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Attualità | 10 luglio 2018, 19:30

CR7, l’uomo che ha sposato la Signora per 232 milioni. E vuole portarle in dote la Champions

Il portoghese ha monopolizzato il Pallone d’Oro e la Coppa dalle grandi orecchie negli ultimi dieci anni assieme a Messi: dopo averla sollevata con Manchester e Real, adesso è chiamato a fare lo stesso con la Juve, per infrangere un tabù che dura dal 1996

CR7, l’uomo che ha sposato la Signora per 232 milioni. E vuole portarle in dote la Champions

Non è il passaggio più clamoroso e costoso nella storia del calcio, per il momento Neymar dal Barcellona al Psg è inarrivabile, ma mai un calciatore di 33 anni era stato pagato 112 milioni di euro. Che, considerato lo stipendio quadriennale che andrà a percepire, più bonus significa sfondare il tetto dei 232 milioni.

Una cifra enorme, che fa quasi impallidire il ricordo dei 130 miliardi delle vecchie lire con cui il Real portò via Zinedine Zidane alla Juve nell’estate del 2001. Stavolta, invece, il percorso inverso lo fa Cristiano Ronaldo, che lascia il club iberico dopo nove anni di trionfi in Spagna, in Europa e nel mondo, per riportare a Torino quella Champions che manca dal 1996. La coppa dalle grandi orecchie è diventata un’ossessione per la Vecchia Signora: negli ultimi vent’anni ci hanno provato Lippi, Ancelotti, Conte, Allegri, decine di giocatori e campioni di ogni nazionalità, la Juve è arrivata in finale cinque volte dopo il trionfo di 22 anni fa all’Olimpico di Roma contro l’Ajax, ma da allora ha visto sempre e solo festeggiare gli altri.

Per sfatare il tabù la Juve si affida all’amuleto che sa benissimo come si vince il più importante trofeo del Vecchio Continente: Ronaldo ci è riuscito nel 2008 con il Manchester, poi quattro volte negli ultimi cinque anni con il Real. Del quale è stato il leader, trascinatore, goleador, anima. Da dieci anni a questa parte il Pallone d’Oro e (salvo un paio di eccezioni) la Champions sono stati affari suo e di Messi e il Barcellona. L’extraterrestre e il dio del calcio, così sono soprannominati. Ma se Messi è stato dotato da madre natura di un talento a dir poco sconfinato, per cui era considerato l’erede naturale di Maradona prima ancora che arrivasse alla maggiore età, Ronaldo è un talento cristallino ma che è diventato fenomeno grazie al lavoro, al sudore e al sacrificio.

Basti pensare che il portoghese è nato come ala destra e per ricoprire quel ruolo era stato acquistato nel 2003 dal Manchester, che aveva appena venduto lo “Spice Boy” Beckham al Real. Nel corso degli anni, con l’allenamento, una cura maniacale dei dettagli e perfino dell’alimentazione, si è trasformato in centravanti, diventando micidiale nei sedici metri. Inutile, superfluo stare a citare tutti i numeri, i gol, le vittorie. Ronaldo è una leggenda vivente, capace di portare anche una piccola nazionale come il Portogallo a vincere il titolo Europeo nel 2016.

A 33 anni ha ancora l’entusiasmo di un ragazzino, dopo aver vinto tutto in Premier League e nella Liga ora vuole vincere anche in serie A e, soprattutto, vincere la Champions con la Juve per dimostrare che è lui che fa la differenza, non la squadra in cui gioca. A Madrid è stato circondato da compagni straordinari, ma lui è stato sempre l’esempio: il primo ad arrivare al campo di allenamento, l’ultimo ad andare via, magari dopo aver provato e riprovato i calci di punizione, quelli che poi sa trasformare al momento giusto in partita.

E’ fissato nella cura del proprio corpo, fa crioterapia dopo le partite più importanti per recuperare le energie più velocemente, alcuni compagni del Real dicono che se andavano a cena a casa sua si mangiavano solo cose nutrienti e in dosi moderate: Ronaldo è attento anche all’alimentazione, è in perfetta forma fisica il giorno del raduno come dopo l’ultimo allenamento della stagione.

E poi è una macchina capace di far soldi come nessun altro calciatore, anche più di Messi. CR7 è diventata una marca di abbigliamento, dal numero che porta sulle spalle fin dalla giovane età. Ogni evento, ogni marchio che si abbina a lui gode di sicuro successo, complice la sua popolarità globale, come dimostrano i 330 milioni di followers sui social. La Juve conta di ammortizzare il mostruso ingaggio e la spesa per il cartellino grazie all’incremento degli abbonamenti, alla possibilità di conquistare nuovi munifici sponsor e alla vendita della magliette. Quando Ronaldo sbarcò al Real nell’estate del 2009 per una cifra superiore ai 90 milioni di euro, il 25% di quei soldi le merengues li avevano recuperati già dopo tre mesi con la vendita della sua “camiseta blanca” numero 7. Facile immaginare che la storia si possa ripetere anche a Torino.

Il tempo dirà se è stato un affare tecnico straordinario o una follia economica.  Un anno fa a Madrid non lo avrebbero fatto partire nemmeno per 400 milioni di euro, chissà se fra un anno lo rimpiangeranno, cosa si attendono da lui tifosi e dirigenti della Juve è fin troppo facile: quella parolina magica Champions deve tornare ad essere musica e non più ossessione.

Ronaldo ha fatto piangere due volte la Juve, nel 2016 a Cardiff e nei quarti di finale dello scorso aprile, con un rigore decisivo al 95' nella partita di ritorno. Ma è stato in quella di andata che è entrato una volta di più nella leggenda, con un gol da cineteca, una rovesciata d'autore che ha strappato l'applauso convinto di tutto l'Allianz Stadium. Una standing ovation prologo di quelle che gli verranno riservate prossimamente. E' bello immaginare che il feeling tra lui e la Juve sia scoccato proprio in quella sera di inizio aprile.

Di sicuro, dal punto di vista mediatico, è già stato un colpo clamoroso. Da giorni a Torino non si parla d'altro. Anche personaggi politici, imprenditori, letterati, scienziati, oltre che i tifosi, non parlano d'altro. Benvenuto CR7.

Massimo De Marzi

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