Il matrimonio non s'ha da fare. E se sul "mai" non ci possono essere certezze, sul domani ci si può mettere la mano sul fuoco. Dopo settimane di voci, anche polemiche e prospettive tratteggiate nel cielo del mercato automotive, salta la fusione tra Fca e il gruppo Renault.
La notizia è arrivata nella notte, al termine del Consiglio d'amministrazione che si è riunito sotto la presidenza di John Elkann. Da una nota diffusa da Fiat Chrysler, la decisione è stata quella di "ritirare con effetto immediato la proposta di fusione avanzata a Groupe Renault".
Un vero colpo di scena, dopo che per giorni si era ragionato più sul come che su se. Addirittura si era chiamato da più parti in causa il governo italiano, visto che quello francese (peraltro già presente in Renault con una quota importante) aveva chiesto proprio a Elkann di fissare a Parigi la sede della nuova mega-azienda automobilistica che sarebbe nata dall'unione delle due case. E invece nulla di fatto. "FCA continua ad essere fermamente convinta della stringente logica evolutiva di una proposta che ha ricevuto ampio apprezzamento sin dal momento in cui è stata formulata e la cui struttura e condizioni erano attentamente bilanciati al fine di assicurare sostanziali benefici a tutte le parti - prosegue la nota -. E’ tuttavia divenuto chiaro che non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo. FCA esprime la propria sincera gratitudine a Groupe Renault, in particolare al suo presidente, al suo amministratore delegato ed agli Alliance Partners, Nissan Motor Company e Mitsubishi Motors Corporation, per il loro costruttivo impegno in merito a tutti gli aspetti della proposta di FCA".
E se quella di oggi sarà di sicuro la giornata (la prima, forse non l'unica) delle polemiche, per la casa che ha radici torinesi è semplicemente il primo giorno di un nuovo cammino, che riparte dal percorso fatto fin qui e che comprenderà - come ribadito più volte - nuove motorizzazioni e nuove tecnologie a bordo delle auto. "FCA continuerà a perseguire i propri obiettivi implementando la propria strategia indipendente".
Tra i primi a commentare è Claudio Chiarle, segretario di Fim Cisl Torino e provincia. "Mi auguro che il ritiro della proposta da parte di Fca sia una dura posizione tattica per azzerare le rigidità franco-nipponiche e far ripartire la trattativa. D'altra parte Fca aveva già fatto una proposta conveniente per Renault come il maxi dividendo del 10%. Le richieste di Nissan e la grandeur francese hanno fatto perdere una grande opportunità industriale e economica ai francesi e alla Nissan. Le miopie nazionaliste che in Francia, in modo diverso, sono ben presenti sia in Le Pen che in Macron, oltre al desiderio di Nissan che da minoranza vuole dettare le regole, hanno fatto perdere all'Europa una grande occasione industriale, rendendo più deboli sia i lavoratori italiani sia quelli francesi".
E sempre dal mondo Cisl aggiunge Domenico Lo Bianco, segretario generale torinese: "Le prime reazioni dei mercati dimostrano che Fca è un gruppo solido e affidabile in grado di proseguire anche da solo, con le produzioni premium, la sua corsa e il suo sviluppo in un settore che, nonostante la grande trasformazione in atto, presenta ampi spazi di crescita. In attesa di capire se esistono ancora dei margini per riaprire la partita con Renault, e noi auspichiamo che accada perché insieme si è più forti, confidiamo nella capacità manageriale e nella strategia industriale del gruppo per valorizzare, mantenere e rilanciare le attività produttive del nostro territorio”.
"Questa vicenda rappresenta plasticamente la grande confusione che c'è nel settore automotive che per il Piemonte e l'Italia rimane di vitale importanza - il commento invece di Edi Lazzi, segretario provinciale della Fiom-Cgil di Torino - Ci auguriamo che questa confusione venga presto superata, le lavoratrici e i lavoratori hanno bisogno di capire quali saranno le loro prospettive occupazionali. L'unica cosa certa al momento è la sempre maggiore mole di cassa integrazione che viene utilizzata. Non è più possibile andare avanti in questo modo, sarebbe utile avere un tavolo di confronto con la proprietà e il Governo finalizzato a fare chiarezza e creare le dovute sinergie per superare questa fase di crisi".
E da Uilm Torino aggiungono: "Il mancato accordo tra Fca e Renault è un'occasione perduta per entrambi i gruppi le cui conseguenze andranno valutate con attenzione". E aggiunge il segretario provinciale Dario Basso: "In questa vicenda abbiamo assistito a un grande squilibrio: il governo francese ha posto condizioni così stringenti che hanno fatto saltare l'operazione, mentre quello italiano è stato il grande assente mai entrato in partita. La scelta francese è stata difensiva ma miope, e ha impedito la creazione di un gruppo saldamente radicato in Europa, ben posizionato negli Usa, con margini di apertura verso l'Asia e con una capacità produttiva che l'avrebbe portato al livello dei grandi player del settore”. “Crediamo che per Fca l'obiettivo delle alleanze vada portato avanti individuando un partner affidabile in grado di completare il consolidamento del gruppo”, conclude il segretario Uilm Torino.
“Parafrasando Cronin '...e il governo italiano sta a guardare'. Purtroppo di stelle non se ne vedono, mentre le multinazionali presenti in Italia fanno a gara a scappare dall’Italia facendo pagare come al solito i lavoratori, ora il pasticciaccio dell’accordo mancato Fca Renault, con il peso decisivo del governo francese. Il governo italiano non pervenuto”, l'accusa di Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana.