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E poe...sia! | 20 dicembre 2025, 09:00

Randagi… che non mordono

Storia di una mostra che mostra davvero

Fotografia di Michele D'Ottavio, serie "Homeless", esibita durante la mostra "Randagi"

Fotografia di Michele D'Ottavio, serie "Homeless", esibita durante la mostra "Randagi"

Buongiorno, #poetrylovers del mio cuore!

Svegliati bene?

Come ogni domenica, non vedo l’ora di svelarvi e raccontarvi una nuova e nobile iniziativa nata direttamente sul territorio; ma niente panico: talvolta, per ampliare il “respiro” della rubrica, pescherò qui e lì notizie internazionali. Perché non sfruttare il fatto che il mondo sia grande, variopinto e stimolante, nonostante tutto? A volte serve rammentarlo -credo- quanto sia immensa la realtà oggettiva rispetto alla soggettiva.

Fatte le dovute premesse, partirei con l’articolo di oggi. Che sarà il breve resoconto di una delle mostre più interessanti finora presentate, almeno secondo me e piacevolmente collegata all’argomento dello scorso mese. Ormai sapete quanto volentieri colga l’occasione per sottolineare il legame tra cultura e sfera sociale. Una sinergia via via più visibile e solida. Indissolubile, si spera col tempo. Scopriamo insieme perché possiamo affermare che questo evento rientri a pieno titolo nella categoria.

Lunedì 31 marzo 2025, a mezzogiorno, è stata inaugurata presso il Campus Luigi Einaudi di Torino (Lungo Dora Siena 100) la mostra fotografica "RANDAGI. Oltre il pregiudizio, oltre il muro dell’indifferenza: scopriamo l’inclusione", conclusasi ad aprile. Titolo piuttosto impegnativo, non trovate?

Cominciamo dalle basi: a chi dobbiamo l’idea, la scintilla? Udite udite, signori: a una poetessa! E lo dico con orgoglio. Precisamente, alle liriche dedicate agli “invisibili” della nostra già ospite Angela Donna che, forte della stretta collaborazione con il famoso fotografo Michele D’Ottavio, ha dato avvio a questo circolo virtuoso -come lei stessa definisce. Una volta in moto, l’idea si è presto trasformata in progetto espositivo, cui ha poi aderito l’Associazione Opera Messa Del Povero ODV. L’incontro cruciale tra l’Associazione culturale Due Fiumi - baluardo decennale dell’Arte al servizio del Sociale, coordinata dalla stessa Angela - e alcuni fotografi di nobile empatia -capeggiati dal sig. D’Ottavio- ha permesso inoltre il coinvolgimento di altri poeti sensibili al tema. Il gruppo così formato, battezzato “Randagi”, ha infine trovato l’appoggio della Croce Rossa Italiana – Comitato di Torino, dell’Università degli Studi di Torino e della Fondazione Cardioteam.

A quale scopo? L'esposizione è nata con un obiettivo preciso e non da poco: sensibilizzare la cittadinanza e gli studenti (che di essa sono e saranno parte integrante) sui temi dell’inclusione sociale. Un’inclusione mirata, stavolta, rivolta a due particolari “gruppi” di persone: i senzatetto e i migranti. Sradicare lo stigma e i pregiudizi di cui sono da sempre vittima è stata la forza motrice dell’intera iniziativa. Gli scatti in esposizione si sono fatti portatori di voci e verità, documentando senza filtri la realtà: cruda, complicata, persino contraddittoria, ma non per questo indignitosa. Una sola consapevolezza: le difficoltà degli homeless meritano di essere raccontate.

Ci si è forse “limitati” alle fotografie e alla parola scritta, benché potentissime? No. La mostra ha sì previsto l’ausilio visivo delle immagini ma è andata ben oltre, quello stesso oltre che già compariva -premonitorio- all’interno del titolo, scavando nelle testimonianze di vita di alcuni rappresentanti delle due categorie protagoniste, fisicamente presenti.

Perché? Per infierire? Suscitare pietà? Di nuovo, no. Favorire una riflessione profonda richiede empatia, partecipazione, immersione. Testa e corpo “in acqua”: ecco come. Bagnarsi è l’unico modo possibile per sentire addosso ciò che prova, vede, crede e subisce chi conduce un’esistenza nomade -per scelta o bisogno- sotto lo sguardo assente della maggioranza. Ne vale la pena? , se serve ad incoraggiare e promuovere la cultura dell’accoglienza e della comprensione.

Chicca finale: durante tutto il periodo della mostra è stata presente la clinica mobile “Al cuore degli Homeless”, gestita dalla Cardioteam Onlus, che ha offerto gratuitamente un servizio di monitoraggio cardiovascolare (con ecocardiogramma) a chiunque desiderasse usufruire dello screening sanitario. La prima di future tappe, che porteranno il Cardiovan presso mense e dormitori cittadini, pronto a sostenere l’importanza della prevenzione e offrire aiuto pratico.

Seconda chicca finale: che dire se non aveste fatto in tempo a visitare “Randagi”? Nessun problema: la mostra sarà ospitata all’interno del Festival dell’Accoglienza in via Cottolengo 22 (TO) fino a fine anno, proprio grazie all’interesse suscitato nella cittadinanza!

L’angolo poesia di oggi è affidato alla penna di Marino Tarizzo, tra gli autori coinvolti nel progetto. Di seguito, la sua inimitabile e ironica biografia: Marino è nato tardi, nello stesso giorno di Amnesty International, ma ahimè due anni prima. Soffre di allergia cronica, probabilmente incurabile, alla partecipazione a ogni sorta di conventicola; suo risoluto imperativo (moderatamente disatteso) è non fare cose, non vedere gente.

E TI AMO MARIO
Mario aveva casa, lavoro e una donna.
Il lavoro gliel’hanno dislocato a oriente
la casa se l’è ripresa la banca del mutuo
la donna è tornata ad assistere i suoi vecchi

Mario ora alloggia nell’auto con quattro borsoni
che serbano i resti spiccioli della sua vita

Mario dopo che gli hanno sequestrato la vettura
dorme su una panchina tra lenzuola di cartone

Su quella panchina l’hanno picchiato e bruciato
ma Mario s’è gettato in tempo nella fontana.

Poi hanno sradicato tutte le panchine
per salvaguardare il decoro della città.

Questo verso in particolare:
Mario ora alloggia
Mario occupa spazio, Mario è vivo e vivo vuole restare. Mario simboleggia ogni sopravvissuto alla crudeltà, sia essa attiva o passiva. Facciamo in modo non debba difendersi anche dalla nostra.

Pensateci su.

Al 2026!

Johanna Poetessa

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