Il progetto preliminare approvato il 30 giugno 2021 verrà cestinato. La maggioranza ha decisione di portare una nuova proposta di Variante generale al Piano regolatore. E i tempi della rivoluzione urbanistica che i Cinque Stelle volevano portare a Pinerolo dal 2016, quando hanno preso il governo della città, si allunga ancora.
Il progetto da cestinare
Un breve riassunto per orientarsi. Prima delle elezioni comunali del 2021, il M5S ha approvato la variante generale al Piano regolatore. Ma questa ha dimostrato delle lacune sulla parte cartografica e il nuovo assetto della maggioranza del sindaco Luca Salvai, non più monocolore, ha fatto il resto. Sono infatti emerse delle perplessità su uno dei suoi cardini: la perequazione, che eliminava i grossi interventi in periferia, per portare cubatura nelle aree da riqualificare in centro. L’obiettivo era dotare la città di una corona verde e ridurre i metri cubi realizzabili.
Lo stesso assessore all’Urbanistica Fabiano Vodini (La Città Cresce), nella commissione comunale, che si è tenuta ieri, ha sostenuto che il meccanismo era difficilmente attuabile “Per fare una cintura verde, le aree dovrebbero diventare di proprietà del Comune”.
Per dipanare la matassa, è stato determinante l’impulso degli uffici, che hanno scaricato i professionisti di Mate, scontrandosi proprio sulla perequazione e sulle questioni cartografiche. Pinerolo è arrivato a una “separazione” consensuale e ha avviato un nuovo percorso, affidando ai tecnici comunali la stesura del Piano.
La nuova rotta
La prima parte del lavoro, che è già in corso, è una sistemazione della cartografia e una correzione degli errori. Sulla base di questo lavoro verrà poi stesa la nuova Variante, che “partirà dalle Linee guida che l’Amministrazione precedente si era data – precisa Vodini –. Ma faremo più commissioni per discutere il contenuto con le minoranze”.
La rotta intrapresa dalla maggioranza ha spinto i consiglieri Luca Barbero (Pd), Fioravanti Mongiello (Lega) e Giuseppino Berti (Pinerolo Bellissima) a chiedere già ora la revoca della variante approvata nel 2021.
Per una questione pratica: anche se non è in vigore, si è in regime di salvaguardia e quindi non si possono svolgere interventi che non siano previsti al suo interno. Un freno per l’edilizia locale, quando i tempi si prospettano: “Va già bene se arriveremo a un nuovo preliminare a settembre 2024” calcola Barbero. Dai banchi della maggioranza però c’è il timore dell’effetto tappo che si toglie: “Revocarla già ora, vorrebbe dire dare un liberi tutti sul consumo di suolo” contrattacca Giorgio Pittau (M5S). “Non è che tutti partiranno a costruire, perché il mercato immobiliare è in un momento critico, visti i costi dei mutui” ribatte Mongiello.
Un iter travagliato
Lo stop alla Variante approvata dalla prima Amministrazione Salvai è un ulteriore rallentamento nel percorso di trasformazione dell’urbanistica locale che il M5S aveva cavalcato già dalla campagna elettorale per le Comunali del 2016: l’interprete di questa rivoluzione avrebbe dovuto essere l’assessore Eros Primo, che però è risultato non compatibile con quella carica per il suo impiego di allora, in Comune a None. Primo, però, tra le polemiche delle minoranze di allora, era stato incaricato di stendere le linee guida della futura Variante. Linee guida che sono state discusse come fossero un progetto vero e proprio, ricevendo osservazioni da cittadini e associazioni. Prima di arrivare al documento da consegnare ai progettisti di Mate. Un iter lungo che ha portato a un’approvazione in extremis del progetto preliminare, a pochi mesi dal voto.