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Attualità | 24 maggio 2017, 15:31

Cure domiciliari, in Piemonte serve un cambio di passo

Appiano: “A essere in gioco è l’esigibilità del diritto alla salute da parte di tutti i cittadini”

Cure domiciliari, in Piemonte serve un cambio di passo

“Da parte della Regione è necessario un gesto di chiarezza politica e l’adozione di atti concreti che portino a una svolta sul tema delle cure domiciliari prestate agli anziani non autosufficienti”. La sollecitazione alla Giunta Chiamparino arriva dal Consigliere regionale PD Andrea Appiano, da tempo impegnato sul tema della domiciliarità.

La questione è complessa. Da alcuni anni in Piemonte viene infatti riconosciuta piena copertura con fondi pubblici soltanto alle prestazioni domiciliari effettuate da personale qualificato in ambito sanitario (medici e infermieri), mentre sono considerate extra LEA, ossia escluse dai Livelli essenziali di assistenza e non a carico del Sistema Sanitario Nazionale, tutte le attività di cura svolte da terzi (compresi i familiari dell’accudito).

Si tratta di una vicenda che si trascina da quando, nella scorsa legislatura, vennero approvate alcune delibere che ricollocavano in ambito socioassistenziale, dunque con spesa a carico delle famiglie, degli enti gestori e dei comuni, tutta una serie di servizi domiciliari fino ad allora erogati con fondi sanitari.

“Già nel 2013, ricorda Appiano, furono presentati numerosi ricorsi e si arrivò a una sentenza del TAR Piemonte che, di fatto, sconfessava la decisione della Giunta Cota e affermava che il tema non poteva essere ridotto a una questione di qualifiche professionali, ma si doveva tenere conto, in primo luogo, dell’efficacia terapeutica degli interventi di cura e assistenza, chiunque ne fosse l’artefice”. Con queste motivazioni, supportate peraltro da numerosi atti legislativi e giuridici in materia, il Tribunale Amministrativo riconosceva in buona sostanza il valore sanitario anche dei servizi offerti da OSS, badanti o familiari dei pazienti.

In seguito, con una sentenza del 2015, il Consiglio di Stato aveva parzialmente ribaltato questa prospettiva. “Anche in quella occasione, prosegue Appiano, i giudici avevano tuttavia vincolato la loro pronuncia all’importante osservazione secondo cui le prestazioni domiciliari oggetto di giudizio dovevano obbligatoriamente essere considerate extra LEA solo fintanto che la Regione Piemonte si fosse trovata in piano di rientro dal debito sanitario”.

È proprio alla luce di quest’ultimo punto che oggi è richiesto un netto cambio di passo. Il 21 marzo scorso la Regione ha infatti siglato con il Governo l’accordo che sancisce ufficialmente la fine, per la sanità piemontese, delle procedure di rientro dal debito. A venir meno, di conseguenza, è  anche la necessità di considerare extra LEA i servizi domiciliari di cura e assistenza fornite da personale non sanitario. Al contrario, è adesso urgente riconoscere piena copertura con fondi sanitari a tutte queste prestazioni.

“A essere in gioco è l’esigibilità del diritto alla salute da parte di tutti i cittadini, puntualizza Appiano. Solo attraverso il pieno riconoscimento della natura sanitaria di tutte le cure domiciliari, e quindi con il loro finanziamento pubblico, questo diritto può diventare effettivo. Se, al contrario, le prestazioni fornite da congiunti, OSS e badanti rimanessero confinate nel socioassistenziale, con conseguenti maggiori oneri economici per le famiglie, per molti il diritto alle cure rischierebbe di rimanere solo sulla carta”. A essere più colpiti, in questo caso, sarebbero evidentemente i cittadini e i nuclei familiari a minor reddito, che già si trovano a fronteggiare diversi disagi e situazioni di precarietà: “è un vulnus che va assolutamente sanato”.

Oltre a questo fondamentale gesto politico, Appiano chiede alla Giunta anche l’impegno ad emanare il regolamento attuativo previsto dalla legge regionale 10 del 2010: “Si tratta di un documento che deve definire il diritto prioritario a ricevere le cure al proprio domicilio, specificando procedure, casistiche, titolarità degli interventi, responsabilità dei soggetti e degli enti coinvolti. È un atto indispensabile per tradurre in pratica gli importanti principi di equità e giustizia sociale alla base della normativa. Lo aspettiamo ormai da troppo tempo”.

 

C.S.

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