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Economia e lavoro | 29 giugno 2021, 07:00

Covid time: incremento di sintomatologie ansiose e depressive

Nel recente editoriale pubblicato su World Psychiatry (giugno 2020) il Direttore generale OMS, Tedros A. Ghebreyesus ha menzionato come la letteratura scientifica rilevi sempre maggiori associazioni tra la malattia da COVID-19 e manifestazioni come l’ansia e la depressione.

Covid time: incremento di sintomatologie ansiose e depressive

Nel recente editoriale pubblicato su World Psychiatry (giugno 2020) il Direttore generale OMS, Tedros A. Ghebreyesus ha menzionato come la letteratura scientifica rilevi sempre maggiori associazioni tra la malattia da COVID-19 e manifestazioni come l’ansia e la depressione, soprattutto in soggetti già affetti da preesistenti problematiche di salute mentale, e come ciò abbia causato un considerevole incremento delle richieste di intervento psicologico. Su questi sintomi è necessario intervenire tempestivamente attraverso l’uso di strumenti clinici specifici in modo tale che non diventino ingravescenti e non si strutturino come quadri clinici, ossia “risposte automatiche” adottate dal soggetto di fronte alle criticità esistenziali.

I problemi sociali ed economici connessi alla pandemia, la disoccupazione, l’isolamento sociale, il cambiamento delle abitudini quotidiane e dello stile di vita sono fattori di stress che incrementano il rischio di disagio mentale raddoppiandone le probabilità di manifestazione. Le condizioni di fragilità sanitaria, emotiva e sociale incidono sul benessere psicofisico della popolazione generale poiché sono amplificatori del disagio. Nel XXII congresso nazionale della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (gennaio 2021), è emerso che i soggetti più esposti a tale rischio sono le donne (maggiormente predisposte alla depressione e più penalizzate sul lavoro o al rischio di perdita dell’impiego), i giovani (che sono stati costretti a ridurre se non a rinunciare ai loro rapporti sociali ed hanno dovuto adattarsi ad una didattica a distanza) e gli anziani (più esposti ai rischi del contagio, con condizioni fisiche spesso non ottimali e poco duttili ad accogliere e a reagire ai cambiamenti). Il Dott. C. Mencacci, Direttore del Dipartimento Neuroscienze e Salute Mentale Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano, sostiene che per chi è venuto a contatto col virus la probabilità di disagio mentale è più elevata, con un’incidenza di sintomi depressivi che cresce dal 6 al 32%, mentre il Dott. M. Balestrieri, Professore di Psichiatria all’Università di Udine, sostiene che il prolungarsi a lungo termine dello stato di emergenza e delle restrizioni alla socialità, al lavoro, alla possibilità di programmare un futuro, portano all’esaurimento delle risorse propositive dell’individuo, alla stanchezza, alla rabbia e ad un dilagante disagio.

I sentimenti più comuni che le persone possono sperimentare in questo periodo di pandemia e di misure restrittive sono la preoccupazione del contagio, la paura dell’incertezza futura, la diffidenza verso gli altri, l’evitamento sociale, la non prevedibilità delle conseguenze a lungo termine, la sospensione della “normalità” fino a data da destinarsi. Uno stato di impotenza e di perdita di controllo sulla propria organizzazione di vita, sulle scelte personali e la drastica limitazione della libertà individuale. Anche quand’essa non è percepita come un evento traumatico, tuttavia la presenza stessa della pandemia provoca dei cambiamenti nelle abitudini che generano risposte emotive a volte disfunzionali (ad esempio l’ipocondria). Infatti ci si sente maggiormente fragili, a rischio, potenzialmente esposti ad un pericolo invisibile, deprivati della rete sociale, della presenza reale delle persone di riferimento, con possibile perdita della propria vita o di quella delle persone care. Anche la quarantena, come l’isolamento sociale, può impattare sul cervello emotivo sregolandolo in modo più o meno grave e permanente.

Secondo una ricerca pubblicata su Int J Environ Res Public Health (Marzo 2020), il 53,8% dei soggetti ha avuto ripercussioni moderate od intense sul proprio stato emotivo; il 16,5% ha manifestato sintomi depressivi; il 28,8% ansia grave; l’8,1% sintomi di stress tra moderati ed intensi. Metà delle persone contagiate manifesta dei disturbi psichiatrici con un’incidenza del 42% di ansia ed insonnia, del 28% di disturbo post-traumatico da stress e del 20% di disturbo ossessivo-compulsivo; il 32% sviluppa sintomi depressivi, un’incidenza fino a cinque volte più alta rispetto alla popolazione generale. Alcuni fattori come sesso femminile, status di studente, presenza di sintomi fisici e auto-percezione di condizioni di salute non ottimali sono correlati in maniera significativa con un impatto psicologico più elevato causato dalla situazione, oltre che a maggiori livelli di stress, ansia e depressione. Le persone di età compresa tra 12 e 24 anni sono risultate maggiormente colpite dal punto di vista psicologico, in particolare se si considera che il gruppo comprende giovani studenti profondamente influenzati dalla chiusura prolungata delle scuole, dalla didattica online, dall’incertezza degli esami.

In presenza di questo tipo di sintomatologie ansiose-depressive può quindi essere utile oltreché consigliabile rivolgersi ad uno Psicologo-Psicoterapeuta, Psicologa Torino, per ottenere un aiuto professionale e mirato, volto a stimolare le capacità di resilienza e di reazione di che ogni individuo possiede in sé e che risultano essere una efficace arma di contrasto per questi disturbi.

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