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Non solo Fumetti | 03 novembre 2024, 06:30

Roz, il robot selvaggio, che commuove grandi e piccini

Tecnologia e natura possono andare d’accordo? Il nuovo film della Dreamworks risponde a questa e ad altre domande

Roz, il robot selvaggio, che commuove grandi e piccini

Preparate i fazzoletti.

E’ impensabile guardare questo film di animazione senza avere con sé un minimo di attrezzatura atta a tergere le lacrime.

Racconta una storia “buonista”? Se con questo termine vogliamo indicare una vicenda basata su amore, riconoscenza, uguaglianza e solidarietà... Beh, sì, allora la definizione calza. Ma, come sempre, le apparenze ingannano, la prima visione va riflettuta, ponderata, rivissuta.

Innazitutto risolviamo le questioni anagrafiche: “Il Robot Selvaggio” (titolo originale “The wild robot”) è un film statunitense della Dreamworks giunto nei cinema nostrani il 10 ottobre. E’ stato diretto e sceneggiato da Chris Sanders (già regista di “La bella e la bestia”, “Aladdin”, “Il Re Leone”, “Mulan”) ed è tratto dal libro per ragazzi omonimo scritto da Peter Brown.


Il regista Chris Sanders)

Ok, ora un minimo di trama, limitandoci a ciò che ci viene rivelato dal trailer. In un futuro forse neanche troppo lontano il velivolo di un’azienda che fabbrica robot precipita su un’isola disabitata. Trasporta macchine dall’aspetto vagamente umanoide destinate a servire gli umani con mansioni simili a quelle dei maggiordomi, dei giardinieri, una sorta di factotum insomma. Un solo robot, Rozzum unità 7134 (detto Roz), sopravvive all’impatto ed entra in contatto, in modo un po’ rocambolesco, con gli animali che popolano l’isola. Durante uno di questi incontri distrugge, senza volerlo, un nido. Riesce a recuperare soltanto un uovo. Il pulcino che nasce subito dopo ritiene che lui sia (Konrad Lorenz docet) sua madre. Ed è qui che termina il prologo e comincia la storia vera e propria.


Il trailer del film “Il robot selvaggio”

La mitologia da cui il film attinge per raccontare questa avventura è vastissima: parte da una situazione che ricorda per certi versi la favola del brutto anatroccolo, poi la più moderna “La gabbianella e il gatto”, e da qui va oltre, mostrandoci una sorta di concatenamento macchinico alla Gilles Deleuze, affrontando subito dopo l’attualità del rapporto tra essere vivente e intelligenza artificiale, narrando infine il desiderio dei diversi (il robot, ma anche l’oca da lui allevata) di appartenere a qualcosa e di rivendicare nel contempo l’orgoglio della propria identità.

Forse a causa di questo tentativo di toccare con una certa profondità certe tematiche, la comicità che, di solito, è ingrediente importante di questo tipo di film, è più contenuta. Ci sono situazioni certamente divertenti, simpatiche, ma nulla che faccia ridere a crepapelle. Vengono invece privilegiate le scene d’azione, avvincenti e spettacolari e i momenti toccanti, intimi, dove amore materno e amicizia la fanno da padroni. L’assenza di grandi risate non intacca la gradevolezza del film che resta un ottima visione per bambini e adulti.


I libri di Peter Brown

“Il Robot Selvaggio”, nel momento in cui scrivo, risulta essere il re del botteghino italiano con un incasso che supera i 3,5 milioni di euro. Il successo che sta ottenendo anche altrove fa ben sperare in un sequel, tenuto conto del fatto che esiste un trattamento già pronto. Il libro di Brown da cui il film è tratto infatti è parte di una trilogia. L’episodio successivo si intitola “La fuga del robot selvatico”.

Chissà...

Nell’attesa, noi ci rileggiamo la prossima settimana.

Thomas Pistoia

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