

Stiamo parlando di due provvedimenti amministrativi a costo zero e ad attuazione immediata, giusto per far capire, sia a Cairo che ai cittadini di Torino, che rispetto alle condiscendenze della giunta Appendino, il vento è cambiato.  

Insomma, un bel modo, anzi, il miglior modo, di onorare la memoria di quel don Aldo Rabino di cui Stefano Lo Russo si è più volte dichiarato discepolo, che al Toro ha consacrato una bella fetta della sua esistenza e che per il Filadelfia si è battuto strenuamente.  

Venerdì primo aprile, giorno da sempre dedicato ai “pesci”, si riunisce il CdA della Fondazione e sicuramente tra gli argomenti all’ordine del giorno si parlerà sia di vele che di cortile. Un segnale avrebbe un peso significativo, quello di un “pesce” di stazza, giusto per rimanere fedeli alla tradizione.

Domenico Beccaria

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