Un vecchio detto Arabo dice: “Non conosci realmente una persona finché non mangi con lei”. Lo scorso lunedì, presso il Cookin’ Factory a Torino, si è concluso il progetto Le ricette del dialogo, partito due anni fa e finanziato da AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) di cui LVIA ne è capofila. Dal partenariato con SlowFood, Colibrì, Renken, ASBARL, Panafricando, Regione Piemonte, Città di Torino, l’iniziativa nasce “dall’idea di conciliare e di usare il cibo come strumento di dialogo tra persone di diverse origini e provenienza”, afferma la vicedirettrice di Panafricando Liuba Forte. Nel corso degli anni sono stati coinvolti ben quindici Paesi diversi e cuochi di diverse nazionalità. Il direttore del Centro piemontese di Studi Africani, Federico Daneo, è stato ospite alle diverse attività e si è appassionato al progetto.
Lunedì si è tenuto l’ultimo evento dedicato al Camerun grazie al contributo di Panafricando. Liuba Forte è entusiasta del risultato ottenuto. Dopo due ore di conferenza, è stata offerta dal progetto una cena organizzata dai cuochi dell’associazione. La serata Camerun e Contaminazioni, alla quale hanno preso parte centrotrenta persone “sedute a tavola molto felici” che hanno goduto del buon cibo e della musica tradizionale camerunense, è stato il risultato di una perfetta unione tra la cucina africana, spesso marginata per gli stili e le tecniche di preparazione, e l’alta cucina. L’associazione ha creato negli anni una filiera di partner che fornisce loro pasta, dessert e vini delle Langhe e che ha permesso di ideare ricette afro-fusion, dalla lasagna ai dolci preparati con l’azienda Gran Sicily di Torino e i cuochi di Panafricando.
L’evento di lunedì e il progetto stesso sono stati al di sopra delle aspettative degli organizzatori. In due anni solo Panafricando è riuscito a coinvolgere più di dodicimila persone e a dare voce alle comunità straniere presenti nel territorio. Visto l’entusiasmante successo ottenuto, Liuba Forte avrebbe il desiderio che i cittadini continuassero o iniziassero a seguire l’associazione in vista di interessanti eventi previsti per il 2020 che danno la possibilità di “far parlare di sé” alle comunità africane che spesso sono escluse da alcuni contesti.