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Sanità | 08 ottobre 2020, 09:56

Salute mentale, appello per riaprire il reparto del Mauriziano

La chiusura dovuta all'emergenza covid, seguita da una riconversione in day hospital, è risalente allo scorso marzo. La vice-sindaca Schellino e i medici d'accordo: “Serve una riorganizzazione”

Salute mentale, appello per riaprire il reparto del Mauriziano

Oltre alle conseguenze sanitarie sotto gli occhi di tutti, l'emergenza covid ha messo in difficoltà anche molti altri settori del comparto torinese: uno di questi è quello della salute mentale, che ha visto la chiusura (lo scorso marzo, ndr) del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) dell'ospedale Mauriziano di Torino; il reparto è stato successivamente riconvertito in day hospital.

A chiederne il ripristino, seguito da una revisione strutturale, sono gli stessi medici: “È importante - sottolinea il direttore della salute mentale di Asl To4 Massimo Rosa – riaprirlo ma dandogli dignità e sicurezza: per fare questo non basta trasferire medici in ospedale ma potenziare la rete territoriale dei servizi rivedendo la sua organizzazione. I reparti devono avere tra i 16 e i 20 posti letto ed è opportuno creare percorsi di uscita per non riempirli; siamo carenti anche sui medici di guardia, è impensabile coprire le esigenze con la sola reperibilità notturna”.

Secondo Giorgio Gallino, direttore della ROT Psichiatria Sud-Est, un'effettiva ristrutturazione del sistema deve avvenire solo dopo la riapertura del reparto: “La decisione di chiudere causa covid - aggiunge Giorgio Gallino – è arrivata improvvisamente e senza un'idea di programmazione: riaprire al più presto, a fronte di una profonda ristrutturazione dei locali, è fondamentale perché abbiamo bisogno di quei posti letto. Solo successivamente si può parlare di modifiche strutturali al settore, per studiare modelli diversi ci vuole tempo per riflettere”.

Sulla vicenda interviene anche la vice-sindaca Sonia Schellino: “Quel reparto era un importante punto di riferimento - commenta – perché vi confluivano persone con situazioni gravi, tra cui senza dimora e rifugiati con problemi psichiatrici. La costruzione di percorsi di uscita è legata alla presenza delle famiglie o di luoghi di residenza stabili e protetti, il lavoro su questa filiera è fondamentale. La carenza di personale è comune ad altri settori come la pediatria, a questo si può sopperire con assunzioni e riorganizzazione anche a livello universitario”.

Marco Berton

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