Arrivi a Moncrivello in una limpida giornata di inizio dicembre: l’aria è trasparente, pungente, fredda ma non gelida. È il contesto perfetto per un racconto antico: le case sono raccolte attorno al castello, le colline moreniche scendono verso la pianura, sullo sfondo riluce innevato l’arco delle Alpi.
È un equilibrio raro. Ed è proprio in questo borgo al confine fra tre province e tre identità - canavesana, vercellese e monferrina - che prese forma una delle pagine più affascinanti della storia sabauda: quella di Jolanda di Valois, duchessa che trasformò in una corte raffinata l’antica rocca militare simbolo di Moncrivello. Il castello di Moncrivello, documentato già nel XII secolo, nasce come fortificazione: poca poesia, tanta rude vita militare.
Fu solo nel Quattrocento che il castello entrò nella grande storia d’Europa come dimora preferita della duchessa Jolanda. Sorella del re di Francia Luigi XI, moglie di Amedeo IX il Beato, Jolanda di Valois arrivò a Moncrivello nel pieno della crisi politica del ducato. Con il marito gravemente malato, resse lo stato, governando con fine diplomazia e lungimiranza.
Jolanda tutelò l’autonomia sabauda dalle pressioni dei potenti vicini, dal duca di Borgogna ai cugini francesi. Ma la sua impronta più duratura fu proprio qui, nel borgo di Moncrivello. Scelse il castello - all’epoca chiamato Montcravel - come residenza prediletta, trasformandolo in una dimora elegante e accogliente, degna di una corte moderna. Fece restaurare sale, aprire finestre, abbellire giardini. E soprattutto destinò al castello i proventi del naviglio d’Ivrea, un’opera idraulica straordinaria per l’epoca, tanto ingegnosa da attirare persino la curiosità di Leonardo da Vinci.
Dopo Jolanda, il castello continuò a cambiare volto e proprietari. Passò ai De Mayo, poi ai Del Carretto di Gorzegno; resistette ad assedi, incendi e crolli. Nel corso del Novecento, dopo decenni di abbandono, fu recuperato grazie a un lungo restauro, riconosciuto bene culturale dello Stato e restituito alla comunità. Oggi il castello è di nuovo un luogo vivo. Simbolo e vanto di Moncrivello, invece, lo è sempre stato.














