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Un Occhio sul Mondo | 02 agosto 2025, 08:57

„La Cina ha nel mirino l’Impero USA”

Il Leader cinese Xi Jinping non disdegna assolutamente l'uso dei social, anzi sembra che li consideri come una sorta di suo laboratorio di pensiero in cui, molto spesso, si esprime con una certa libertà dal suo ingessato ruolo istituzionale di Capo del Governo di una delle Nazioni più potenti del mondo.

„La Cina ha nel mirino l’Impero USA”

In uno di questi suoi momenti di libera riflessione, più precisamente il 17 giugno 2025, su EvaX.@PresidentXiCHN, il nr. 1 della Cina ha espresso la sua visione di un mondo che, in fondo, potrebbe fare benissimo a meno degli Stati Uniti. “The world can move on without the United States”, una frase chiara e netta, la cui veridicità Xi ha voluto dimostrare, citando quel senso di ineluttabilità che la storia sembra avere nei confronti di tutti gli Imperi, inchiodandoli al medesimo ciclo vitale, che li vede nascere, imporsi, dominare ed infine decadere. In questo suo ineccepibile ragionamento, Jimping si limita a citare gli ultimi Imperi della storia, il Britannico, quello francese e lo spagnolo, affermando che “Each Empire proclaimed itself indispensable. Each was ultimately eclipsed” (“Ogni Impero si proclamò indispensabile. Ognuno alla fine si eclissò”).

E' chiaro che questa massima potrebbe valere anche per la Cina, ma probabilmente il Leader cinese non sembra volerla considerare a capo di un Impero, mentre invece per la conclusione del suo post si rivolge solo agli Stati Uniti, con una sorta di monito “ll potere cala, l'influenza migra e la legittimità muore nel momento in cui viene data per scontata, anziché guadagnata. Se l'America dovesse perdere il rispetto del mondo, scoprirebbe ciò che ogni impero caduto ha imparato troppo tardi: il mondo va avanti. Sempre.”

Rivolgendosi solo agli Stati Uniti, appare chiaro che Xi Jinping li consideri, a ragione, “l'Impero” di questo momento storico dell'umanità, la Nazione che domina il mondo, o perlomeno cerca di farlo, attraverso il suo potere globale. Infatti, appare altrettanto chiaro che, per il Leader cinese, il potere è il concetto chiave per sovrastare qualsiasi altro Paese, perché ad esso lui subordina la possibilità per l'Imperatore di esercitare la sua influenza sul resto di un mondo, il quale non riconoscendogli più la legittimità del dominio, non gli garantirebbe più neanche il rispetto.

Pertanto, è tutto un problema di quel potere che, sostanzialmente, si estrinseca nella forza delle armi, in quella dell'economia e, in ultimo, in quella della cultura e delle storia, due aspetti che, soltanto apparentemente, possono sembrare in declino, in nome di società prettamente improntate sull'affermazione immediata e sul dio denaro, ma che in realtà sono elementi essenziali per esercitare una vera influenza, in quanto garantiscono un supporto più profondo e di lungo periodo, ben superiore e più efficace rispetto alla barbarie e all'arroganza di una mera prepotente imposizione.

In questo senso, può essere un ottimo esempio il dominio romano sul suo impero, che prosperò finché rimase frutto della virtuosa coniugazione tra la forza e l'esportazione della civiltà.

Non c'è dubbio che, nonostante il pegno pagato per decenni di oscurantismo comunista, per storia e cultura, la Cina sia nettamente superiore agli Stati Uniti e quindi non tema assolutamente il confronto su questo aspetto del potere, con una consapevolezza che porta Xi Jinping a percepire una forza morale che gli consente di ammonire gli USA.

Anche sotto il profilo economico, per quanto non stia vivendo uno dei suoi momenti migliori, Pechino si sente comunque più forte di Washington, se non altro perché le sue relazioni internazionali, soprattutto con Paesi Amici e collaborativi (non si può dire che la Cina abbia Alleati), sono comunque in ascesa ed espansione (vedasi il BRICS), al contrario degli Stati Uniti che, invece, una buona parte dei suoi Alleati (vedasi Europa) li sta sonoramente maltrattando.

Della trilogia che vivifica il potere, rimane la forza delle armi, in cui al momento non c'è storia, perché tra i due competitors solo gli USA sono una Superpotenza, anche se la Cina sta assiduamente cercando di colmare il divario, in maniera talmente rapida che lo stesso Pentagono ha valutato che, nel 2035, Pechino dovrebbe riuscire a pareggiare la capacità americana di proiezione delle proprie forze. Sarebbe già un ottimo risultato, perché in soldoni, significherebbe ad esempio lo stesso numero di portaerei, ma non sarebbe sufficiente a garantire la stessa potenza militare, anche volendo considerare che la Cina possa continuare ad usufruire del “jolly nucleare” russo, come è in questo momento (anche se nessuno lo dice).

Infatti, la comparazione militare tra queste due grandi Nazioni non deve essere fatta solo in termini di quantità e qualità di armamenti e personale, ma passa anche attraverso quella che si può chiamare la “capacità imperialista”, che passa attraverso mentalità e volontà, che maturano nel tempo, da cui scaturisce un'organizzazione di Comando e controllo che permetta di sovrastare il mondo.

Gli Stati Uniti dispongono già di questo determinato approccio mentale e di questa collaudatissima struttura organica e riuscire ad equipararla sarà, probabilmente, l'impresa più ardua per la Cina e il motivo si prova a dimostrarlo, esaminando brevemente l'attuale presenza americana nel mondo.

Non c'è dubbio che il numero delle basi USA sulla terra, al cui riguardo ci sono interpretazioni diverse (Nazionali/NATO ecc.), ma che comunque sfiora il migliaio, è importante, perché consente a Washington di intervenire ovunque in tempi operativamente efficaci. Tuttavia, la componente fondamentale che pianifica e gestisce questi interventi è la struttura di comando e controllo. In pratica, gli Stati Uniti hanno diviso il mondo in sei giganteschi settori, ognuno dei quali ha un proprio Alto comando responsabile.

USNORTHCOM, è il Comando dell'America del Nord, ha sede a Colorado Spring e ha responsabilità su tutta l'area del Continente Nord americano (Canada compreso), mentre sull'America meridionale ha competenza USSOUTHCOM, con sede a Miami.

Tutta l'area dell'Indopacifico è sotto il controllo di USPACOM con sede a Honolulu, mentre l'area mediorientale, il Mar Rosso ed il Golfo Persico meritano ovviamente un Comando ad hoc, che è USCENTCOM, con sede a Tampa. Completano il sestetto, AFRICOM e USEUCOM, che si occupano rispettivamente del Continente africano e di quello europeo, entrambi con sede a Stoccarda.

Ma questa struttura americana di “Controllo sul mondo” non si esaurisce qui, perché è perfettamente integrata dall'organizzazione navale che, in gran parte, ricalca l'articolazione dei citati Comandi, con la II^ Flotta rivolta al Nord Atlantico, la IV^ al Sud Atlantico occidentale (America meridionale), la VI^ al Sud Atlantico orientale (Africa) e Mar Mediterraneo, la III^ al Pacifico orientale (Nord America), la VII^ al Pacifico occidentale e all'Indiano (l'area Indo Pacifica evidentemente merita la maggiore attenzione) e la V^ all'area Mediorientale e ai Golfi.

Pertanto, risulta inequivocabile che il perno fondamentale della forza militare americana, che resta ancora quella più potente, risiede proprio in questa sorta di morsa con cui riesce  a controllare tutto il globo e che sarà difficile per tutti, Cina compresa, da eguagliare. Per Washington, le Forze Armate rimangono quindi il suo ultimo, vero ed incontrastato fattore di dominio, per cui c'è da sperare che mai gli Stati Uniti vengano a trovarsi in una posizione “da ultima spiaggia”, che imponga loro di ricorrere a questo micidiale strumento.

Marcello Bellacicco

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