Per tre giorni, dal 21 al 23 novembre, Barolo è diventata il centro del mondo del vino che immagina il futuro. ENO7 del Turismo, l’evento celebrativo dei quindici anni del WiMu, ha trasformato il Castello comunale Falletti in un crocevia di storie, lingue, culture e visioni, riunendo sette territori simbolo dell’enoturismo – Langhe, Toscana, Trentino, Sicilia, Champagne, Borgogna e Napa Valley – per un dialogo corale che resterà nel tempo. Tutto è avvenuto proprio qui, nel luogo in cui il museo del vino più innovativo d’Italia ha cambiato quindici anni fa il modo di raccontare il vino e dove oggi, con l'impegno a dare vita alla Carta dell’Enoturismo, questo racconto trova una nuova forma, condivisa e internazionale.

È stato un evento che non poteva essere confinato nelle categorie di conferenza, festival o rassegna: ENO7 è stato un racconto collettivo. Ogni sala del Castello, ogni scala, ogni angolo sembrava un punto di incontro tra passato e futuro. L’apertura, nel Tempio dell’Enoturista, ha confermato subito il respiro globale dell’iniziativa. Dopo i saluti istituzionali, con il sindaco di Barolo Fulvio Mazzocchi, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, la Regione Piemonte con il presidente Alberto Cirio e l’assessore all’Agricoltura, al Turismo e al Commercio Paolo Bongioanni, la giornalista di Class Editori (caporedattrice di Class TV Moda) Tarsia Trevisan ha offerto una panoramica sul mondo del vino, dallo scandalo metanolo degli anni ’80 al riconoscimento Unesco del 2014, passando per la crescita internazionale degli anni ’90 e la strutturazione dei servizi turistici arrivata nel primo decennio del nuovo millennio.

Quindi un focus sulla comunicazione con Maurizio Ravidà (CEO di SEC & Associati), che ha sottolineato la maturità raggiunta dall’enoturismo, messa tuttavia alla prova da nuovi stili di vita, in continuo divenire: la sfida di oggi è quella di decidere se cambiare o conservare. Maria Elena Rossi (direttrice Uffici Esteri e Sviluppo Internazionale – Gruppo Triumph) si è soffermata sugli aspetti legati alle esperienze, proponendo inoltre la creazione di gruppi di appassionati, Ambassador, che vadano in giro per il mondo. L’intervento di Andrea Fontana (direttore di Roi Comunicazione, sociologo della comunicazione e dei media narrativi) ha messo a fuoco la narrazione emotiva, che può essere progettata: oggi non basta più essere un territorio meraviglioso, ma bisogna saperlo raccontare ai pubblici, capendo come questi vogliono essere coinvolti. Magda Antonioli (docente e senior advisor – Università Bocconi), secondo la quale occorre passare da una logica di volumi a una logica di valori, tenendo a mente che territorio e tipicità sono essenziali.

Infine, gli interventi delle regioni ospiti, con Thomas Bensel (managing director del Culinary Institute of America) e Sally Camm (sommelier, chief client success officer di Umego.AI) per la Napa Valley, Corinne Couchou-Meillot (Chateaux de Bligny export manager) per la Champagne, Mauro Mattei (responsabile commerciale Ceretto Terroirs) per la Borgogna, Francesco Tapinassi (direttore di Toscana Promozione Turistica) per la Toscana, Maddalena Prada (direttrice della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino) per il Trentino e Gori Sparacino (direttore della Strada del Vino Terre Sicane) per la Sicilia, protagonisti anche l’indomani nel workshop internazionale riservato ai territori protagonisti – Langhe, Toscana, Trentino, Sicilia, Napa Valley, Champagne e Borgogna – con una condivisione e un confronto su modelli, esperienze e progettualità comuni. A conclusione dei lavori, l’impegno a istituire un tavolo delle eccellenze per un confronto costante, con il monitoraggio delle attività, ragionando sull’innovazione di prodotto, di processo e della comunicazione del vino ai turisti, allo scopo di rafforzare la partnership tra territori con storie e peculiarità differenti, ma obiettivi comuni. Il primo passo per la stesura di una Carta dell’Enoturismo, immaginando il turismo del vino dei prossimi anni: sostenibile, narrativo, accessibile, profondamente radicato nei luoghi e allo stesso tempo aperto al mondo.

Il sabato è stato il giorno più intenso, quasi rituale. Nel workshop internazionale del mattino le sette destinazioni hanno lavorato insieme come un’unica comunità enologica, condividendo pratiche, criticità e visioni. Da questo confronto serrato è nato l'impegno a dar vita alla Carta dell’Enoturismo, presentata come un impegno collettivo verso un modello di turismo più umano e più consapevole. Intanto, nelle stanze del Castello, il pubblico viveva un percorso sensoriale ininterrotto: dalle creazioni gastronomiche di Fulvio Siccardi – con il suo iconico Uovo in Gabbia e Tartufo Bianco d’Alba servito con Barolo DOCG – fino alle cinque Degustazioni Culturali, dove ogni annata diventava la scintilla di un dialogo con l’arte, il teatro, la letteratura, il design.

Il Barolo 2010 si specchiava nell’arte visiva di Valerio Berruti; il 2014 trovava nuova vita nelle parole teatrali di Paolo Giangrasso; il 2011 dialogava con la creatività digitale raccontata da Riccardo Mey insieme a Luca Giordana; il 2013 diventava voce di letteratura attraverso Pierluigi Vaccaneo; e il 2012, guidato da Roberto Marro, scivolava lento in una performance sul tempo e sull’attesa. In quelle sale il vino non era solo vino, ma linguaggio.


La chiusura, domenica 23 novembre, ha portato al centro la pluralità delle identità enologiche con la Grande Degustazione Internazionale all’Enoteca Regionale del Barolo. Più che un percorso di assaggi, è stato un itinerario narrativo, un incontro tra mondi diversi che parlavano la stessa lingua delle colline, dell’ospitalità e del saper fare.
In queste giornate Barolo non si è limitata a ospitare. Ha lanciato un messaggio preciso, come sottolinea Liliana Allena, presidente della Barolo & Castles Foundation: “Si è chiusa l’edizione zero di ‘ENO7 del Turismo’, in cui abbiamo gettato le basi per rinsaldare partnership e lavorare insieme alle destinazioni più importanti dell’enoturismo mondiale, istituendo un tavolo delle eccellenze per un confronto costante. Barolo può diventare molto più di una destinazione, puntando a essere un laboratorio vivo, un centro internazionale dove si costruiscono idee e modelli. Abbiamo voluto sperimentare delle formule di degustazione molto gradite dal pubblico: l’idea di mettere insieme vino e cultura, offrendo un’esperienza trasversale, ha funzionato. Con grande entusiasmo ci prepariamo ora alle nuove sfide che ci attendono, mettendo al centro i castelli che impreziosiscono le nostre colline, Barolo in primis, pronti a fare sistema con tutti gli attori che abbiano a cuore il futuro di Langhe, Roero e Monferrato”. A Barolo, la radice e l’orizzonte procedono insieme.

Lo ha ribadito anche il sindaco Fulvio Mazzocchi, mettendo in relazione il quindicesimo anniversario del WiMu con l’energia di ENO7: “Barolo, con tutto il territorio, si è confermata una capitale dell’enoturismo e dell’innovazione culturale: l’evento appena concluso non può che riempirci di orgoglio. Da subito intendiamo attivarci per riproporre questo appuntamento anche il prossimo anno, preparandoci ad accogliere le destinazioni più importanti dell’enoturismo mondiale. Lo faremo in un WiMu ancora più bello, con il restyling che stiamo per avviare in occasione dei 15 anni dalla sua inaugurazione, pronti ad accogliere gli oltre 60.000 visitatori che ogni anno varcano la soglia del castello comunale Falletti di Barolo, il monumento più visitato del territorio, con l’impegno a promuovere un turismo sempre più sostenibile e di qualità”.

E dal Piemonte è arrivata una conferma del ruolo crescente della regione nel panorama internazionale. “Il grande successo della prima edizione di ENO7 del Turismo in occasione dei 15 anni del WiMu ha consacrato la vocazione del Piemonte come meta dell’enoturismo internazionale e il Castello di Barolo come luogo privilegiato per l’incontro, il confronto e lo scambio di esperienze attorno a questa grande risorsa. In un momento di rapidi cambiamenti che interessano il vino a livello globale, anche il mondo dell’enoturismo è in costante evoluzione. Accanto ai mercati tradizionali, che in Piemonte continuano a vedere ai primi posti per provenienza Svizzera, Germania e Usa, registriamo infatti l’affacciarsi importante di Turchia, India, Repubblica Ceca e Cina con crescite a due cifre. Dobbiamo per questo guardare a questi nuovi player in modo sistematico e scientifico, per far conoscere il Piemonte in tutte le sue potenzialità attrattive: vini e cibi d’eccellenza, paesaggio, storia, mete ed eventi culturali e un’offerta turistica di qualità, uniti nell’opportunità di offrire al visitatore un’esperienza unica”, hanno dichiarato Alberto Cirio, Paolo Bongioanni e Marina Chiarelli, ricordando che il pubblico dell’enoturismo è colto, esigente e in crescita costante.
Il restyling del WiMu, nel frattempo, è già entrato nella sua fase operativa. Coordinato da Daniele Manzone e sostenuto da Fondazione CRC, Fondazione CRT e Compagnia di San Paolo, il progetto non toccherà la struttura storica del Castello, ma ne ridisegnerà modalità narrative, tecnologie, linguaggi. La gara nazionale ha individuato in Next Group il partner per la progettazione dell’allestimento scenografico: un passo decisivo per un museo che vuole continuare a crescere insieme ai suoi visitatori, mantenendo integra la sua identità.

Quando ENO7 ha chiuso le sue porte, la sensazione comune era che qualcosa fosse cambiato. Barolo aveva dato al mondo un’immagine di sé nuova, più consapevole, più dialogante. Aveva accolto e ascoltato, ma soprattutto aveva proposto. E lo aveva fatto con la naturalezza di chi è abituato a trasformare il vino in un linguaggio universale. A volte gli eventi contano per ciò che accade; altre volte contano per ciò che lasciano. ENO7 del Turismo appartiene alla seconda categoria. E Barolo, ancora una volta, ha indicato la strada.













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