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Attualità | 19 novembre 2025, 09:07

Venerdì l’ultimo saluto a don Osella, il parroco dalla vocazione adulta che conosceva il mondo

Trasformò la chiesa della Natività di Roletto in un ‘gioiello’, sostenne la cantoria e amò l’arte. Fu capace di gesti che ancora commuovono i parrocchiani

Don Domenico Osella (foto di Patrizio Righero)

Don Domenico Osella (foto di Patrizio Righero)

Molto probabilmente avrebbe amato il concerto in programma sabato nella chiesa della Natività di Maria Vergine di Roletto, di cui era ancora parroco. Quasi sicuramente avrebbe condiviso il rinfresco con i musicisti prima della loro esibizione, come aveva già fatto in passato, così da godere appieno la convivialità della serata. Don Domenico Osella è morto lunedì 17 novembre, dopo una lunga malattia che aveva affrontato con la caparbietà che i suoi parrocchiani avevano imparato a conoscere. Nacque a Savigliano, ottantadue anni fa, in una famiglia originaria di Carignano. Visse per anni a Torino, dove lavorava, e le sue trasferte spesso lo portavano in paesi stranieri. “Era un uomo che aveva imparato a conoscere il mondo e la sua fu una vocazione adulta” ricorda Patrizio Righero, direttore del giornale Vita Diocesana Pinerolese. Scelse di servire la Chiesa, infatti, dopo la morte della moglie.

La chiesa che divenne un “gioiello”

“Venne ordinato diacono nel 1997 e sacerdote l’anno successivo per mano dell’allora vescovo di Pinerolo, Pietro Giachetti” continua Righero. Ebbe un primo incarico a Miradolo, poi ad Abbadia Alpina dove rimase fino al 1999, quando gli fu assegnata la parrocchia di Roletto.

“Si impegnò molto nella ristrutturazione della casa parrocchiale e della chiesa di Roletto che era già bella, ma che ora è un vero gioiello” racconta.

Osella, infatti, aveva il senso del bello: “Lui stesso dipingeva, soprattutto nature morte e ritratti. Possedeva senso artistico e amava le cose ben fatte. Aveva commissionato dei dipinti nuovi per la chiesa”.

Da tempo era malato, ma già in passato il suo carattere forte gli aveva permesso di affrontare il dolore: “Ricordo che ogni tanto veniva colto da nevralgia del trigemino durante la messa. Si vedeva che soffriva ma si fermava giusto un attimo, nei momenti in cui il dolore era più acuto, per poi riprendere il rito”.

La caparbietà era una delle caratteristiche che più colpiva chi aveva a che fare con lui: “Poteva sembrare duro e scontroso, sicuramente non aveva peli sulla lingua – ammette Righero –. Tuttavia era una persona di cuore che sapeva voler bene alla gente”.

Le due ostie alla mamma

Durante il suo funerale, venerdì 21 alle 10,30, nella chiesa della Natività di Roletto, la cantoria diretta da Carla Beltramino eseguirà l’Ave Maria che don Osella amava particolarmente. Proprio il gruppo di cantanti e musicisti era uno dei suoi motivi di orgoglio: “Quando arrivò qui decise di ricostituirlo perché era andato a perdersi. Ne era orgoglioso, e stava attento alle nostre esigenze – ricorda la chitarrista Silvia Campanella –. Anche se era una persona tosta, e ogni tanto era necessario confrontarsi a muso un po' più duro, don Osella era capace di gesti di un’umanità pazzesca”

Uno di questi gesti la commuove ancora adesso, mentre lo racconta: “Mi trasferii a Roletto sei anni fa con la mia famiglia e dopo poco tempo rimasi incinta. Glielo raccontai quasi subito e durante la messa successiva, all’eucarestia, mi mise in mano due ostie anziché una. Per un attimo pensai ad un errore ma poi, alzando lo sguardo, incrociai il suo sorriso e capii. Continuò così per tutta la gravidanza”.

Campanella non è stata la sola ad apprezzare i suoi gesti: “È stato ben voluto da tanti: durante il ricovero in ospedale ogni tanto lo andavo a trovare e rimanevo stupita dal via vai di amici che entravano e uscivano dalla sua stanza”.

L’amore per la musica e l’accoglienza a De Andrè

Anche Giuseppe Maggi, direttore della scuola di musica intercomunale, pur non essendo uno dei parrocchiani, ha avuto modo di sperimentare l’accoglienza di don Osella e il suo rispetto per l’arte. La chiesa della Natività di Roletto ha ospitato i concerti della rassegna Suoni d’Autunno, organizzata dalla Scuola, e il prossimo è in programma proprio sabato 22.

Durante il concerto di due anni fa, dedicato a Fabrizio De Andrè, Maggi rimase stupito dalla sensibilità del parroco: “Era un concerto che poteva essere considerato difficile per un contesto come quello di una chiesa, avendo dei contenuti provocatori. Tuttavia don Osella accolse con entusiasmo lo spettacolo e dimostrò una passione per la musica a tutto tondo” racconta.

Ricorda ancora il suo discorso di introduzione al concerto: “Fu un invito a godere della musica e di quel momento di convivialità. Di De Andrè aveva colto l’interesse per gli ultimi, per gli emarginati che lui stesso condivideva”.

Elisa Rollino

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