L'obesità non è solo una questione estetica, ma una vera e propria patologia che sta diventando un'emergenza sanitaria globale. In Italia, negli ultimi vent'anni, i giovani-adulti tra i 18 e i 34 anni affetti da obesità sono aumentati di ben 1,6 milioni. Questo trend preoccupante è confermato dai dati ISTAT del 2023, che evidenziano un incremento del 38% nel numero di persone obese rispetto al 2003.
A peggiorare il quadro è il fatto che l'obesità non è mai un problema isolato. Si stima che questa condizione sia associata a oltre 200 complicanze, che vanno dai tumori alle malattie cardiovascolari, dal diabete di tipo 2 alle malattie respiratorie croniche. L’impatto sulla qualità della vita, sulla morbilità e sulla mortalità è altissimo, e le ripercussioni economiche e sociali sono altrettanto significative.
Perché l’obesità colpisce sempre di più i giovani? Perché siamo davanti ad un complesso intreccio di fattori genetici, ambientali, comportamentali e culturali. Se pensiamo al consumo tra gli adolescenti di alimenti ultra processati ricchi di zuccheri e grassi, al fatto che il livello di attività fisica tra i giovani è drasticamente diminuito in rapporto al tempo trascorso davanti ai dispositivi elettronici, che molti giovani non ricevono un’educazione alimentare adeguata e in ultimo, ma più importante, all’influenza dei social media che, con l’idealizzazione di corpi perfetti, spesso porta a diete estreme e squilibri alimentari che possono sfociare in obesità.
Per approfondire le possibili strategie di contrasto all’obesità, poniamo alcune domande al Dott. Marco Zanetti, biologo nutrizionista, nutrizionista sportivo, e consulente per programmi di prevenzione dell’obesità.
Dott. Marco Zanetti, quali sono le sue considerazioni sull’aumento dell’obesità tra i giovani?
“L'obesità tra i giovani rappresenta il riflesso di un problema complesso e multifattoriale che coinvolge vari livelli: individuale, sociale, culturale e sistemico. Da una parte è evidente che le scelte personali dei ragazzi – come una dieta poco bilanciata e la mancanza di attività fisica – giocano un ruolo significativo. Tuttavia, queste scelte non avvengono per caso: sono spesso influenzate da un contesto sociale che rende più facile e accessibile adottare cattive abitudini alimentari rispetto a scelte salutari. Pensiamo alla disponibilità pervasiva di cibi ultra-processati, ricchi di zuccheri e grassi saturi, che costano meno rispetto a prodotti freschi e nutrienti. Sul piano culturale, i giovani sono sempre più esposti a un bombardamento mediatico che promuove uno stile di vita sedentario e poco equilibrato, con la pubblicità che spesso incentiva il consumo di snack e bevande zuccherate. A ciò si aggiunge l’influenza dei social media, che da un lato glorificano il 'cibo spazzatura' come simbolo di comfort e convivialità, e dall’altro trasmettono modelli estetici irraggiungibili, contribuendo a diete restrittive e pericolose, che a lungo termine possono favorire il ciclo della perdita e ripresa di peso (il cosiddetto effetto yo-yo). A tutto questo c’è una carenza evidente del sistema pubblico e privato di interventi sistematici che possono offrire ai giovani alternative salutari e sostenibili.”
Quali sono secondo lei le azioni più urgenti per contrastare questa epidemia?
“Prima di tutto bisogna educare. Le scuole, in particolare, dovrebbero essere trasformate in veri e propri centri di apprendimento per il benessere. Non basta insegnare le basi teoriche della nutrizione: è essenziale che i ragazzi imparino anche a cucinare pasti semplici, equilibrati e salutari, usando ingredienti di qualità. Questo rafforzerebbe la consapevolezza alimentare e aiuterebbe a contrastare la dipendenza per cibi pronti. In parallelo si dovrebbe costruire una collaborazione stretta tra il settore pubblico e quello privato per garantire che gli alimenti nutrienti siano non solo disponibili, ma anche economicamente accessibili. Ad esempio, se i produttori e distributori di alimenti salutari godessero di incentivi fiscali, si potrebbe diminuire il loro costo, in particolare per le famiglie a basso reddito. Un’educazione alimentare efficace e un mercato più equo ed accessibile, non sono due obiettivi separati, ma sono parte integranti di un vero sistema per combattere l’obesità. Solo in questo modo sarà possibile creare una società in cui la scelta salutare diventi la scelta più naturale e facile per tutti.”
Secondo lei come possiamo coinvolgere i giovani in questo cambiamento?
“I giovani devono sentirsi protagonisti attraverso i social media con campagne creative ed interattive; possiamo trasmettere loro messaggi chiari sull’importanza di una dieta equilibrata e di un attività fisica regolare, utilizzando post o reel che spazino dai brevi video esplicativi ai contenuti generati dagli utenti. Per amplificare la portata di queste iniziative occorre la collaborazione con influencer, esperti di salute e creatori di contenuti, al fine di rendere il benessere una tendenza aspirazionale. Parallelamente occorre organizzare eventi sportivi locali e promuovere sfide di cucina salutare, in modo che i ragazzi possano imparare a preparare piatti nutrienti e gustosi, che servirà a loro per tutta la vita. In ultimo bisogna coinvolgere famiglie, scuole, associazioni locali ed aziende, per rafforzare il messaggio salutistico e non far sentire soli i giovani. Solo in questo modo potremmo valorizzare il loro ruolo attivo nel costruire un futuro più sano per sé stessi e per la società intera. Ignorare il problema dell’obesità significa affrontare costi enormi in termini economici e sociali. I sistemi sanitari saranno messi sotto pressione da un aumento delle malattie croniche, con costi di trattamento che potrebbero diventare insostenibili. L’obesità è una sfida che richiede uno sforzo collettivo. Solo con politiche efficaci, educazione capillare e un cambio di mentalità ,sarà possibile invertire questa pericolosa tendenza. Ma è adesso che dobbiamo agire.”
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