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Attualità | 10 settembre 2024, 17:49

L’addio a ‘Toni’: il ragazzino che si intrufolava nel castello di Moncalieri e l’uomo che ha fondato l’Aib di Torre Pellice

Nella sede della squadra di Antincendio boschivo domani si svolgerà l’ultimo saluto ad Antonio Vergnano scomparso nella notte tra domenica e lunedì

Antonio Vergnano con l’Attestato di Civica Benemerenza in mano

Antonio Vergnano con l’Attestato di Civica Benemerenza in mano

Sarà la sede della squadra Aib di Torre Pellice il luogo dove parenti amici e compagni di volontariato, domani, mercoledì 11 settembre, dalle 15, daranno l’addio a Antonio Vergnano. Scomparso nella notte tra domenica 8 e lunedì 9 settembre, a 94 anni, ‘Toni’ è stato uno dei fondatori del gruppo di antincendio boschivo ma anche protagonista dell’attività si diverse organizzazioni di volontariato del territorio e, assieme alla moglie Bruna Palmero, gestore di strutture ricettive in paese.

“Il luogo è stato scelto in coerenza con l’indole di mio suocero: non avrebbe voluto una cerimonia in chiesa” racconta la nuora Silvia Tessa. Lei incontrò il suocero trentaquattro anni fa, ancora prima di conoscere il marito Sergio, a bordo dell’ambulanza della Croce rossa durante un’operazione di soccorso: “Da poco ero arrivata a Torre ed ero entrata come volontaria nell’organizzazione, lui era già lì, e l’ho sempre visto fare qualcosa e prodigarsi per gli altri”. Dall’indole decisa, a volte burbero e duro, Vergnano aveva una dedizione nell’assistere il prossimo: “Da piccolo la vita in orfanotrofio l’aveva ‘temprato’ contribuendo a donargli un carattere burbero: tuttavia avrebbe dato la camicia e l’anima per gli amici” ricorda il figlio Sergio.

Nato nel 1930, era rimasto orfano durante un bombardamento. Lui, i suoi tre fratelli e la sorella vennero quindi smistati negli orfanotrofi. Gli toccò quello di Moncalieri, città a cui sono legati i suoi ricordi della guerra: “Già allora non stava fermo: mio padre raccontava con un po’ di cautela, che quando era piccolo si intrufolava attraverso le finestre nel castello di Moncalieri per rubare le bombe a mano da consegnare ai partigiani”.

Il suo ingresso a Torre Pellice avvenne nel 1968 accanto alla moglie Bruna: “Gestirono La Rocchetta: il ristorante con le vasche per la pesca alle trote che si trovava nell’inverso del paese, subito dopo il ponte Bertenga. Poi si occuparono di un bar in borgo Santa Margherita e, infine, del campeggio il Noccioleto, in una delle traverse di viale Gilly” elenca Tessa. Vergnano lavorava in Fiat, ma nel tempo libero affiancava la moglie e dall’ufficio del Noccioleto per anni gestirono il centralino delle Croce rossa e dall’Aib, finché non venne creata una centrale operativa.

Con lei, scomparsa solo a maggio di quest’anno, ha condiviso settant’anni di matrimonio e di impegno per la collettività: “C’è chi se li ricorda anche durante le Feste dell’Unità che si facevano in passato in paese: loro due erano sempre lì a cucinare” racconta Tessa.

Appena qualche mese fa gli era stato consegnato dall’Amministrazione comunale l’Attestato di Civica Benemerenza e aveva partecipato ai festeggiamenti per i cinquant’anni della fondazione della squadra Aib: “Durante l’evento aveva commentato ‘Ma cosa ci faccio io qui senza Bruna?’: il legame con sua moglie infatti è sempre stato un sostegno importante anche nell’attività di volontariato rivela Tessa –. Gli avevo dunque risposto che lui era lì anche per lei”.

Ed è proprio l’Aib ad aver raccolto i frutti del suo impegno: fu uno dei fondatori della squadra assieme ad Ezio Aglì. “Prima era un gruppo informale di volontari che accorrevano in caso di incendio. Lui seguì tutta la parte burocratica e i rapporti con le istituzioni che lo portarono a entrare nel corpo Aib” spiega l’attuale caposquadra Luca Aglì, figlio di Ezio. Vergnano fu caposquadra per tanti anni: “Per me è stata una ‘tata’ che mi ha introdotto all’attività. Ero ancora troppo piccolo per fare il volontario ma appena potevo, durante le emergenze, ‘scappavo di casa’ e andavo in sede per seguire al suo fianco le operazioni” ricorda Aglì.

Come nella famiglia Aglì padre e figlio si sono passati il testimone così è successo anche per i Vergnano: “All’inizio degli anni Duemila, quando ha dovuto smettere di fare servizio in Aib ne ha fatto una malattia – rivela Sergio che gli successe come caposquadra – continuò quindi a gravitare attorno alla sede e i suoi consigli sono stati sempre preziosi. Ci ha seguiti da fuori negli anni successivi e non ho tentennato nel rivolgermi a lui per avere consigli soprattutto durante gli eventi più drammatici come le alluvioni”.

Elisa Rollino

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