“Siamo entrate oggi dentro al Carcere di Torino dopo la lettera inviata da 57 donne detenute che hanno scelto di avviare una protesta pacifica, attraverso lo sciopero della fame a staffetta per denunciare le condizioni all’interno della struttura. Non chiedono la grazia ma il rispetto dei loro diritti”: così Sara Diena, consigliera comunale di Sinistra Ecologista, entrata oggi al Lorusso e Cutugno insieme alle tre consigliere regionali di Avs Alice Ravinale, Valentina Cera e Giulia Marro.
Marro: "Grande sofferenza psichica e psicologica"
“La sofferenza psichica e psicologica è elevata e non trova adeguata risposta: a doversene fare carico sono spesso gli agenti di polizia penitenziaria che non ne hanno le competenze. È noto e ci è stato confermato un problema di abuso di trattamento con psicofarmaci che talvolta si traduce in vere e proprie dipendenze, alcuni di questi farmaci sono poi stati sospesi dalle stesse amministrazioni carcerarie in Italia per questo motivo” spiega Marro.
Cera: "Condizioni sanitarie tragiche"
“Anche la questione sanitaria in carcere sta diventando tragica - aggiunge Cera - registriamo una assenza di presa in carico che va dalle patologie più semplici, come le visite dentistiche o oculistiche, fino alla mancanza di controlli post operatori dopo interventi gravi per patologie serie”.
Ravinale: "Provvedimenti contro il sovraffollamento"
“Le donne in sciopero chiedono reali provvedimenti contro il sovraffollamento a partire dal riconoscimento di maggiori sconti di pena per buona condotta, oggi in discussione alla Camera su proposta delle opposizioni, ma anche l’applicazione delle normative già vigenti e che rimangono solo sulla carta per la carenza di applicazione delle misure alternative alla detenzione e per gravi ritardi della magistratura di sorveglianza costantemente sotto organico. Anche il decreto Nordio, comunque insufficiente, per ora non trova applicazione. Occorre ragionare sulla depenalizzazione di reati minori: non si può entrare in carcere per pochi mesi per reati bagatellari. Abbiamo incontrato più persone in questa situazione, donne che avevano un lavoro e che lo hanno perso. Che senso ha?” conclude Ravinale.