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Immortali | 21 agosto 2019, 07:00

Torino: lo stadio pieno o il bilancio ubriaco

Ci apprestiamo alla sfida casalinga con il Wolwerhampton, per capire meglio di che morte andiamo a morire quest’anno.

Torino: lo stadio pieno o il bilancio ubriaco

Ci apprestiamo alla sfida casalinga con il Wolwerhampton, per capire meglio di che morte andiamo a morire quest’anno.

I Wolves sono nulla di più di una onesta squadra della Premier League, nulla a che vedere con i big club come i due Manchester, il Liverpool, o il trio londinese Arsenal, Chelsea e Tottenham, che dominano sia le scene casalinghe che quelle internazionali. Eppure i britannici quest'anno hanno speso cento milioni di euro per rinforzare la loro rosa e puntare in alto.

Diversamente da noi, che a tutt'oggi, da quanto si evince dal sito ufficiale, oltre ai rientri più o meno voluti e graditi di alcuni prestiti, alla casella acquisti ancora riporta uno sconsolante nulla. Leggiamo da mesi, ormai, delle trattative per Verdi, e dalle difficoltà che si incontrano nella conclusione della vicenda, verrebbe da pensare che il soggetto cui siamo interessati non sia il calciatore Simone, da Broni (PV), due stagioni in granata dal 2011 al 2013 con 16 presenze, ma il compositore Giuseppe, da Busseto (PR). In due mesi si sarebbe fatto a tempo a resuscitarlo e insegnargli i rudimenti del calcio, che poi lui avrebbe applicato con la sua genialità, in campo. Attorno a questo nome famoso, volteggiano leggiadri ed effimeri altri nomi minori, che appaiono e scompaiono dalle pagine dei giornali sportivi, con la stessa frequenza delle luci di stazionamento delle automobili, ad indicare una sosta di emergenza o un parcheggio birichino. Ma di concreto, nulla.

Al buon Massimo Bava, che ha ereditato da Gianluca Petrachi l'ingrato compito di fare la spesa con mille lire e portare anche il resto, tocca sbattersi a desta e manca, stretto tra rigorose esigenze di bilancio da un lato, e dall'altro lato un implacabile timer che scorre inesorabile verso la fine della campagna acquisti e cessioni, ad inizio settembre.

Bene, questa doppia sfida inglese farà da spartiacque tra una campagna acquisti che potrebbe spiccare il volo, oppure rimanere ingloriosamente a terra.

L'impressione generale è che, in caso di qualificazione a spese dei Wolves, i cordoni della borsa si allenterebbero, a fronte degli impegni (ed incassi) europei, mentre in caso contrario ci si dovrebbe accontentare di un mercato sottotono, più sparagnino ed aderente alla politica aziendale improntata al rigore (non dal dischetto, ma nei bilanci) ed al risparmio.

Per la carità, scelta assolutamente lecita, ma ci si chiede se sul lungo termine, nei confronti di una tifoseria che è passata dall’accontentarsi di rimanere in serie A, a richiedere a piena voce un livello più elevato e consono alla storia granata, con presenza stabile nei quartieri medio alti della classifica e qualche bel viaggetto in Europa, questa politica minimalista possa pagare.

Da quanto si apprende, i tagliandi per la gara interna con gli inglesi, stanno andando a ruba, segno inequivocabile che, anche nella Torino agostana e feriale, la voglia di Toro in Europa è forte. Deluderla sarebbe un peccato.

D'altro canto, diversamente dal proverbio popolare, nel calcio il dubbio se sia meglio “lo stadio pieno o il bilancio ubriaco” non è così obbligato.

Di solito lo stadio pieno porta i soldi per far restare sobrio il bilancio, e quindi osare qualcosa sarebbe un bell’atto di fede in un futuro più glorioso su entrambi i fronti, sportivo e finanziario.

Domenico Beccaria

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