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Attualità | 10 novembre 2025, 18:39

Al lavoro sul Piano Socio Sanitario: giornata di consultazioni con le associazioni

Continua la discussione in commissione

Al lavoro sul Piano Socio Sanitario: giornata di consultazioni con le associazioni

In Commissione Sanità, presieduta in mattinata dal vicepresidente Daniele Valle, la giornata di consultazioni sul Piano socio-sanitario 2025-2030 si è aperta con gli interventi dei rappresentanti di Cittadinanza Attiva Alessio Terzi ed Enrico Ferrario, della Fondazione Promozione Sociale Andrea Ciattaglia e Giuseppe D’Angelo, di Anffas Piemonte Giancarlo D’Errico e Angelo Faiella di Federazione italiana superamento handicap Piemonte, nonché Adriano Capitolo dell’Unione Italiana Ciechi.  

La preoccupazione maggiore espressa dalla maggioranza degli intervenuti si riferisce al problema dello smaltimento delle liste di attesa, dalla necessità di poter disporre delle cure mediche su tutto il territorio piemontese e all’importanza della prevenzione. Rispetto alle cure per i pazienti anziani, pazienti non autosufficienti e per i disabili, le associazioni hanno chiesto maggiore attenzione all’interno del nuovo Piano Socio-sanitario ed il riconoscimento esplicito dei LEA (Livelli essenziali di assistenza).

Sono intervenuti per chiarimenti i consiglieri Monica Canalis (Pd), Alice Ravinale (Avs) e Daniele Valle (Pd). 

In molti hanno posto l’accento sulla questione affidamenti: secondo i dati regionali, i minori in affidamento eterofamiliare a singoli e famiglie, al 31 dicembre 2024, erano 822 (dei quali 676 giudiziali) mentre, quelli in affidamento intrafamiliare a parenti erano 568 (417 giudiziali).
Hanno partecipato all’audizione Frida Tonizzo e Valter Martini del Tavolo regionale Affido, Pierangela Peila di Telefono Rosa e Adriano Capitolo di Fand, che hanno rilevato una situazione caratterizzata da differenze territoriali, sottolineando che nell’Astigiano la maggior parte dei ricoverati paga le rette intere pur non essendo autosufficiente. Il monitoraggio risulterebbe fondamentale con il conseguente intervento della Regione per correggere le situazioni più complesse, per evitare differenze da una provincia all’altra. 

È stata rilevata anche la mancanza di risorse aggiuntive mentre, per i disabili intellettivi, il problema è quello di riuscire a garantire le prestazioni. Anche la riduzione delle liste d’attesa sarebbe importante come l’avvio di nuovi progetti nelle case di comunità porterebbe anche a ridurre gli accessi impropri nei Pronto soccorsi. È stato chiesto un piano di rilancio dell’affidamento familiare per garantirne l’incremento e la piena operatività. Fondamentale il supporto continuativo di tutti gli operatori delle équipe. Queste ultime risultano insufficienti. Importante, quanto previsto nella stessa l.r. 17/2022 (Allontanamento zero), il sostegno alle famiglie d’origine. 

Purtroppo l’affido è visto ancora oggi come un allontanamento invece che un supporto. In questi ultimi anni sono aumentate le richieste di aiuto da parte di donne disabili a causa di problemi di maltrattamenti e violenza. La prevenzione e la formazione sono la chiave per affrontare le problematiche delle persone disabili. La presenza dei consultori sul territorio si è ridotta. Importante – secondo gli intervenuti - recuperare la fiducia nelle famiglie e preparare attentamente i caregiver”. È stato anche segnalato positivamente il progetto sperimentale, attivo in Piemonte, “Portami a casa” per trovare ai bambini con disabilità grave una famiglia”.
Nel corso della seconda parte dell’audizione hanno posto domande Valentina Cera (Avs), Monica Canalis, e Daniele Valle (Pd).

Presieduta da Luigi Icardi, la Quarta ha proseguito nel pomeriggio le audizioni.

Il presidente della Croce rossa regionale Vittorio Ferrero ha sottolineato la necessità di riconoscere e integrare il volontariato organizzato all’interno del sistema strutturale e di valorizzare il volontariato di prossimità per creare una rete stabile tra realtà che operano nell’ambito dell’emergenza e del pronto soccorso.
Vincenzo Sciortino, Elio Lodi e Giorgio Bizzarri, rispettivamente di Ampas, Antes e Auser Piemonte si sono detti pronti a collaborare alla redazione del Piano, in particolare per quanto riguarda il trasporto delle persone impossibilitate ad accedere in modo autonomo ai luoghi di cura, l’accompagnamento protetto per il contrasto alla solitudine e l’invecchiamento attivo e hanno chiesto un maggiore riconoscimento del ruolo del Terzo settore.

Alessio Corradi, presidente della Società italiana di Igiene, medicina preventiva e sanità pubblica piemontese ha espresso dubbi sulle figure dei direttori sociosanitario e assistenziale, che potrebbero creare confusione e sovrapposizioni; ha proposto screening per la prevenzione delle patologie legate all’invecchiamento della popolazione.

La presidente di Acat Torino Ivana De Micheli e Marco Iudicello del Centro alcologico e psichiatria ospedaliera del Mauriziano di Torino hanno sottolineato l’importanza per il Piemonte di dotarsi di strutture per la disintossicazione dall’alcol in fase acuta e la possibilità di una vita da astemi, nonché la necessità coordinare i servizi che oggi si occupano di alcolismo.

Il direttore sanitario del Serd dell’Asl To 4 Elisabetta Bussi Roncarini e la referente del Progetto Neutravel Ombretta Farucci hanno evidenziato l’importanza di lavorare per la riduzione del danno, previsto anche dai nuovi Lea, e che il nuovo Piano potenzi gli interventi di prossimità e rafforzi la presenza sul territorio di progetti integrati con la salute mentale. Monica Antonietto, consigliere del Direttivo Consult@noi e presidente dell’Associazione In punta di cuore, ha detto che nel Piano mancano, a proposito dei disturbi alimentari, riferimenti alla continuità delle cure nel passaggio dalla psichiatria infantile a quella per gli adulti e ha chiesto la creazione di una rete di ambulatori territoriali che consentano ai pazienti di mantenere la permanenza nel proprio ambiente di vita.

Blenti Shehaj, presidente dell’Associazione multietnica dei mediatori interculturali (Ammi) ha fatto presente che, vista la forte presenza di culture diverse sul territorio, sarebbe necessario prevedere la presenza di mediatori culturali nella formazione dei medici così come un Osservatorio regionale per monitorare la richiesta di salute e di servizi ad essa legata da parte delle comunità straniere.

Carla Barovetti, Nerina Dirindin, Esther Di Base, Teresa Nicolini, Nicola Iozzo, Daniele Bego, Iolanda Chiotti e Beatrice De Luca del Comitato piemontese Salute mentale, intervenuti con Daniele Carraro del Ceapi, hanno chiesto, tra l’altro e con sfumature diverse, una programmazione che preveda un aumento di risorse e di personale, il miglioramento del funzionamento e dell’orario di apertura dei Centri di salute mentale, un diverso e più moderno tipo di formazione degli operatori, che vada oltre la somministrazione di terapie e si concentri maggiormente sul rapporto dialogico.

Sono intervenuti, per richieste di chiarimenti Alberto Avetta, Daniele Valle, Monica Canalis, Laura Pompeo (Pd), Giulia Marro (Avs), Sarah Disabato, Alberto Unia (M5s) Roberto Ravello e Davide Zappalà (Fdi).

La nota di Fratelli d'Italia

Non è accettabile che si intervenga sul dibattito riguardo al Piano svilendo le professionalità dei vertici della Sanità e Welfare, anziché muovere la giusta critica tecnica o politica. E’ davvero singolare quindi che l’on. Dirindin si sia permessa di definire come incapaci i tecnici dell’assessorato – commentano Roberto Ravello, Davide Zappalà e Paola Antonetto, consiglieri di Fratelli d’Italia in IV Commissione – e pretendiamo le scuse nei confronti dei professionisti che ha insultato. Quando era assessore è stata contestata da tutto il mondo sanitario ed accademico sardo, proprio per l’inconsistenza del suo Piano Sanitario, definito dalle facoltà di Medicina dell’isola “un piano cornice, privo di contenuti”: ed ora chi non è stata in grado di amministrare la Sanità pretenderebbe di insegnare agli altri come farlo? Il suo non è che un attacco strumentale e propagandistico, che ci sprona unicamente ad andare avanti per la strada tracciata, quella di una riforma seria e strutturale del sistema sanitario regionale”.

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