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In Breve

| 18 aprile 2019, 15:58

Vergognamoci per loro

Come trattare le notizie che riguardano certi "tifosi" delle squadre di calcio

Vergognamoci per loro

L'antefatto: poche ore prima del match di Champions League giocato mercoledì 10 aprile, che vedeva l’Ajax, padrone di casa, affrontare la Juventus, ad Amsterdam, 119 “tifosi” bianconeri venivano fermati dalle autorità olandesi per possesso di coltelli e bastoni.

Dico “tifosi” tra virgolette, per distinguerli chiaramente dai tifosi, senza virgolette, bianconeri, tra cui ho molti amici e che non mi sogno di confondere o di assimilare a costoro.

Uno scenario che, purtroppo, è sempre più comune, quasi una sorta di controrno obbligato, compreso nel prezzo della pietanza. Uno scenario che, ahimè, ci vede sempre più assuefatti ed amorfi, quasi fosse un male ineluttabile, un danno collaterale già messo preventivamente a bilancio.

Ma non è la notizia in se stessa, il tema di questo pezzo. Appurare se sussistano i termini per perseguire legalmente i soggetti che si sono resi responsabili di eventuali illeciti, è lavoro delle autorità, non dei giornalisti.

Il problema, invece, è il modo in cui la notizia viene trattata. E la scelta del termine “trattata” è assolutamente voluta.

Le notizie, andrebbero asetticamente date, punto e basta, e lasciate all’assimilazione ed eventualmente al libero commento di chi le riceve. Il commento da parte degli organi di informazione, andrebbe sempre ben distinto, perché se l'opinione di chi scrive la notizia è sempre e comunque legittima e meritevole di rispetto, ma proprio perché opinione e quindi soggettiva, va chiaramente distinta dalla notizia che è sempre, e ripeto e sottolineo, sempre oggettiva.

Ma in televisione mi è capitato di sentire il solerte (ma forse dovrei dire servile) giornalista annunciare che “...nel pomeriggio, ad Amsterdam, sono stati fermati 119 tifosi bianconeri accusati di avere oggetti non ammessi all'interno degli stadi” successivamente modificata in “...situazioni non compatibili con l’accesso allo stadio”.

E qui mi parte l’embolo, perché questo è un modo di svolgere la propria professione che a mio parere è indecente.

Capisco che se dici chiaramente certe cose, le società calcistiche i cui tifosi si sono resi protagonisti di queste “situazioni”, dove situazioni si usa con l'accezione “reati”, non siano particolarmente orgogliose di questo accostamento, lesivo del loro marchio, che per essere venduto in giro per il mondo alle famiglie dei consumatori del marchio medesimo e dei suoi partner commerciali, deve essere il più candido possibile, se non addirittura immacolato; ma la soluzione non è edulcorare una pillola velenosa, quanto far sì che la pillola stessa sia perfettamente commestibile.

Detto in soldoni, anche se a puro titolo esemplificativo, senza riferimento ad alcuno, dire ad una persona che “all'atto del tuo concepimento tua madre ha avuto situazioni non compatibili con lo status del matrimonio” per dargli del figlio di puttana, non modifica l’illegittimità del neonato, ma serve solo a non farlo sentire in imbarazzo.

Anni addietro, l’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, durante la tradizionale cerimonia del ventaglio, ai giornalisti che gli porgevano il dono a nome della categoria, disse di tenere la schiena dritta.

E se un Presidente della Repubblica fa un’affermazione così grave in un simile contesto, vuol dire che la schiena, alla nostra categoria, deve averla vista molto storta.

Da quel lontano giorno, non mi pare di aver colto cambiamenti in meglio, anzi.

E quindi, visto che io, come tanti altri colleghi, non mi sento vicino a certo modo di fare giornalismo, vergognamoci per loro, dato che a quanto pare non sanno farlo da soli.

Domenico Beccaria

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