"Sento il bisogno primario di ringraziare la mia famiglia, che è stata la mia roccia e la mia forza in ogni singolo momento. Il mio pensiero va anche a tutti coloro che, con la preghiera, mi sono stati spiritualmente vicini, e a chi ha sostenuto i miei cari: la vostra vicinanza non è passata inosservata e mi ha dato la speranza necessaria per affrontare i giorni più bui". Così si apre la lettera che l'imam Mohamed Shahin, all'indomani della liberazione dal Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Caltanissetta.
La guida spirituale della moschea Omar di San Salvario era finito nel mirino delle autorità dopo un intervento pronunciato al megafono, durante un corteo a favore del popolo palestinese. Le sue parole pubbliche sull'attacco del 7 ottobre ad Israele, secondo le autorità, avrebbero superato la soglia tollerata, scatenando l’iter per la sua espulsione.
"Lottato per i miei diritti"
A poco più di ventiquattro ore dal rilascio, Shahin ringrazia gli avvocati, che hanno svolto un lavoro incessante "per la mia causa, lottando senza sosta affinché i miei diritti venissero tutelati". L'imam di San Salvario ripercorre anche le settimane di detenzione all'interno del Cpr siciliano.
"Un periodo - spiega - estremamente difficile, segnato dal confronto con una realtà che, fortunatamente, non avevo mai vissuto prima. Nonostante la durezza del contesto del CPR, ho avuto modo di incontrare molte persone nuove, ognuna con la propria storia, un’esperienza che mi ha profondamente segnato e che porterò con me per sempre".
"Percorso lungo e tortuoso"
La figura religiosa ha raggiunto nelle scorse ore il nord Italia, non Torino, e ora si trova in una località riservata dove è stato visitato dai familiari. Intanto, lunedì, al Tar del Lazio ci sarà l’udienza per la sospensiva sul ricorso contro l’espulsione ordinata dal ministero dell’Interno. Un percorso, quello che si prospetta per Shahin, "lungo e tortuoso".
"Mi auguro che vicino alla mia famiglia e a tutti coloro che hanno lottato per la mia “liberazione” potrò continuare a portare avanti a Torino quel progetto di integrazione e di inclusione, di condivisione di valori positivi e di vita pacifica, di fede e di dialogo intrapreso tanti anni fa" conclude l'imam.














