Mai dare nulla per scontato. Anche in uno sport che la maggior parte dei non appassionati definisce noioso.
Il Giro d'Italia è un romanzo in rosa che ha tante sfacettature e che può cambiare da un momento all'altro. Ha i protagonisti ma gli imprevisti, il "killer" per un thriller d'eccezione sono dietro l'angolo.
Geraint Thomas, 37 anni, leader di una Ineos costruita su di lui e Geoghegan Hart con due scudieri d'eccezione come De Plus e Arensman, partiva con +26 secondi da Roglic che giocavano tutti a suo favore viste le caratteristiche da cronoman. Ma la salita del Monte Lussari non era da sottovalutare e il gallese lo sapeva bene.
Lo sloveno della Jumbo in mezzo al suo popolo, nella località in cui si era laureato campione del mondo di salto con gli sci nella categoria Juniores, era più che a suo agio ma doveva spingere come un pazzo. E ad un certo punto, in quel punto, secondo intermedio, erano 16 i secondi di vantaggio su Thomas.
Poi la sfortuna, quella maledetta sfortuna che si porta appresso da anni. Dal Giro 2019 passando per La Planche des Belles Filles al Tour 2020 e la caduta nel 2021.
Gli cade la catena a causa di una buca. La prova a mettere a posto, il meccanico gli sta per passare un'altra bici ma decide di risalire su quella ed è ripartito grazie anche a supporto di un tifoso. Tempo interminabile. 15 secondi, forse di più. Praticamente buttato via tutto quel vantaggio utile per tentare lo sprint finale e recuperarne ulteriori 12 per agguantare la Rosa.
Nel frattempo Thomas al cambio bici da scalata se l'è presa comoda (ha cambiato anche il casco) con un rapportone duro. Forse troppo. E nel momento clou ha infatti pagato caro lo scotto, andando in crisi.
Roglic ha continuato a macinare senza pensare ad altro, senza buttarsi giù, non facendo ritornare alla mente gli episodi passati e quei 25 secondi pagati sul Bondone.
All'arrivo ha vinto la tappa con 40 secondi su Thomas, forse un minuto senza l'imprevisto meccanico. 14 secondi dal britannico che lo hanno portato a vincere così un Giro che ha dell'incredibile. Da lacrime agli occhi, nello stupore generale, mostruoso.
Almeida perde ancora qualcosa, ma è giovane, si rifarà. Caruso, quarto nella generale e nella crono così come Pinot sono le sorprese più belle. Sono gli eroi della due ruote. Ce ne fossero.
Arensman e De Plus sesto e decimo dopo l'ottimo lavoro per il capitano non potevano fare di più. Dunbar pure, corridore interessante e quasi mai in vera sofferenza. Leknessund è stato protagonista sempre in questa edizione, non Kamna mai pervenuto.
Questo finale sa molto di Giro, in una corsa che ha visto tanto attendismo dei big, tanta pioggia, freddo, Covid, un ritiro clamoroso come quello di Evenepoel, di Geoghegan Hart. Chissà come sarebbe finita..
Nel frattempo il Paperino del ciclismo è campione. In mezzo ai tifosi sloveni che inneggiano il suo nome. È il più forte perchè se ti accade una roba del genere e rimani lucido e potente, hai già vinto così.
Per l'analisi totale, anche per il fatto che la corsa contro il tempo posizionata di sabato sia essenzialmente sbagliata, ci sarà tempo lunedì. Per ora Roma, la città eterna nella quale vincitori e vinti prenderanno comunque sia tutti gli onori.
IL COMMENTO TECNICO di Marco Rebagliati
Tappa 21, passerella finale di 135 km che si snoderà lungo le strade della Capitale.
Ultima occasione per le ruote veloci, con la speranza di vedere un'altra volata con i corridori Italiani battagliare tra loro, mentre per il vincitore Roglic sarà il momento di godersi la maglia rosa.
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